mercoledì 25 gennaio 2012

La cultura della differenza

Differenza.

Il tema mi è caro, ne ho parlato in alcuni post (partite dall'ultimo, in ognuno è preso in considerazione un modo diverso di sentire e vivere le differenze). Per esempio, ma non solo: Differenze che spaventano, differenze che creano distanza, differenze incomprese, differenze che portano a percorrere coraggiosamente strade meno battute in cerca della propria identità.
Un po' per motivi di studio, molto per i casi della vita, ho imparato ad osservare il mondo che ci circonda, cercando strumenti per interpretarlo.

Ho assistito con interesse al dibattito su una pubblicità (Barbara e Jessica hanno raccolto tutti i contributi per chi li avesse persi), questa:


Cosa ci vedo io?
Bambini sorridenti. Bambini, tutti diversi, tutti gioiosi, come sono i bambini. Tutti, punto!



Tutti?
Un bambino soldato non sorride più. Una piccola schiava che viene messa a disposizione del nostro vicino insospettabile che va a fare turismo sessuale nemmeno. Un bambino devastato dalla diarrea e disidratazione perchè semplicemente non ha acqua e la poca che c'è è piena di insidie, nemmeno. Ma attenzione a non perderci per strada: anche senza andare così lontano ci sono bambini sfruttati, abusati, maltrattati sistematicamente e altre brutture a pochi metri da casa nostra, non necessariamente in un campo Rom o in una fabbrica cinese abusiva. Di orchi e mostri ce ne sono molti anche fuori dai libri dei fratelli Grimm, alcuni sono ben mimetizzati nel nostro tessuto sociale.

La carrellata veloce sugli orrori dell'infanzia violata e negata serviva solo a mostrarvi in modo rapido come sia tutto relativo: fortunato / sfortunato, diverso ...da chi? perché?

Differenza. Differenze.

La pubblicità d'istinto mi è piaciuta subito: tanti bimbi che sorridono, sembrano divertirsi davvero. La foto è allegra e colorata. L'approccio è rispettoso, lavora in logica di inclusione la scelta di presentare tanti bimbi diversi, ma ugualmente allegri, per rendere simpatico un marchio. Non mi pare sia il classico politically correct per fare buona figura, ne manca la retorica. Il messaggio è semplice, nel tipico stile statunitense: "vestiamo tutti (punto)". Che in quei tutti, un insieme armonico, ci sia un bel bimbo solare con un cromosoma in più mi sembra una cosa soltanto positiva e mi è piaciuto quello che ho letto in questo articolo circa le dichiarazioni di Target.

Mi piace soprattutto la meravigliosa occasione di confrontarci su un tema che spaventa, quello delle malattie che possono colpire i bambini, insieme a tante tante riflessioni sulle differenze.

La differenza spaventa, quando diventa paura di quello che non conosciamo. Torniamo bambini in questo modo di rapportarci al non-noto, significa solo che questo raffronto tocca corde profonde, modi di rapportarsi con l'altro da se' non elaborati.

Invece dovremmo considerare la differenza portatrice di ricchezza.
La somma delle nostre esperienze, dei vissuti, dei percorsi, è unica e presioza. Possiamo scegliere di condividerla confrontandoci con altri per offrire e avere spunti. 
Proprio il confronto di punti di vista diversi arricchisce, perchè permette proficui scambi. Se ognuno condivide qualcosa di importante del suo percorso, specialmente i momenti più intensi o difficili, lascia una piccola parte di se' a disposizione degli altri partecipanti, e alla fine ognuno torna a casa con qualcosa di grande valore: informazioni, assaggi di conoscenza di una differenza che non gli/le appartiene, soprattutto emozioni intense che ci spingono poi ad agire, e forse anche idee mutate.

Non necessariamente alla fine di in un confronto, fatto dell'incontro di differenze in estrema sintesi, si arriva a cambiare idea, non bisogna aver paura di perdersi, di corrompere la propria identità. Sicuramente invece si acquisiscono nuove consapevolezze.



So benissimo, però, che se per un adulto il mio punto di vista può essere comprensibile e per alcuni condivisibile, per un bimbo, specie nel difficile momento in cui non la famiglia smette di essere il suo unico riferimento, e subentra il gruppo dei pari (ovvero gli amichetti, i compagni di scuola o di giochi), le differenze possono diventare un fardello impegnativo, o addirittura penalizzare.

Può essere un problema serio la non accettazione del gruppo dei pari, l'essere derisi, l'essere esclusi, o l'essere costretti a snaturarsi per essere accettati. E' un peso che un bimbo non è in grado di sopportare e diventa causa di sofferenze e frustrazioni pesanti.

Torna centrale il nostro ruolo di adulti.
Le persone come Barbara e alcuni libri (per esempio questo, questo, e quest'altro) ci offrono stimoli e spunti per approfondire, interessarci, parlarne ancora, per elaborare strategie e passare all'azione. Tocca principalmente a noi genitori di bimbi NON portatori di differenze particolari creare un terreno di accoglienza per tutti. Dobbiamo essere pronti a chiarire eventuali dubbi, rispondere a - ma anche stimolare - domande, essere "guida" con il nostro esempio. Infatti è il nostro pensiero e nostro sentire circa le differenze che influenzerà la costruzione di quello dei nostri bimbi.

E' interessante riflettere ancora sulla pubblicità da cui tutto è partito: mi pare veicoli un messaggio assolutamente positivo alla loro portata: bimbi allegri che parlano ai nostri bimbi.
Una cosa che mi sono domandata subito è infatti come un bimbo vede questa pubblicità, le mie in fondo sono speculazioni da adulta. Perchè se un bimbo individua Rayan come diverso, ma anche se nota che lo sono i vari bimbi di aspetto fisico diverso dal suo è il momento di intervenire, offrire chiavi di lettura.

Ho fatto un piccolo test domestico, e ho chiesto a mia figlia, 4 anni appena fatti, se le piacesse la foto. Non era di buon umore, ne' collaborativa - è malata... - ho dovuto cambiare strategia e chiedere se le piacesse qualcosa di quella foto: sì, la maglia rosa della bimba :) e poi? Le altre due magliette da bimba: ahi ahi ahi... i pubblicitari sono dei geni e la mia piccola a Natale e compleanno è stata sommersa di Barbie! Le ho chiesto allora se dovessimo fare una maglia per Ken come la vorrebbe: "come quella arancio di questo bimbo" :-) Beh a me suona buona come risposta: anche se ho insistito non ha mai notato alcuna differenza, a parte quella di genere (ma la poverina è martellata in questo senso, i regali che sono arrivati a Natale e compleanno, che sono vicini, erano tutti "da bambinA", a parte i nostri). Lo so è un esperimento poco consistente, ma mi fa ben sperare.

In questo post in particolare raccontavo di come bimbi, ma soprattutto adulti, stigmatizzino le differenze e di quello che possiamo fare, nei commenti si era sviluppato ulteriormente il tema, che anche Claudia ha poi ripreso.
Sono arrivata alla conclusione che tutto ruoti intorno a un solo fattore: il rispetto dell'altro.
Da genitore provo a porlo al centro di tutto il mio approccio educativo.

Se c'è rispetto non importa come sei o cosa pensi, se fai qualcosa che non mi piace te lo dirò, ma resterà una critica al tuo comportamento, non alla tua persona, ne' al tuo pensare diverso.
  
Differenza. Differenze. Rispetto.


Educare  i nostri bimbi al rispetto significa per prima cosa dimostrarlo loro. Rispetto per la loro intregrità, per la loro identità e unicità, rispetto per le loro idee. Anche per i loro no.
Questo ovviamente non si tradurrà nel delegare loro le responsabilità degli adulti, ma solo che dobbiamo mostrare attenzione al loro punto di vista, tenerne conto, sempre, e considerare le loro inclinazioni, lasciarli liberi di esprimersi.
Permettere loro di essere cosa sentono e desiderano li renderà equilibrati e sicuri, e non avranno paura delle differenze.

Dobbiamo però partire da noi stessi, non dobbiamo aver paura noi per primi della differenza o trasmetteremo queste insicurezze.
Quando una differenza ci spaventa dobbiamo sicuramente indagarne il motivo e trovare una strategia in risposta, appagare bisogni (per esempio di sicurezza, di salute, di...) e dar voce alle emozioni che smuove in noi.

Barbara e le altre mamma con figli molto amati portano a tutti noi in dono la loro sensibilità.
Differenza significa colori e tinte diverse, tante sfumature che possiamo fare nostre o semplicemente incontrare (quelle delle emozioni che viviamo e scegliamo di condividere). Differenza significa spunti per riflettere, crescere e impegnarci. Tutti.

Grazie per essere arrivati fino in fondo di questo lungo post.
E' dedicato ad una mia carissima amica che oggi deve spiegare ai genitori dei compagni di classi di sua figlia che un disturbo di cui è affetta non nuocerà agli altri bambini, mentre l'atteggiamento di chiusura ed esclusione del diverso ferisce la sua. In bocca al lupo, che la forza sia con te :)

10 commenti:

  1. Grazie Cì per questo lungo (necessariamente) e bellissimo post. Non c'è assolutamente nulla da aggiungere, hai detto tutto, condivido ogni singola parola di quel che hai scritto.
    Michela

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  2. Son giorni che ci lavoro perchè c'erano molte cose da dire e ho dovuto tagliare tagliare tagliare.
    Grazie a te per il commento, per me è importante un riscontro su questi temi.

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  3. Tema che apprezzo sempre tanto, e che mi rincuora. In questi giorni mi sento grata con il destino (e anche un pò contenta di me che ci ho lavorato tanto) perchè ho trovato persone meravigliose che amano il mio silezioso bambino e lo aiutano quotidianamente a rendere più normale la sua diversità. Come dici tu ci sono tante diversità, alcune più evidenti e altre che stanno lì negli occhi delle persone e fanno tanto male. Nella mia vita divisa in due ho imparato a non giudicare, a non dire "mai", a spiegare a mio figlio che tutti non vuol dire tutti uguali.
    Una volta parlavamo di maggioranze e minoranze e lui mi ha chiesto "Ma allora la minoranza non decide mai niente?". Gli ho detto che una sola mente rivoluzionaria può cambiare le cose. E chi come te parla già così presto ai propri bambini di uguaglianza e differenza, crea una rivoluzione.

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    1. Grazie Marzia, le tue parole mi hanno riempito di gioia.
      Tuo figlio ha già dei dubbi importanti, è molto bella (e vera) la risposta che gli hai dato.
      Anche io penso sempre a una rivoluzione pacifica, una rivoluzione di idee ad opera dei nostri figli.
      Anche Gandhi lo diceva sempre a suo nipote... ciao

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  4. Ciao Cì, anche io ho fatto una prova con mio figlio e la sua risposta di treenne mi è piaciuta! Nella sua classe c'è un bambino con un mucchio di problemi fisici. Ho domandato allo Gnomo (al suo primo anno di asilo) se era un suo amichetto e se gli piaceva giocare con lui. La sua risposta è stata "Sì mamma è tanto simpatico". Non ha aggiunto niente e non mi ha chiesto niente. Ho chiesto alla maestra che mi ha confermato che il bambino è stato ben accolto da tutta la classe.

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    1. Bene bene :) Storie di integrazione serena che fa piacere leggere... Grazie per avercelo raccontato.

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  5. Come al solito, ci sono tantissimi spunti su cui riflettere nel tuo post..l'esempio, il rispetto, la forza ispiratrice di Barbare. Ora mi vado a vedere anche gli altri link, nel caso me li fossi eprsa nei mesi scorsi :) Un grande abbraccio a eSSe e tanta solidarietà da Bibì malatina anche lei :*

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  6. ohhhhhhh Cì.....che post.
    Ci sono così tanti spunti che dovrò prendermi del tempo per vedere tutti i link; se c'è una cosa che ho imparato, però, è che il tempo che dedico al tuo blog non è mai sprecato.

    il messaggio che più mi piace e mi colpisce è: la responsabilità di educare i nostri figli alla diversità, educando noi stessi.
    Il rispetto "Da genitore provo a porlo al centro di tutto il mio approccio educativo" ma non solo: come persona, provo a porlo alla base del mio vivere sociale.
    Sono convinta che la chiave di tutto sia lì: riconoscere le differenze, rispettarle, valorizzarle come ricchezza.

    Bellissimo il tuo esperimento con la tua quattrenne: ti confermo che la prima e unica differenza che vedono i bimbi in Killò, per ora, sono gli occhiali di un azzurro squillante :)
    Alla tua amica un abbraccio solidale :)

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    1. Un abbraccio alla tua amica...io ho dovuto fare lo stesso discorso, vedevano tossire sarah..è asmatica e l'asma non è contagiosa..appena un bimbo aveva la tosse , tac..era colpa di sarah! immaggino per altre cose cosa la gente possa fare..il tuo post andrebbe appeso negli angoli delle strade.ma poi cos'è questa rtanto vituperata normalità?

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  7. Non vi avevo mai risposto, perché in quel periodo ero concentrata sulla varicella di eSSe ;) GRAZIE, questo post racchiude molte delle tematiche a me più care...

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