sabato 5 novembre 2011

Perdersi per Mainz

Abbiamo trascorso in Germania quasi un mese, al seguito del papà di eSSe che era lì per lavoro: quando è fattibile (e non lo è sempre), proviamo a tenere unita la famiglia così. Abbiamo elaborato questa strategia, che è sempre in divenire, per sopravvivere ad anni di lavoro molto poco family friendly e poter stare assieme più spesso, non senza sacrifici, ma fino ad oggi ha pagato. Mi crea imbarazzo parlare di "fatti miei" sul blog, per cui ho sempre solo accennato a queste trasferte in modo vago, ma penso sia bello condividere cosa viviamo, osserviamo, portiamo con noi dopo ogni esperienza da migranti temporanei. Per noi è davvero preziosa la possibilità di confrontarci con culture diverse, per questo voglio scriverne; è un modo per far viaggiare, e conoscere un po' di mondo con noi, chi legge: pronti a partire?

Vorrei mostrarvi la nostra Mainz.


Mainz, più nota agli italiani come Magonza, è città universitaria - e meta molto ambita dagli Erasmus - è centro fervente di attività economiche con indicatori sempre positivi - insomma, qui si lavora e produce molto! il tenore di vita è buono, i servizi ottimi per quanto mi hanno raccontato e ho visto di persona -, è città di interesse storico e centro culturale. Il clima non è dei migliori, l'inverno è lungo, spesso piove, ma con noi è stato benevolo.

La città si assopisce placida ogni sera sulle rive del Reno, che il tramondo tinge di meravigliose sfumature pastello. Ci sono gradinate da cui è possibile godere di questo spettacolo, semplicemente rilassandosi o leggendo un libro, magari bevendo una birra comprata in un chiosco o facendo un aperitivo al sacco, come ho visto fare a tanti universitari ma anche a famiglie; in alternativa i tanti locali con tavoli vista fiume all'aperto, in qualsiasi stagione, per chi vuole stare più comodo.

Questa è la prima foto che ho scattato, col cellulare, in una sera di inizio ottobre. La città ci ha accolti con temperature estive, inusuali per quella latitudine, siamo capitati in un'indian summer tra le più lunghe che ricordino.


Le fotografie che vedrete raccontano cosa ci ha colpito, scatti estemporanei per una condivisione di impressioni soggettive.

Il primo giorno, stremati da un viaggio lunghissimo in auto, abbiamo cenato in centro all'aperto, in abiti estivi, in una sera di festa per la città, vivace come non me l'aspettavo, ospitale e allegra. Abbiamo con facilità trovato un posto con piatti vegetariani, a richiesta trasformati in tempo reale in piatti vegan (evviva!), tutti parlavano un buon inglese (nessuno di noi parla tedesco) ed erano molto sorridenti. Un ottimo inizio, la prima impressione è stata davvero molto molto positiva. Sono soggetta a innamormi di ogni città nuova che visito e nelle prime ore del nostro soggiorno tedesco mi son goduta il colpo di fulmine.

Vivere per un breve periodo in un luogo permette di andare oltre l'immagine patinata, che è spesso una rappresentazione per globe trotter distratti, che un turista si trova davanti e non riesce a superare in un breve soggiorno. E spesso è un bene: solo andando oltre le apparenze si può iniziare a conoscere davvero un luogo, una cultura.

Oggi vi racconterò di quella che è stata casa per un mese e di cosa la circondava: ecco la primissima foto scattata dalla finestra:


Questo il quartiere:


I primi giorni temevo quasi di vivere in un film (vi ricordate di Pleasentville?) per quanto tutto fosse funzionale, curato, semplicemente perfetto, nei dintorni di "casa": così tranquillo, sicuro, ben organizzato, preciso... Era evidente un'enorme attenzione per i bambini, con parco giochi integrati nel quartiere, posizionati proprio tra le case, in quantità, quasi in ogni isolato, e c'erano persino cartelli che indicavano che il quartiere è adatto a bimbi o da quando invece fosse opportuno dare la mano!


Inutile dire che eSSe ha molto apprezzato...
 

...come ha apprezzato che i parco giochi fossero pieni di bambini di ogni età, a casa per la Festa del Raccolto in quei giorni e successivamente a giocare all'aperto ogni pomeriggio.
Sui giochi dei bimbi tedeschi occorrerebbe aprire un capitolo dedicato, magari un'altra volta! Anticipo che mi hanno colpita dei pantaloni plastificati che molti indossavano che risultano strategici per quando i giochi sono bagnati o umidi (idea mooooolto intelligente, al Nord non tengono i bimbi in casa nella brutta stagione).

Una cosa che mi colpisce sempre quando siamo all'estero è che i giardinetti non sono solo per i bimbi più piccoli ma sono fruiti anche da ragazzini (NB: fruiti, non vandalizzati), che giocano in armonia.
Le bimbe più carine e curiose nei confronti di mia figlia sono state ragazzine di 10 anni. Non parlavano ancora inglese, se non qualche parola, ma conoscevano un po' di italiano, per esperienze di vacanze nel nostro Paese ed avevano voglia di comunicare e grande pazienza e attenzioni per la mia chiaccherina.

Nel quartiere ci si salutava all'ingresso del parcogiochi e all'uscita, il primo giorno un nonno ci ha detto "ciao Belle!". :-) Al primo ingresso sono stata individuata come "estranea", analizzata con sguardi attenti, ma poi ho passato il vaglio, non sembrando pericolosa per i bimbi - i più grandi vanno soli a giocare ma c'è un controllo dalle finestre moto serrato e tutti si conoscono - , e quindi sono stata integrata tra i "conosciuti e sicuri" ed era un continuo scambio di sorrisi con le altre mamme, purtroppo molti - sfatiamo un luogo comune! - non parlano inglese, o semplicemente non erano in vena di chiacchere.




Come siamo arrivati in questo paradiso?
Per caso e con un po' di fortuna (dopo mesi pesanti ci voleva un sorriso della dea bendata).
La trasferta di mio marito è stata decisa in tempo reale, tutto era fully booked, abbiamo dovuto pregare tutti quelli che hanno in qualche modo contatti tedeschi di aiutarci e alla fine è uscito questo contatto. All'università ci insegnavano che la network analysis sarebbe stata il futuro, come è vero... in questo caso ci ha evitato di finire in un residence del centro e assaporare la vita dei quartieri residenziali, un assaggio di come vivono davvero a Mainz.

Il parco giochi è sempre stato per me occasione ghiotta per osservare la società e il rapporto tra adulti e bambini, anche questa volta è stato così.

 Gli adulti che accompagnavano i bimbi più piccoli ai giardinetti sono al 50% maschi: papà, molto più raramente nonni. Allo stesso modo c'erano molte mamme, poche baby sitter e quasi nessuna nonna. L'opzione part time è una alternativa possibile e davvero fruita, da maschi e femmine, la società è quindi molto diversa dalla nostra. Lo ammetto, ho provato una certa invidia per quanto tutto questo sembrasse funzionale, logico, naturale, e questo è solo il primo di tanti motivi.



Ho sentito più volte dire che i nostri scolari fanno più vacanze di chiunque altro, invece no, è solo un altro falso mito, in Germania ne fanno altrettante o forse di più, ma sono organizzate diversamente! Una pausa in estate, un lungo periodo a Natale, e poi una settimana o due ogni tanto, per spezzare l'anno scolastico e intervallare lo studio con pause rigeneranti. Molti genitori prendono ferie negli stessi periodi, altrimenti i bimbi fruiscono di tante tante attività e facilitazioni studiate per loro, ho visto molti corsi parrocchiali, asili aperti, ma possono in alcuni casi portare i figli al lavoro... sì, avete letto bene! Non accade ovunque, ma accade. Mio marito ha avuto modo di vedere alcuni preadolescenti in ufficio in quei giorni. Fantascienza? Tolleranza?

Buon senso: perchè no quando la loro presenza non ostacola il lavoro?
Efficienza: un dipendente cui l'azienda va incontro lavora meglio, diversamente sta a casa in ferie e questo penalizza la produttività.
Lungimiranza: consapevolezza che i bambini sono la società del futuro.

Un ragazzino abbastanza grande da badare a se' stesso in un ufficio di una multinazionale che fa? Ascolta parlare in una lingua che studia, o se è fortunato in tante diverse, mette un piede nel mondo del lavoro, capisce che fanno papà e mamma, quando è stufo si mette in un angolo della scrivania del genitore e legge, o alla peggio fa i compiti...Il genitore (tedesco) ne è distratto? No, molto meno del saperlo a casa solo con la TV o internet.
L'eccezione? No, in Germania dove non è contemplato inventarsi interpretazioni dei regolamenti, all'italiana per capirci, è semplicemente una scelta che alcune aziende fanno per andare incontro ai dipendenti, non so in quale percentuale ma una casistica esiste, me ne aveva già parlato chi ha datori di lavoro tedeschi. 

Sinceramente non mi aspettavo che il rigore teutonico facesse per me, ne' che quanto vi ho raccontato di cui avevo sentito solo dire (e molto, molto altro ci sarebbe da elogiare in questo sistema così attento alla famiglia, che pure ha delle pecche, ma è anni luce avanti a cosa accade da noi) fosse così ...shockantemente vero, ma tutto questo proporre quanto è funzionale, pratico e a misura di famiglia mi ha convinta e conquistata.

Da amante dell'Oriente e di quanto riserva sempre colpi di scena, prima di partire ero un po' preoccupata, ma è stato tutto diverso da come ci aspettavamo. I tedeschi ammirano la nostra capacità di essere elastici e fantasiosi, io ho ammirato l'efficienza dei loro "schemi", che contemplano flessibilità colme di buon senso. Non so se funzioni così ovunque, posso raccontarvi solo cosa ho visto o mi hanno raccontato.



Ho persino apprezzato l'idea di svegliarsi all'alba e iniziare la giornata molto prima di quanto si faccia qui, per godere il tardo pomeriggio con mio marito, libero dal lavoro in orari che nel mondo del lavoro milanese nemmeno se li si sogna... (anche se lui ci ha tenuto a precisare che i colleghi tedeschi quando sono in momenti critici lavorano ad oltranza e fuori orario come loro, ok, però il resto dell'anno hanno orari ed elasticità in tante cose invidiabile). Anche se quando ci hanno invitato a cena ci è sembrato così strano avere un invito per le 5.30 per la cena, mangiare poco dopo e alle 8 fossimo già rientrati a casa!

Il mio credo è che una città la si possa esplorare bene solo camminando, o prendendo i mezzi pubblici ma sulle linee non turistiche, perdendocisi, camminando a testa in su per osservare le architetture e la gestione degli spazi e quanti scorci di cielo e di verde si possono osservare, o il suo profilo dalla periferia, andando in cerca di un fil rouge che te la connoterà nei ricordi. Con questo approccio siamo partiti dal nostro quartiere, voglio mostrarvi le meraviglie dell'autunno nella periferia di Mainz. Turbini di verde, giallo, rosso, e scorci di quell'azzurro del cielo che solo in ottobre si possono vedere hanno riempito i nostri occhi nelle prime esplorazioni pedestri.











Molti giardini ospitano casette per gli uccellini, liberamente fruibili, piene di semini per uno spuntino...



Abbiamo raccolto un po' di quanto l'autunno generosamente dona alla vista e depone al suolo e lo abbiamo portato in casa, per fare le nostre decorazioni autunnali, invogliate da quelle dei nostri vicini






Vi saluto con una ripresa che ho fatto nel parco giochi preferito da mia figlia, il vento soffiava forte e mi aspettavo di ritrovarmi da un istante, all'altro in un turbine di foglie colorate, come coriandoli festosi...



Non è stato un racconto di viaggio canonico, semmai... un viaggio emotivo nella vita di un quartiere :-)
Conoscete questo blog?
Se mi vorranno mi troverete sulla loro mappa :-)




9 commenti:

  1. Eccerto che ti abbiamo mappata! grazie mille per questo contributo!
    resto di stucco a leggere, avevo intuito questo tipo di sensibilità nei confronti dei bambini a Berlino, ma probabilmente in un centro più piccolo è tutto ancora più a misura loro.
    Abbiamo solo da imparare e da arrotolare le maniche per diffondere, qui, quel tipo di mentalità. Spesso ci autocensuriamo noi per primi, non trovi?
    grazie, come sempre i tuoi contributi non sono mai banali

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  2. Grazie!
    Sì, Stima, e non è ancora tutto!
    Anche se queste sono le cose che mi hanno colpita di più.
    Sì, è vero, ci autocensuriamo.
    A volte non è possibile fare come all'estero (ho chiesto a mio marito se riteneva possibile la stessa scena con un ragazzino delle nostre medie in ufficio in Italia e mi ha detto che non è da prendere in considerazione perchè per questioni legali - assicurazioni, leggi varie che regolamentano la sicurezza sul lavoro - nemmeno lo farebbero entrare nello stabile!).
    Però altre cose si possono iniziare a fare, come pensare proposte family friendly inserite nella vita della comunità e non dedicate, integrare invece di ghettizzarli (avevi seguito la polemica dei voli kids free?)
    Per esempio è spesso più facile di quanto si pensi proporre e anche far interessare qualcuno nei comuni a progetti "importati", però poi te li devi seguire volontariamente nel tuo tempo libero e non sempre riesci a trovarne. E' il solito problema dell'Italia: si fanno tantissime cose ma sono tutte a carico di volontari!

    Io comunque osservo e racconto, importo idee e spunti :-) se qualcuno è stimolato sono a disposizione...

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  3. Molto interessante questo tuo resoconto.
    condivido in pieno quanto dici a proposito del diverso approccio ai luoghi che vedi passando, o che vivi restando. E sono d'accordo anche ssu come sia più significativo e autentico visitare i posti esulando dai percorsi standard turistici. naturalmente non sempre è possibile, ma forse tenere presente sempre l'importanza di adottare il punto di vista della popolazione autoctona può aiutarci a capire meglio e meno superficialmente lo spirito dei luoghi.
    Mi piacciono molto le tue osservazioni "antropologiche" sulla vita di quartiere! Una volta è capitata anche a me un'esperienza simile: una settimana a Bruxelles ospite di una famiglia (Columbiana), amici di un'amica comune residente nella periferia della città. Loro erano via per le vacanze, e noi ci siamo temporaneamente "appropriati" della loro vita. E' stato molto più interessante che prenotare un ostello in centro città.

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  4. Suster grazie!
    Che bella esperienza dovete aver fatto.
    Hai ragione, anche prima di fare queste trasferte e prima di avere la bimba noi viaggiavamo sempre così, lontani dai percorsi turistici, anche se, quando hai magari solo un week end per vedere un luogo è inevitabile che tu la prima volta faccia il classico giro per vedere le attrazioni che più lo caratterizzano, ma se torni o ti fermi più a lungo è bello anche solo andare a fare la spesa, si impara moltissimo su una popolazione... ciao!


    Ciao Cooksappe,
    sì lo è, non so se andrei a viverci per sempre, ma per un po' sì...
    Grazie della visita, complimenti per il tuo blog.

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  5. Grazie per questo bellissimo resoconto della vostra esperienza. E' proprio vero che i posti si conoscono solo se si ha la possibilità di potervi rimanere per un periodo abbastanza lungo e se si ha voglia di insinuarsi nella vita di tutti i giorni, nei luoghi che frequentano gli abitanti... Proprio una bella esperienza! Sai che pure io ho comprato i pantaloncini di nylon a Topastro per giocare fuori in inverno :-) al Lidl eh eh.

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  6. Grazie Claudia!
    Davvero ci sono anche da noi? Allora vado a cercarli!

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  7. Non so se sono gli stessi che hai visto tu e in effetti non li ho visti in tanti negozi ma Lidl è una catena di discount tedesca. C'erano pantaloncini leggeri impermeabili, stivaletti di gomma, giacca antipioggia... tutti pratici probabilmente per il gioco all'aperto come hai scritto tu.

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