sabato 17 dicembre 2011

Kiku, la mia Simonetta Kokeshi

Con orgoglio e gioia vi presento la mia prima Simonetta, una kokeshi, che ho deciso di chiamare Kiku!






Quando ho saputo dello Strano Concorso


ho provato grande voglia di partecipare: amo pensare a un progetto da realizzare, disegnare, e poi cucire ed era tanto che non lo facevo. Ho subito avuto l'idea di produrre una kokeshi, le bambole senza braccia, in legno, della  tradizione giapponese.
Mi sono data dei vincoli, per rendermi più intrigante questo gioco e perchè in tutta onestà in questi giorni ho potuto giusto utilizzare qualche minuto rubato per raccimolare le idee, ovvero usare solo materiale già in casa, possibilmente riciclato, così ho iniziato a raccoglierlo. Era necessario trovare una calza bianca (volevo una kokeshi con la carnagione chiara come le gheishe), lana nera per i capelli, soprattutto un tessuto prezioso per l'abito, e qualcosa che potesse fare da cintura e bordare il kimono. Mi sono documentata su questi libri che tanto amiamo e in rete e i dettagli sono fondamentali negli outfit delle kokeshi! ;-)
Si tratta di una prima prova, in realtà, perchè ho potuto dedicare pochissimo tempo a questo lavoretto ed è piuttosto approssimativo anche se sono molto contenta del risultato e eSSe ci ha giocato tutta la sera. Molte delle mie cose sono ancora in scatoloni o inacessibili. Tra l'altro purtroppo la macchina da cucire, che ha preso qualche botta di troppo temo durante i lavori in casa, non è ancora a posto, poi non ho imbastito ne' stirato, prima di cucire perchè non avevo tempo, inoltre non avevo l'ago giusto, quindi le cuciture sono orrende! I tratti del viso son stati disegnati con la matita a punta fine per sarti e ripassati dei pastelli a cera di eSSe che erano sul tavolo (lei disegnava intanto): si poteva fare mglio, ma non sapevo dove trovare un pennellino fine 'sta sera... 

Per questi ed altri motivi (anche che mi è venuta voglia di cucire ancora e appena casa sarà a posto mi ci metterò) diciamo che Kiku è un prototipo.

Piccola divagazione: perché ho scelto questo nome?
Ovviamente una kokeshi ha un nome nipponico, ma quale scegliere? Kiki, gioia, mi piaceva molto, ma volevo essere più precisa. E Simonetta ...Kiku fu! 
Sono partita dal significato di Simona (in aramaico "donata" , in ebraico Shime'on, "ascoltata", significherebbe in base a riferimenti biblici "Dio ha ascoltato la tua preghiera di concedere un figlio"), e ho cercato qualcuno che avesse tradotto i nomi in base al significato e... sono arrivata qui.
 
Tornando al mio lavoretto, quel che è certo è che mi sono divertita e rilassata tanto! :-) 
Ho svuotato il cervello per un'oretta e sono stata proprio bene (Barbara, che ha indetto lo Strano Concorso, ha chiesto di indicare cosa abbiamo provato durante il lavoro).

Non ho scattato molte foto, ma vi posso dire come procedere, nel caso voleste cimentarvi, raccontandovi come ho fatto io: raccogliete il vostro materiale di recupero partendo dalla calza, la nostra era un collant di caldo cotone usato, taglia 2 anni, rivoltato a rovescio (così i pelucchi non si vedono più). Se volete che la bambola stia praticamente in piedi da sola, come nel nostro caso, imbottitela con qualcosa di che possa diventare rigido una volta nella calza; io ho usato una vecchio pantalone della tutta di eSSe arrotolato molto stretto. Quando avrete trovato un bel tessuto per l'abito, nel nostro caso una vecchia tenda in seta indiana che purtroppo si è "lasciata andare" per aver preso troppo sole, procuratevi un cartamodello di kimono (ho usato questo), giusto per avere uno spunto e poi replicatelo a misura della vostra bambola.


Procuratevi uno sbieco lucido, di quelli coi bordi piegati, per bordare i profili (andrebbe fatta una paramontura ma per misure così piccole diventa impegnativo), stiratelo con le mani, imbastite, cucite, rivoltate e vestite la vostra bambola, modellandole addosso l'abito come più vi piace...Userete un doppio giro di questo sbieco per fare anche la cintura nella quale strategicamente si possono infilare le maniche sul retro.
Per la capigliatura ho usato il polsino di un vecchio maglione, il fermaglio a fiocco, abbinato all'abito, mi ha aiutato a mascherare i punti che sono serviti a fissarlo al capo della bambola e sagomare la capigliatura; in alternativa si poteva usare della lana nera (o verde acqua, o viola, magari...). A questo punto manca solo il "trucco", il disegno dei tratti del viso: pescate nei vostri ricordi le espressioni sorridenti dei cartoni animati giapponesi che avete più amato o lasciate che le vostre mani decorino secondo l'ispirazione del momento. La cosa più importante è che vi stiate divertendo e che nessun pensiero turbi il vostro momento creativo! :-)

Questa la mia ricetta. Grazie a Barbara, Mamma fatta così che mi ha dato questo bello spunto!
Le iscrizioni non hanno termine, partecipate numerose!  



9 commenti:

  1. sono incantata, Cì.
    sono onorata che tu abbia partecipato al mio Strano Concorso, portando un significato così ricco.
    la tua Simonetta Kiku a me parla di tante cose: la bellezza di un progetto piccolo, curato nei particolari, realizzato con una cura incredibile, che è solo una bambola riciclata, ma parla di culture diverse, di significati profondissimi, ma anche di svuotare il cervello per un ora, facendo andare le mani e dare un senso, piccolo e insieme immenso, a questo lavoretto.
    io mi inchino Cì e ti ringrazio di avermi insegnato tutto questo. Bellissimo.

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  2. BELLISSIMA... e meno male che e' solo un prototipo!! Sei bravissima... ANCHE a cucire! Un bacio anche per eSSe! ;-)

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  3. @Barbara: sono un po' imbarazzata perchè i complimenti mi mettono sempre un po' in difficoltà ma anche tanto felice, grazie!!!
    Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo commento, mi sentivo in difetto per alcuni motivi, ma le tue parole mi hanno restituito il senso pieno di questo gioco e sono felice di aver partecipato.
    Da che sono mamma cerco di essere meno perfezionista, cosa che in passato mi bloccava molto e mi limitava. In effetti NON occorre che tutte le cuciture siano perfette ;-) per svuotare il cervello un'ora e condividere uno spunto. Sono contenta che sia piaciuta la mia Kiku, è davvero divertente fare una Simonetta, e sì, adoro fare un po' di melting pot sul mio blog, viaggiare anche solo attraverso una suggestione porta lontano... :-)

    @Manu: grazie del commento, ho pensato anche alle tue bimbe mentre facevo la nostra kokeshi, provate anche voi... baci a tutte voi!

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  4. Ciao! Quanto è bella ed originale la tua Simonetta! Ho letto il post il giorno in cui lo hai pubblicato ma non trovo mai tempo di commentare e mi salvo i link. Ne ho una fila così lunga che ogni tanto ne cancello uno... Ma qui non potevo lasciare un pensierino perchè hai fatto un lavoro davvero ottimo e mi fa piacere che sia stato anche un momento di svuota cervello :-) Un abbraccio!

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  5. Grazie, sei sempre carina!
    Anche io faccio così, poi desisto e mi ripropongo di fare altrimenti ma il tempo è sempre quello ;)
    ricambio l'abbraccio

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  6. Proprio brava!!! Io non so neppure tenere un ago in mano, purtroppo! Mi piacerebbe tanto... Bello anche il significato del nome Simona, non lo conoscevo e ho una carissima amica che si chiama così.
    Ciao!

    P.S. I libretti di Sabauda sono stati un successo! ;)

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    Risposte
    1. Se esplori il link di mammafattacosì scoprirai che non serve esser sarte provette per fare una meravigliosa Simonetta :)
      In nomen omen si diceva, a volte corrisponde :)
      ps: sono libri bellissimi, sono contenta! :)

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