martedì 8 novembre 2011

Parchi gioco tedeschi e riflessioni sull'autonomia

Ho sempre avuto l'impressione che l'attenzione per i bambini si misurasse in una città, in una cultura, anche dalla presenza di parco giochi e dalle loro dimensioni.
Che ne pensate di questi?


Si tratta del piccolo (!) playgorund (potete zommare questa mappa, spostandovi verso Nord Ovest, per farvi un'idea di quanto sia grande l'area giochi) del Volkspark, a Mainz. 


E' stato bello scendere sullo scivolo gigante insieme a mia figlia: questi super scivoli erano così allettanti che non ho resistito (anche perchè non ero l'unica adulta a farlo)! Si scendeva tranquillamente in 3 alla volta e con le giuste accortezze si prendeva buona velocità... eh eh... sì, mi son divertita molto! Più che giochi per bimbi queste sono vere giostre senza età, c'erano anche dei nonni sopra (anche su quelli che vedrete dopo!).
Chi è stato all'estero sa che è normalissimo andare sui giochi con i bimbi, nel senso che sono costruiti appositamente più grandi perchè i genitori dei più piccoli facciano assistenza nelle prime esplorazioni o nei punti più critici.
Esagero?

Guardate le fotografie, osservando bene la dimensione del percorso sospeso e in particolare della "ragnatela di corde", che si sviluppa per circa 5 metri in altezza e davvero non so quanti per estensione, sulla mappa che vi ho linkato sopra è tutta l'area marron-rossastra: IMMENSA!
A proposito di cose enormi ...avete notato gli ecomostri all'interno del parco dietro al parco giochi???


Purtroppo in quel punto preciso sono dovuta tornare indietro quando era il mio turno di "assistenza" perchè mi è preso un attacco forte di vertigini, ne soffro a volte da che ho problemi di vista, :-( e ho lasciato il campo al marito, ex rocciatore, che congolava a vedere la sua principessa tutta intenta a scalare per arrivare al super scivolo che c'è alla fine del percorso.



C'erano tanti giochi anche mai visti prima come questo:


Questa è un'area con giochi d'acqua, una grande fontana senza argini con cascatelle che si snodano tra percorsi disegnati da creature marine, gradini e uno scivolo, con punti dove l'acqua è profonda anche 30cm... credo sia divertentissimo giocarci d'estate, specie per i più piccoli!




Questo è proprio un parco giochi attrezzato in modo meraviglioso, si trova all'interno di un grande parco che arriva fino al Reno, uno spazio pubblico bellissimo!



Come vi ho già detto però in tutta Mainz ci sono aree gioco, se non così grandi, poco meno e soprattutto ovunque, quando c'è poco spazio ci sono un paio di giostrine in tutto, ma ci sono.


Quella che vedrete qui sotto, per esempio, è all'interno del quartiere dello shopping: bimbi (e papà) felici fuori, mamme nei negozi. Possibile che da noi ci arrivino solo nei centri commerciali, dove le giostrine sono pure a gettone, o in qualche libreria, o nelle catene internazionali - vedi ikea - ?
Non vi inquieta che da noi si parli di "baby - parking" e lì invece pare tutto così ben integrato?
A me sì.



E' questione di mentalità, io credo. Mi piacerebbe potessimo contaminarci, grazie alla globalizzazione, e mutuare questo approccio di accoglienza anzichè di esclusione.

Un'amica, che vive in Italia, si è trovata nella necessità improvvisa di assentari non sapendo dove lasciare il figlio di 4 anni. Il datore di lavoro tedesco del marito quando è venuto a conoscenza della situazione ha chiesto dove fosse il problema: il bambino, per lui, aveva pieno diritto a stare in ufficio col padre.

Fino a questo punto Germania batte Italia a mani basse (anche considerando il punto parimerito per l'ecomostro che rovina un contesto naturale meraviglioso). Grande, in tutti i sensi, attenzione per i bambini, spazi a loro misura in ogni luogo, perchè, semplicemente, sono parte della società, individui presi naturalmente in considerazione coi loro bisogni, mai considerati di peso.

Continuando con le mie osservazioni ai giardinetti - che sì sono antropologiche, del resto è parte di quello che ho studiato all'università ;-) -, possiamo passare dal contesto ai comportamenti dei fruitori. Ho fatto attenzione al modo di comportarsi degli adulti tedeschi (uno straniero, e ce ne erano, spiccava subito per il diverso approccio) rispetto ai bambini.

Questa familiarità alla presenza dei bambini ovunque, la naturalità con cui sono integrati negli spazi della città, si traduce in comportamenti che personalmente in Italia non vedo, se non raramente, e che potrebbero fornire interessanti spunti di riflessione, io credo.

I bambini sono lasciati liberi - realmente! - di esplorare gli spazi attrezzati per loro, con tutto quello che questo comporta.

L'intervento dell'adulto, parlando di bimbi davvero piccoli, è assolutamente minimo. Per bimbi un po' più grandi, diciamo da quando camminano in modo sicuro, è praticamente nullo. Ragazzini più grandi sono lasciati completamente liberi di affrontare esperienze di autonomia.

I giochi non sono in tutti i casi sicuri al 100% per bimbi piccoli, ma la regola non scritta che guida il modo di porsi degli adulti caregiver è che se un bimbo arriva a fare da solo qualcosa è pronto per farlo.
Quante volte abbiamo sentito dire (o detto) a un bimbo "questo è un gioco da grandi / è troppo alto / difficile / ecc, non salire, è pericoloso! Vieni ti porto sull'altalena dei bimbi piccoli..." (per inciso, in Germania non esistono le altalene con le protezioni intorno alla vita, per bimbi piccoli!!!)

E se un bimbo cade - e l'ho visto capitare più volte, anche malamente - viene coccolato, rassicurato con affetto e accolto con empatia, ma questa cosa è ritenuta assolutamente possibile e normale, è semplicemente messa in conto: per scelta non vengono prese precauzioni e poco dopo il bambino magari ancora piangente viene riaccompagnato a giocare. 

Guardate il tunnel sopra il trenino delle foto qui sopra: c'era un bambino di forse 10 anni che vi sedeva sopra, dopo essersi arrampicato e aver scavalcato le protezioni. Nessuno ha battuto ciglio. E' sceso, con mio marito di fianco, solo dopo che io ho iniziato a guardarlo intensamente e poi, dopo aver mostrato preoccupazione, a sorridergli indicando la via per scendere con qulche sguardo e molta tranquillità. Ok, abbiamo fatto gli italiani: impiccioni, preoccupati, ecc ;-) Lì è normale che un preadolescente vada a giocare da solo e badi a se stesso, altrimenti, nel caso capiti qualcosa, imparerà dai suoi errori.

Effettivamente, l'autonomia è una parola che per molti adulti ha un che di misterioso, ma evidentemente in Germania ne prendono alla lettera l'etimologia:

Aiuta a focalizzare meglio tradurre libertà con acquisita capacità: a che età un bambino è in grado di darsi delle regole da solo e seguirle, di gestire responsabilmente la propria libertà?

Riflettendoci in più di una occasione mi sono ritrovata a pensare che a volte tarpiamo le prime conquiste che porteranno i nostri bambini ad un'autonomia autentica, col tempo - come nel caso della libertà che lasciamo loro nei giochi e nell'espressione corporea, per citare solo un esempio, in senso più ampio di esercitare i loro diritti naturali-, altre volte la pretendiamo senza tener conto del peso di questo concetto, ne' della maturazione dello specifico bambino che abbiamo davanti e del peso del nostro ruolo e delle nostre scelte pregresse. Troppo spesso si sente parlare di autonomia (richieste, o peggio, imposizioni di autonomia, già questo è un ossimoro) su temi delicati come dormire da soli, controllare completamente gli sfinteri e abbandonare il pannolino (per chi lo ha fatto usare ...avete mai sentito parlare di EC?), vestirsi da soli (con abiti scelti da altri e facendo anche in fretta ché abbiamo i minuti contati!), mangiare da soli (cibo scelto da altri, in dosi decise in base alle aspettative dell'adulto) e così via... A volte abbiamo aspettative poco realistiche, o quantomeno diamo messaggi abbastanza incoerenti: "sii autonomo, ora! ...ma fa esattamente cosa ti dico io!"

Ho sempre cercato di dare fiducia a mia figlia quando era molto piccola nell'affrontare da sola (ma con me a pochi centimetri) ogni esperienza nuova. A cominciare dagli spazi intorno a lei in piena libertà - comprese le scale interne di casa nostra, che non hanno mai avuto cancelletti, e lei è in grado di salire e scendere in sicurezza da che gattona -, incorrendo nelle critiche dei nonni o sguardi di rimprovero ai giardinetti.

Per me è stato molto stimolante essere in California per un paio di mesi quando mia figlia aveva un anno e mezzo ed era nell'età di "scalare" con curiosità giochi di grandi dimensioni (anche lì ce ne sono, anche se diversi: sono davvero attenti a che tutto sia a norma e sicuro per evitare cause - è il Paese dove sul caffè compare una caution label) perchè ho avuto un approccio molto sereno, anche sull'onda del "take it easy" che aleggiava, che incontrava idee che io mi ero già fatta sul come essere una presenza discreta ma attenta alle sue spalle, senza interferire se non quando era strettamente necessario.


Torniamo alle osservazioni, molto partecipate.
A pochi mesi i piccolini strisciano nelle sabbiere, anche in mezzo a piume di uccello, foglie umide, ecc. Una mia amica che vive in Francia mi confermava questa osservazione.
Vanno a giocare ogni giorno con qualsiasi condizione climatica (vi ho già raccontato dell'uso diffuso di copri pantaloni plastificati, nonchè dotazioni varie per pioggia e freddo pratiche e molto carine - ed economiche! - ).

Souvenir per la pioggia

Mia suocera portava i figli in vacanza in una nota località turistica piena di tedeschi, ha sempre ripetuto ai figli che non dovevano guardare quei bimbi perchè "a loro non succede niente se vanno in mare subito dopo mangiato, ma a voi sì!" (e a quanto pare è una riflessione che hanno fatto in molti e lascia gli stranieri stupiti e fa scaturire molti dibattiti, persino Beppe Severgnini se ne era occupato)  e "a loro non succede niente se viene un forte vento improvviso o scende la temperatura alla sera e vanno in giro bagnati fradici, a voi sì".
Credo avesse ragione e il motivo è chiaro: li abituano a una vita abbastanza spartana e contano sulla loro capacità di giudizio, rispettano la loro maturanda autonomia.

Ecco, io questo approccio così fatalista non lo abbraccio in toto. Non sono una che sterilizza tutto, l'ho fatto solo i primissimi mesi, ma so che gli uccelli portano tante infezioni e un bimbo così piccolo lo terrei alla larga dalle loro piume, non gliele farei mettere in bocca, anche se usciamo con ogni condizione climatica e spesso siamo soli al parco giochi. So anche che forse esagero, però sento così. E mai porterei un bambino fradicio e tremante in giro (questo l'ho visto succedere enne volte in USA nei pressi delle fontane dove i bimbi si bagnano completamente giocando), non modificando di una virgola i miei programmi, senza nemmeno prestare il mio golfino...

Soprattutto non mi è piaciuto il fatto che durante un increscioso anche se piccolo incidente, che ha visto protagonista mia figia, nessuna adulto abbia fatto capolino: eSSe è stata aggredita da due poco più piccoli di lei. E' stata questione di pochi secondi: prima le han detto qualcosa, lei non ha capito ovviamente, ed è rimasta ferma, in attesa di indizi, loro si sono guardati e hanno iniziato a spintonarla e poi colpirla e lei presa alla sprovvista e poi frastornata è andata in tilt, insomma è rimasta paralizzata. Ero a pochi passi ho iniziato a gridare "STOP!!!". Ma solo quando mi sono avvicinata e ho messo le mie mani davanti a mia figlia per fermarli ho ottenuto di essere ascoltata. Nessun adulto ha dato segni di aver notato la scena, anzi in realtà, quando ho cercato con lo sguardo, nemmeno ce ne erano lì intorno.

Le famiglie tedesche sono numerose, i bimbi sono tutti vicini, forse erano altrove, ma il punto è che nessun adulto li aveva sott'occhio. In questo caso è stato prematuro affidare a bimbi di 3 anni o meno la capacità di autonormarsi. Ho sempre lasciato mia figlia sola nell'interagire con altri bimbi, ma in questo caso è stato necessario intervenire a proteggerla.
Penso ci debba sempre essere una supervisione, ovviamente discreta, ma costante.

Queste osservazioni, molto partecipate, sono per me motivo per mettermi in discussione.

A casa ho riflettutto e mi sono confrontata con alcune amiche. C'è stato chi mi ha fatto presente il punto di vista di un bimbo vivace, forse gli aggressori imitavano qualche cartone animato (grazie Claudia!). Un'amica mi ha detto che è perfettamente normale per i tedeschi lasciare i bimbi soli ai giardinetti, che sicuramente non c'era malafede o un esplicito intento di non intervenire quando la situazione è degenerata (due contro uno che non reagisce per me lo è), semplicemente nessun adulto se ne è accorto. Un'altra mi raccontava che in caso simile il papà ha detto alla figlia di reagire: ti picchiano rispondi, non stare a prenderle!
Per questo tema io non ho strumenti da condividere per insegnare a mia figlia a reagire: è qualcosa che sento come sbagliato e non ho mai fatto nemmeno da piccola quando è capitato che fossi vessata da alcuni pari, anche se non è stato bello.

Mi son chiesta che dovessi dire e alla fine ho detto a eSSe che no, sicuramente non doveva stare a prenderle, anche se capivo lo stupore e l'incredulità e la paralisi conseguente, ma occorreva reagire, urlando in modo deciso di non toccarla! Mostrare sicurezza aiuta in questi casi, questo glielo voglio spiegare bene in un altro momento. E nel caso si trovasse ancora in situazione di inferiorità numerica e impossibilità di comunicare come quella, la cosa più saggia sarebbe sicuramente allontanarsi ai primi segnali preoccupanti. Messaggi complicati da trasmettere, la violenza a volte scoppia improvvisa e ci travolge. I bimbi è bene che imparino a gestire da soli i conflitti coi compagni di gioco, ma ogni cosa a suo tempo. Questo è il tempo in cui io devo aiutarla a costruirsi delle certezze, una buona base di autostima e sicurezza personale.

Cosa avreste fatto con i vostri figli?
Queste cose mi danno molto da pensare.
Era impensabile che io non intervenissi, ma era anche importante lo facessi: voglio dare a mia figlia l'esempio di una persona che assiste a una ingiustizia e aiuta chi è in difficoltà. Più avanti se la caverà benissimo da sola, forte di esperienze e di sicurezze personali acquisite.


Proviamo a tirare le somme.

L'attenzione formale, l'accettazione e l'integrazione dei fanciulli, si traduce in tutte le società più accoglienti della nostra nei confronti dell'infanzia in qualcosa che culturalmente condividiamo?
Come la mettiamo con la gestione dell'autonomia e del ruolo del caregiver: meglio loro, meglio noi, meglio prendere da ogni approccio il meglio per il bambino?

Ognuno darà una risposta personale, non nego, però, che questa domanda retorica nasconda il mio pensiero.
Molti genitori e insegnanti, si mettono quotidianamente in discussione per essere persone migliori, modelli migliori, interlocutori equilibrati. E chi si pone come un individuo in cammino, in crescita insieme ai suoi piccoli sicuramente non rimane fermo: muta, evolve, cresce.

Ovunque in Occidente c'è più attenzione per i bambini?

Direi che da noi c'è parecchio da fare, ma qualcosa si muove.
Molte iniziative fanno ben sperare anche in un coinvolgimento della società civile: incontri nelle biblioteche (dove sono molto disponibili se ti offri volontario per proporre e seguire iniziative), nelle librerie (sorge legittimo il dubbio che molto "movimento" sia anche interessato ma se porta qualcosa di valore ben venga qualche sponsor culturale), e anche playgroup spontanei o autogestiti da mamme (e papà) affini. Molti genitori vogliono impegnarsi e condividere esperienze a creare spazi di confronto (e mutuo soccorso, pensiamo alle tante associazioni di mamme che cercano di contrastare gli effetti della baby blues, o offrono supporto per l'allatamento) e anche alcune figure istituzionali colgono questi segnali e in alcuni casi collaborano (magari offrendo spazi). Da poco ho visto rinnovare anche in Italia i parco giochi, e finalmente anche qui si vedono bambini più grandi giocare, e si spera che con strutture più funzionali e fruite si riesca anche ad arginare i vandali.

Questo sotto è da pochi mesi davanti alla biblioteca della mia città: è identico, anche se ridotto per dimensioni (!), a quelli del nostro parco giochi californiano preferito.


Bellissimo, vero? Questa globalizzazione mi piace: prima c'erano giostrine vecchio stile vandalizzate, ero stata tra i genitori che avevano segnalato che alcune erano pericolanti, ora tanti bimbi di tante provenienze e tante età che giocano allegri... palestre di esperienze e contaminazioni.

Io ci voglio credere: il futuro ci riserva molte sfide, ma anche tante occasioni.

Anche questo è stato un viaggio emotivo,  mi trovate anche qui!




La prossima volta vi porterò.... sorpresa!

7 commenti:

  1. Cara Cì, grazie per aver condiviso le tue riflessioni.
    Nel nostro comune ci sono molti parchetti ben tenuti, e uno molto bello attrezzato con alcune delle strutture che hai fotografato.
    Io ho sempre lasciato D. libero di sperimentare, dandogli sicurezza quando me la chiedeva. Non gli ho mai detto "non lo fare, sei troppo piccolo". Per me la sua autonomia è fondamentale, e poi lui spesso mi incita perchè vuole fare le cose da solo!!

    Per quanto riguarda l'uscire con il tempo brutto, cerchiamo di essere attrezzati (con poncho e stivali di gomma), ma mi rendo conto che spesso siamo gli unici che lo fanno.

    Sulla violenza la penso come te: i bambini devono essere tenuti sotto controllo, spesso mi è toccato difendere i più piccoli da bimbi più grandi di cui non c'era neanche l'ombra di un genitore.
    Neanch'io condivido il fatto di reagire alle botte con altre botte. Quando abbiamo avuto di questi problemi ho sempre spiegato a D. che deve urlare ed eventualmente allontanarsi, ma non è semplice.

    Chiudo dicendo che questo mio approccio mi ha sempre portato occhiatacce e anche il soprannome di "Tedesca", che io porto con orgoglio ma che mi è stato dato in un senso, credo, un po' dispregiativo.

    (spero di non essere stata troppo prolissa e di essere riuscita a spiegarmi)

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  2. Qua da me prolissa non lo sarai mai (io sono grafomane ;-) si sarà capito)
    Grazie per questa testimonianza. Mi sento sempre meno sola quando leggo commenti e post col tono di questa tua...
    Da noi recentemente sono molto molto attivi sul fronte attrezzature per giardinetti, poi magari piazzano un bello scivolo sotto un tiglio (proprio lì sotto! con tanti spazi liberi possibili!) e ... non occorre dica che non è un'idea molto furba! ;-)

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  3. Anch'io mi sento meno sola: spesso mi sento criticata, ma le persone non capiscono che dietro ogni mia scelta c'è il rispetto dell'individualità di mio figlio e tante riflessioni (a volte troppe ;).

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  4. grazie per il tuo sguardo antropologico!
    Tante riflessioni.. ci devo pensare.

    solo un'osservazione: una rete piccola ma simile l'abbiamo esplorata ai giardini pubblici di Spoleto questa estate. Tanti bambini, soprattutto stranieri. Ma anche grandi che si divertivano come matti, e nessuno che si preoccupava troppo di farsi male.. altrove sarebbe impensabile..

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  5. Che bello crescere grati per una società che ci accoglie con 'abbracci' a misura... l'ho sempre pensato anche per le università e i campus (pubblici) sparsi per il mondo... Speriamo maturi questa cultura anche da noi..

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  6. condivido in toto quello che hai scritto, il post è pieno di spunti interessanti.
    quando viaggiamo mi fa sempre così piacere incontrare genitori con bambini di tutte le età che senza tanti problemi se ne vannoin giro per il mondo. Invece quando noi raccontiamo dei ns viaggi sembra che siamo andati chissàdove e invece siamo semplicemente andati un we in baviera o in giro per la grecia. ci guardano come extraterrestri!!!!

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  7. E' bello sapere che siamo in tante a guardare ad altezza metro :-) ciao a tutte e grazie per esser passate

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