venerdì 3 febbraio 2012

Parlare di guerra e violenza ai bambini

Lo scorso venerdì in molti abbiamo approfittato del l Venerdi del libro di Paola per commemorare la Giornata della Memoria, ho scelto un libro per bambini e ho raccolto qui tutti i libri sul tema delle altre partecipanti (se avessi dimenticato qualche libro segnalatemelo per favore).

Tra blogger ci siamo chieste come e quando parlare ai nostri piccoli, perchè non venga mai dimenticato, di questo triste e tragico capitolo della nostra storia. Subito ho pensato sarebbe stato utile riparlarne, confrontarci per aiutarci a vicenda a fare chiarezza, ma ho esitato perché sentivo di non aver molto da condividere in realtà.

Sono passati alcuni giorni e ho riflettuto.
Io per prima non capisco, non mi capacito, questo complica le cose.
Si tratta di Storia contemporanea, storia recente, quindi non abbiamo nemmeno la possibilità di dire che è qualcosa da cui l'umanità ha preso distanza. Purtroppo è storia che si ripete da secoli, e ancora oggi guerre sanguinarie imperversano in tanti luoghi della Terra.

Quando penso alla guerra e alla violenza che porta con se' mi tornano in mente le immagini di tanti film che ne parlano e anche cosa ho letto in alcuni libri di storia.
Come si spiega tutto questo a un bambino?
Come si spiega tutto questo (punto)?

Sono convinta che siamo così in difficoltà perchè quello che dovremmo spiegare ci spaventa e scuote nel profondo, è molto difficile trovare un senso a questa violenza gratuita. Questa è la mia personale conclusione, a me questo spaventa a morte della guerra, la violenza delle masse, la violenza del singolo che inizia a compiere gesti efferati, la violenza che forse è davvero in ognuno di noi e la sua imprevedibilità se vogliamo.

Nessuna di noi ha sicuramente dubbi sul fatto che sia necessario e dovuto raccontare la Verità, sempre, ai bambini. Ci siamo però scontrate con la difficoltà estrema di raccontare qualcosa di molto complesso da spiegare, per primi a noi stessi e siamo rimaste un po' tutte piene di dubbi, senza strategie, con tante perplessità sul cosa / come / quando.

Arriverà il momento in cui sarà opportuno parlarne.
A richiesta esplicita sicuramente, abbiamo convenuto tutte, glissare sarebbe imperdonabile e grave.
Senza forzare e insistere nel caso il bimbo mostri disagio o proprio dica di non volerne sentir parlare.

Quando ho dei dubbi su cosa dire a mia figlia provo a pescare nei miei ricordi di bambina: immedesimarsi nell'altro, provare a capire che arriva ad altezza metro è sempre un esercizio utile.

Alle elementari pensavo che le guerre fossero un evento lontano, in effetti ai bimbi - almeno allora - si iniziava a parlare di guerre lontane 2mila anni almeno. Mi immaginavo uomini con la faccia dei Vikinghi del noto fumetto, che lottavano in modo buffo, come nei film di Bud Spencer, in cui si davano grandi schiaffoni ma nessuno si faceva molto male, non certo realistiche scene cruente di violenza. Con gli anni ho iniziato a realizzare meglio di cosa di parlasse nei libri di Storia, cresci e i programmi scolastici ti portano alle guerre più recenti, guerre che i nostri nonni hanno vissuto o almeno visto. Quindi dai miei ricordi emerge che ho capito da sola quando ne sono stata pronta.

I bimbi di oggi però sono più svegli e sono anche catapultati precocemente nella realtà, la società in cui viviamo con i suoi ritmi ruba loro molta dell'infanzia, allora è forse meglio giocare d'anticipo.
Resta il problema: parlarne noi? e come? e quando?

Mentre scrivevo questa bozza, senza andare molto lontano, ho googolato e ho trovato un libro che potrebbe fare al caso nostro:

Mi hanno ucciso le fiabe. Come spiegare la guerra e il terrorismo ai nostri figli
di Masal Pas Bagdadi 

Di questo libro mi è piaciuta subito l'idea di ascoltare i bambini, fasarsi sul loro modo di vivere un problema e rispondere di conseguenza, c'è una dichiarazione forte riguardo alla necessità di accogliere con empatia le emozioni che eventi traumatici e choccanti (o anche il solo vederne fotografie o filmati alla TV) possono provocare in un bambiino.  Mi è piaciuta la presentazione (grassetto mio):

Guerre, massacri di innocenti, armi chimiche, attacchi kamikaze ed eventi naturali incontrollabili. Morte, dolore, fame. Le notizie dei disastri colpiscono grandi e piccini.
Gli adulti, in genere, cercano di dominare le loro angosce attraverso la conoscenza, l’informazione. Leggono giornali e libri, seguono i dibattiti in tv con esperti di ogni genere ed esprimono i loro pareri in vari modi. Purtroppo i mass media non hanno riservato altrettanto spazio ai bambini in modo di aiutarli ad impadronirsi della drammaticità del momento.
In questo libro, Masal Pas Bagdadi ha intervistato i bambini ed ha fermato i loro pensieri e le loro emozioni. E, nel proporci questi dialoghi, ci insegna a capirli, a rassicurarli, a star loro vicini. Ci dice cosa dirgli e come dirglielo, cosa fargli sapere e cosa non fargli vedere. Ci mette in guardia sulle difficoltà che si possono incontrare e ci suggerisce come affrontarle.
Come dice Masal, i bambini hanno bisogno di adulti in grado di contenere affettivamente il loro smarrimento e rispondere adeguatamente alle loro domande con semplicità, tenendo conto delle loro capacità di assorbire le tensioni. È indispensabile allora che gli adulti imparino ad ascoltare i bambini. Solo entrando in sintonia con loro e seguendo da vicino il loro modo di ragionare e percepire la realtà possono provvedere al loro fondamentale bisogno di sicurezza.

Ho potuto leggere un'ampia anteprima qui e farmi un'idea, decisamente positiva circa l'approccio di ascolto e accoglienza delle emozioni.  L'autrice parla di "contenimento" (che richiama la teoria dell'holding di Winnicott, cosa che illuminerà chi ha letto qualche manuale di pedagogia), che nelle sue applicazioni pratiche mi lascia sempre perplessa (ho letto anche l'anteprima di un altro suo lavoro), ma per ora accantonerò queste valutazioni per dare evidenza ai molti spunti interessanti di questo libro che parla di contenimento delle emozioni in un senso che invece condivido pienamente.

Mi è piaciuto in particolare un passaggio, a pagina 20, che riporto utilizzando il diritto di corta citazione, motivato da necissità di approfondimento:

Penso che la crescente violenza nella società e all'interno della vita familiare potrebbe esssere l'effetto di quelle visioni terrifanti e abominevoli che si presentano nella cronaca quotidiamanente in modo più strisciante e a nostra insaputa ed influenzano a livello psicologico il nostro comportamento. Con questo stato d'animo è facile che gli adulti usino prepotenze inutili e svalutino gratuitamentet i bambini, solo per affermare la loro supremazia, anche se è camuffato sotto la frase "lo faccio per il tuo bene". Sembra che la distruttività scaturisca da stati mentali legati alla bassa autorstima, eccesiva fiducia di se', emozioni negative, gelosie, invidia, mancanza di compassione e incapacità di intessere rapporti interpresonali profondi, così si esprimono il Dalai Lama e Daniel Goleman in Emozioni distruttive.
(cut) [in questo libro] troviamo il profilo degli stati mentali costruttivi che possono essere usati in contrapposizione [a quelli distruttivi descritti nel periodo non riportato in cui l'autrice sottolineava l'effetto distruttivo di un inprinting negativo, che porta al riproporre la violenza subita] rispetto di se', autostima (se meritata), sentimenti di integrità, compassione, benevolenza, generosità, riconsocere il vero, il buono, il giusto, l'amore, l'amicizia. Mi piacerebbe che tutti noi concentrassimo l'attenzione, giorno dopo giorno, su questi fondamentali principi del vivere comune.

Piacerebbe anche a me... 

L'autrice ci ricorda che i bambini sono immaturi emotivamente per capire che quel che vedono in TV, apprendono tramite libri, ecc  non li riguarda direttamente e quindi vivono con angoscia le scene di violenza, immedesimandosi nella scena descritta. Questo perchè non sono in grado di 
distinguere mondo esterno (realtà) dal mondo interno (pensieri, fantasie, paure, rabbie), spiega l'autrice (pag 20 e 21).
E' interessante anche il paragone con le fiabe, che viene nelle pagine seguenti, come l'approfondimento sulle manifestazioni d'ansia e la necessità dei bimbi di crescere nelle sicurezze (affettive ancor prima che fisiche), ma è soprattutto interessante per le domande da cui siamo partiti quanto viene dopo. L'autrice offre una carrellata su alcune nozioni di pedagogia e psicologia infantile, sul ruolo del gioco, su istinti e pulsioni dei bambini e su come la loro psiche lavora. Ci spiega di come i giochi aggressivi tra i bambini servano a sperimentare equlibri importanti (pag. 33) e come la psiche delle bambine invece sia diversa -  torniamo alle tematiche a me care, occasione per riflettere sulla possibiltà di agire selezionando bene gli input che arrivano ai nostri bambini -

Riporto un passaggio che mi ha colpito e ha risposto a un dubbio che avevo, essendo tra i genitori perplessi sull'uso delle armi giocattolo, spade, ecc. cui l'autrice dice:

A mio avviso chi la pensa così, attribuisce troppo potere a questi oggetti- giocattolo e soprattutto non comprende l'importanza che rappresentano nella crescita armoniosa del piccolo. Per scherzare, ho l'abitudine di affermare che "chi spara da piccolo non spara da grande". Da quello che ho sperimentato con bambini e adulti, ho capito che le difficoltà maggiori arrivano dalle persone represse e meno libere espontaneee; sono quelle che possono esplodere inaspettatamente da un momento all'altro.
Sulla seconda parte non ho mai avuto dubbi, non l'avevo mai collegata alla prima in questo modo però. Interessante.

L'anteprima si conclude lasciando la voglia di leggere il resto del libro, almeno per quanto mi riguarda.

Trovo l'analisi di questa autrice calzante e molto interessanti gli spunti. Ora ho in mano una mappa minima per impostare un eventuale discorso con mia figlia: io devo occuparmi del mio bisogno di senso, è vero, ma devo tenere presente e dare prima di tutto risposta al suo di sicurezza. Devo fornire chiavi di lettura a sua misura, darle modo di affrontare eventuali paure, sconfiggerle (non amo il linguaggio del conflitto, ma in questo caso è assolutamente pertinente).

Resta estremamente difficile, ma visto così è leggermente più chiaro il percorso che ho davanti.
Se per me è destabilizzante non capire, tanto che rimane il sentimento di paura quello più forte in me se penso alla guerra, ora ho molto più presente che per lei sarebbe terrorizzante sentire la mia incertezza. Anche se in linea di principio penso sia sempre giusto condividere con i bambini i propri sentimenti, in questo caso occorre elaborarli per nostro conto o metterli un attimo da parte quando siamo con loro se questo ci impedisce di venir meno al nostruo ruolo di adulti, se ci impedisce di rispondere al loro bisogno di sicurezze in modo immediato e saldo.

Dove trovare tutta questa sicurezza e forza da trasmettere? mi sono chiesta, e credo di poterne trovare in me, attingendo da una delle poche certezze che ho: possiamo fare la nostra parte per ridurre la violenza nel mondo e provare a contribuire a creare un mondo migliore crescendo (insieme a) bambini sereni e sicuri, trattati sempre con rispetto.

A questo punto ho in mente un'autrice in particolare che più di tutti mi ha dato certezza della bontà di questa tesi (crescere bimbi con rispetto porta valore all'umanità intera), ma dato l'argomento così ampio e importante e che già il tema di oggi è delicato e va ancora approfondito, preferisco parlarvene in un altro momento (sì Michela, è lei :) ) dedicandole alcuni approfondimenti in futuro.

E ora, a voi la parola.


Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui
 potrete trovare quelli di Homemademamma che ha avuto questa meravigliosa idea e le istruzioni per partecipare.
E non dimenticate la biblioteca su aNobii dei VdL! 


Ecco i partecipanti di questa settimana (oltre ovviamente a Paola! :) ):

30 commenti:

  1. Molto interessante, quello che segnali: anche perché si tratta di una questione delicata e cruciale. Sull'argomento specifico della Shoah può essere adatto (sempre con una lettura discussa insieme ai genitori se si è ancora molto piccoli) "Quando Hitler rubò il coniglio rosa" di Judith Kerr (probabilmente lo conosci: io lo trovo un buon equilibrio tra la necessità di raccontare e quella di non farlo con eccessiva traumaticità).

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    1. Grazie 'povna, non lo conosco, lo cerco mi interessa molto.

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  2. Cara Cì, ho letto tutto d'un fiato questo post che, (ormai mi conosci) ha trafitto il mio cuore. Immaginavo nei giorni scorsi, visto che latitavi un po' ti stessi dedicando a qualcosa di speciale, e stamattina la conferma. Rischierei di risponderti occupando uno spazio più lungo del tuo post, perciò mi limito a ribadire quanto importante ed urgente sia che noi genitori ci occupiamo di temi troppo spesso relegati allo spazio di un telegiornale e considerati poco vicini alla nostra realtà quotidiana. Mi ripeterò, sarà banale, ma i bambini di oggi saranno gli adulti di domani, perciò se vogliamo cambiare il mondo cominciamo dai nostri piccoli. Mi piacerebbe risponderti attraverso un post che da tanto tempo sto posticipando, ora me ne hai offerta l'occasione. Grazie,
    Michela

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    1. Cara Michela, quello che immagino scriverai e leggerò con tanto interesse fa parte di quei post difficili che hai in mente (e in bozze magari), cui manca una vera forma e non pubblichi sapendo che se un post sconclusionato non arriva allo scopo. Anche per me è così, di questi temi a me molto cari parlo quando posso circostanziarli e sempre con un certo timore. Mi fa piacere sapere che siamo in tante ad averli nel cuore, è quello che io chiamo "un buon segno".

      Rubo le parole a qualcuna :): parliamone, parliamone, parliamone.

      Spero passiate in tante a commentare e in tante come Michela scriviate magari altri post o commentiate qui, nel caso tireremo le somme per raccogliere tutti i punti di vista perchè siano a disposizione di altri genitori.

      ciao e grazie in anticipo

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  3. Eh sì davvero tutto interessante! Ottimo il libro che spiega come illustrare ai bambini così tanta malvagità.
    Non ci sono parole alle volte, si forma un groppo in gola che non va' ne su e ne giù, molte volte siamo noi grandi spaventati dai nostri simili adulti, spaventati al punto da non saper più parlare, tirar fuori spiegazioni plausibili che potrebbero placare le così tante domande curiose di un piccolo bimbo che vuole solo conoscere la verità.
    Immedesimarsi in loro, mettersi nei loro panni credo sia il modo migliore per approcciare con la loro emotività!
    Ovviamente certi argomenti vanno trattati e raccontati, anche i bambini devono sapere la verità, conoscere, haimè, la nostra storia. Non dimentichiamo poi che certe oscenità su umani ed animali continuano a persistere ancora ad oggi! Olocausto umano ed animale!
    Parliamone sempre e non dimentichiamo. Si chiama giorno della memoria, proprio perché deve essere ricordato e non dimenticato!
    Grazie per le riflessioni!

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    1. ciao Mimì hai ragione bisogna ricordare, tramandare, fare in modo che non capiti più formando giovani consapevoli. E' un po' complicato ma il modo giusto per dialogare di temi così dobbiamo trovarlo per forza. Grazie di essere passata. ciao!

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  4. Questo è un tema che mi interessa perchè mio figlio ha sempre fatto molte domande sulle "cose cattive". Sembra quasi paradossale ma proprio un bambino esplosivo come lui è sempre stato spaventato dalla possibilità che in una storia non ci fosse il lieto fine. Infatti non guarda la TV, neppure i cartoni, ma si interessa alla cronaca. Il vero e il tangibile per lui sono meglio, brutti magari ma meglio. E così ci è capitato di parlare di dittatori, di guerre piccole o mondiali, di mamme assassine. Io non gli ho mai mentito, certo i racconti sono molto più soft della realtà, tutto sommato chi non li ha vissuti certi orrori non riesce neppure veramente a comprenderli. Gli dico che deve considerarsi un privilegiato del mondo e che dovrà sempre lavorare affinchè tutti possano pensare liberamente ma che deve anche fare attenzione perchè buono e cattivo nella storia dipendono tanto da chi la racconta e nelle tragedie private dipendono tanto da quanto una persona è stata lasciata da sola. Senza scordare il presupposto che la violenza è comunque un mezzo dannoso e inutile per risolvere qualsivoglia questione.
    Insomma vorrei che capisse che la tentazione di essere "capo assoluto" fa parte della natura umana ma che è altrettanto umano il fatto che storicamente non ci riesca nessuno, almeno non a lungo. Vorrei che si allenasse a distinguere con equità bene e male, cosa che ritengo comunque meno semplice di quanto sembri. Vorrei che la paura non fermasse mai la sua voglia di sapere, perchè la consapevolezza può davvero fermare le assurdità a cui assistiamo ogni giorno.
    Sì, è davvero un bello spunto, ci rifletterò ancora sopra. Grazie.

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    1. ciao Marzia,
      secondo me nell'anteprima che ho linkato, davvero generosa, trovi già alcuni spunti. Leggendoti a me viene p.e. in mente il paragrafo dove si spiega che i bambini si immedesimano molto, per cui il tuo è turbato dalla mancanza di lieto fine proprio per questo motivo. Se aggiungiamo che è sicuramente un bambino molto razionale, sensibile, attento, osservatore e tutto (dalle tue parole e da cosa hai scritto da te) direi che è chiaro che ha paura e queste immedimazioni purtroppo non lo aiutano a allontanare i sentimenti negativi che prova ma anzi li concentrano.

      Non ci conosciamo personalmente, ma, da quello che scrivi, io vedo qualcosa che provo a condividere, prendimi come uno specchio e poi fanne cosa credi, sono semplice osservatrice esterna :). Sembra che tu, forse ingannata da questa sua precoce maturità di approccio ai fatti del mondo, l'interesse alle notizie piuttosto che alle favole, ti relazioni con lui come con un adulto e non lo rassicuri nel modo che spiega l'autrice (almeno in questo commmento non ne parli), ma gli confermi implicitamente che in effetti è come teme: nel mondo c'è cattiveria, e ci sono violenti impuniti liberi di fare male. Ne vedo conferma dal fatto che rifugga le storie, forse è inaffrontabile per lui che nemmeno lì ci sia un lieto fine. Razionalmente, è in questo è precoce, ha capito come va il mondo, ma a livello intimo è troppo per lui che nemmeno una fiaba narri di qualcosa che va "come dovrebbe", cioè come vorrebbe. Questo bimbo secondo me è sicuramente molto sensibile è ha un profonda capacità di distinguere il bene dal male, per questo ne è spaventato molto. Ha senso per te quello che ti ho scritto? Vedo molto chiaramente le tue preoccupazioni, ma vedo in parallelo anche le sue ed è come se viaggiassero su binari paralleli.
      Mi fermo qui.
      Sono sicura che potrebbe esservi utile un lavoro di approfondimento su sentimenti, emozioni e bisogni. Conosci i libri di comunicazione nonviolenta? Avete un rapporto basato fortemente sul dialogo, potrebbe darvi strumenti utili. Se vuoi io ne ho parlato qui  e qui

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    2. Capisco perfettamente ciò che dici e ti ringrazio per le indicazioni che leggerò con attenzione. Ciò per cui lavoriamo da anni è proprio la gestione dei sentimenti positivi o negativi che siano. Mio figlio non è mai riuscito a giocare a “facciamo finta che” o “travestiamoci”, non riesco neppure a fargli indossare un costume di carnevale! Non è paura del cattivo la sua, è paura di gestire le emozioni, quelle gioiose ancora di più di quelle di dolorose. Lasciarsi andare al suo essere bambino lo turba. La psicomotricità e il teatro lo stanno aiutando molto in questo. Io e mio marito siamo molto più bambini di lui, lo coinvolgiamo in letture mirate, lo spingiamo a credere in cose incredibili e magiche perché è bello sapere che la realtà può essere piegata dalla fantasia. Lui legge con piacere e da tanto tempo ma farlo uscire dai suoi rigidi paletti mentali è durissima. So bene che stare con lui porta tutti ad alzare il livello della comunicazione, anche la maestra usa un registro diverso con lui per poter avere la sua attenzione. Emotivamente è piccolo, e su questo piano come tale lo accudiamo, ma non puoi sottrarti alla sua curiosità e al suo domandare incalzante. Proverò a scriverne un post, perché così è un po’ complicato.
      Il confronto è sempre una bella cosa, grazie per esserti offerta come specchio.

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    3. Immagino che il vostro percorso sia particolare ed intenso, leggerò con molto interesse il tuo post quando lo scriverai. Grazie a te per questa ampia condivisione, a presto.

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  5. I tuoi post cara Ci sono sempre ricchi di mille spunti e riflessioni molto interessanti, tempo fa avevo affrontato l’argomento con il mio più grande, avevo preso dei libri per bambini dal banchetto di Emergency, mi sembravano adatti ma in realtà non sono stati apprezzati, mai letti, solo sfogliati un paio di volte e finiti prestissimo nel dimenticatoio. Peccato, proverò a cercare la tua proposta.

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    1. L'anteprima è davvero generosa (in pratica si legge buona parte del libro), mi incuriosiscono i libri di Emergency, che spesso sostengo ma non avevo mai notato. grazie dello spunto. ciao!

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  6. Ciao Cì, grazie di questa segnalazione e della riflessione, che condivido ma che mi prendo un po' di tempo per approfondire con calma. Ho personalmente un vissuto complesso su questo punto e la cosa mi tocca in modo particolare. Rispondo al tuo appello e contribuisco con un post. Fammi sapere se ci sono via via altri contributi! Un abbraccio

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    1. cara Jessica, sentiti assolutamente libera da qualsiasi vincolo e scrivi solo se ti va e te la senti :) Ci sono argomenti dolorosi, o che ci toccano nel profondo, che è bene lasciar maturare, quando saranno "pronti", almeno per mia esperienza, saranno loro a farci sentire l'urgenza di affrontarli. Ti aggiorno nel caso. Grazie.

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  7. Metto immediatamente il tuo suggerimento nella mia wish list e aspetto con impazienza di leggere i post in risposta al tuo. Quando ho affrontato il tema sul mio blog in occasione del Giorno della Memoria, ho ricevuto un commento (da parte di Why) che mi ha toccata profondamente e che ha riconfermato le mie intenzioni di aspettare che sia mio figlio a darmi segni di volerne sapere di più. Se hai un attimo leggi il post di Why:http://whymumwhy.blogspot.com/2012/01/sympathy-for-devil.html

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    1. Vado a vedere, grazie, la scorsa settimana non sono nemmeno riuscita a finire il giro! Grazie

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    2. Grazie Sunshine, in realtà mi hai fatto un favore, mi hai dato una tessera di puzzle che mi mancava. Lo scorso venerdì da te ero passata e avevo trovato why nel tuo post http://eramegliounpescerosso.blogspot.com/2012/01/giorno-della-memoria-2012.html quello che hai indicato non è l'unico suo post che ne parla e mi aveva molto colpito. Io non ho risposto alla sua domanda, ma mi ero ripromessa di scriverle visto il suo commento da te. Non sono riuscita a finire il giro del VdL perchè ho molto vagato, di blog in blog, rapita da quest'argomento.. ciao

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  8. Spèesso tendiamo a proteggere i nostri bambini evitando loro ciò che potrebbe fargli male... Loro però sono molto curiosi e anche se a volte ci danno l'impressione di non ascoltare, di non seguire i discorsi, di non vedere certe immagini, ne restano comunque impressionati... Trovo che aiutrali a capire determinati meccanismi in modo delicato e grazie anche a qualche buon ausilio sia un dovere di ogni genitore. Ovviamente, tutto ciò nel rispetto dei loro tempi e senza imporre nulla.

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    1. Anche io penso che sia nostro dovere essere attenti e pronti a spiegare, sempre con rispetto. Proteggere un pochino dobbiamo, non viviamo esattamente in una società a misura di bambino, ma anche preparare, perchè non possiamo essere onnipresenti e questo è il mondo dove abbiamo scelto di farli vivere. ciao

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  9. Aggiungo i commenti di un'amica su FB:
    "Vivi in un posto dove la guerra si respira ogni giorno contando i ragazzi che per essa sono morti, fai muovere i primi passi ai tuoi figli tra le lapidi di 22000 caduti, e capiranno ancora prima di parlare che cosa significa e quanto grande possa essere l'orrore." (il suo perà è un caso molto particolare, vive per motivi di lavoro accanto a un cimitero storico)
    "pero' se penso ai miei ricordi, ricordo i racconti di guerra dei miei nonni, ricordo la fame che han patito e che sono riusciti a trasmettermi, e la paura... la paura delle bombe, dei nemici, dei "finti amici", ed essendo cresciuta tra il terrorismo e la guerra fredda, ricordo distintamente questo incubo incombente sui miei giorni di bambina... la guerra era distante anagraficamente, ma il timore della guerra no, erano tempi in cui si immaginava di costruire rifugi antiatomici in ogni galleria, e crudamente si misurava la grandezza delle stragi dal numero dei morti..."
    Grazie a L. mi pareva interessante aggiungere anche la sua voce

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  10. Prima di leggere i commenti, soprattutto quest'ultimo, anche in me sono affiorati i ricordi di bambina negli anni '80. La guerra fredda tra l'allora URSS e gli USA, lo spettro della bomba atomica, il film "The day after", poi quelli di ragazza negli anni '90 dei genocidi operati a pochi chilometri dalle coste italiane. Io ho il terrore della violenza. Quando si discute se qualcuno alza troppo la voce o incomincia a essere aggressivo, mi lacrimano gli occhi e mi tolgo dalla situazione.
    Non so nulla di pedagogia e alcuni dei passi che hai scritto li ho letti con fatica, è un linguaggio che non mi appartiene, ma con cui prima o poi vorrei confrontarmi, e quindi posso parlare solo di esperienze dirette.
    Sicura che violenza genera violenza, che la solitudine non desiderata spesso inaridisce l'emotività. Ma siamo esseri in cui è comunque presente l'aggressività e non credo che vada per forza censurata e contenuta, ma piuttosto canalizzata, trasformata in energia costruttiva, con lo sport ad esempio, una semplice corsa, un urlo liberatorio o musica a palla!
    Il libro è invitante, ma come ti ho detto mi sembra di non semplice lettura, proverò a leggere le pagine free, per capire se è alla mia portata.

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    1. Grazie mammozza, soprattutto per avermi fatto notare che ho dato per scontato delle cose. Scusatemi per questo. Su questo argomento, lo confesso, ho approfondito molto, per due anni interi ho letto praticamente solo di pedagogia e psicologia infantile, e c'entra con i miei studi in un certo senso, per questo mi accade: non so mai chi mi legge, ma siccome lo scopo è di condividere e confrontarsi fatemi presente se quello che scrivo non vi è chiaro. Vedrai che dalla anteprima sarai rassicurata, lei è una psicologa, ma per quel che ho letto non è stata tecnica nel taglio del libro, anzi spesso ha spiegato e c'è anche un capitolo con le interviste ai bambini :)

      Sul resto: anche io ho paura della violenza. Pensa che all'università ho seguito dei seminari facoltativi sul tema proprio perchè mi terrorizzava :( Siamo credo in molte coetanee e abbiamo vissuto le stesse ansie. Conoscere secondo me è una buona strada per esorcizzare le paure. Canalizzare l'aggressività è un'altra buona strategia, lo dicevano anche i Barbapapà ;) che nel libro di qualche VdL fa da me facevano sfogare i bimbi nervosi con lo sport! :)

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    2. Sono andata sul sito dell'autrice, ma avevi già parlato di lei? O lo ha fatto qualche altra blogger perchè mi era familiare.

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    3. Comunque non preoccuparti, è davvero bello leggere di cose che ti toccano spiegate da qualcuno che ne sa più di te e sentirti spinto a tua volta a saperne di più. Il problema è davvero nel linguaggio, quando dovetti frequentare la SIS per avere l'abilitazione a insegnare, frequentai un corso di Scienze dell'Educazione, per me parlavano arabo o quasi. Leggere i libri consigliati era faticosissimo. Per chi è abituato a studiare su testi scientifici dove ogni parola è essenziale, perdersi in metafore, periodi lunghissimi è un'impresa titanica. Tuttavia è una disciplina affascinante.

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    4. No, mai parlato di lei, ma l'approccio di ascolto e accoglienza delle emozioni è comune ad altri di cui ho parlato e parlerò ancora.
      E' interessante quello che dici, io ho fatto un po' e un po' (studi scientifici e studi umanistici) ma non avevo mai visto la cosa in questi termini... Che belli questi scambi! ciao

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  11. Cara CÌ grazie mille di essere passata sul mio blog. E grazie infinite per il libro che segnali, ha tutta l'aria di essere quello che mi ci voleva! E non solo per la mia bimba...
    Come racconto ossessivamente io sono senz'altro parte di quei bambini che hanno visto l'orrore o troppo presto o troppo da vicino, certo impreparati, e sono molto concentrata a trovare un modo giusto e sano per affrontare vicende tragiche con la mia O. Credo che il problema che sollevi citando il libro sia cruciale: l'immedesimazione è spontanea e molto difficilmente gestibile proprio perchè giocata sul piano delle emozioni e non della logica.
    Ma è anche meraviglioso che i bambini siano così capaci di immedesimazione, se crescendo non ne perdessimo l'inclinazione come sarebbe diverso il nostro mondo...! Nutriamo quella allora, offrendo modelli eroici concreti..

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    1. Grazie di essere passata Why, anche io sono dell'idea che l'educazione migliore sia dare il buon esempio e restare in contatto con il nostro io bambino... :)
      ciao!

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  12. Belle le tue riflessioni, belli i commenti e bello il libro che segnali.
    Come ti dicevo settimana scorsa non ho affrontato con PF direttamente il tema della guerra o della violenza "gratuita", ma le domande evitabilmente arriveranno ed è bene tenersi pronti.
    Mi piace quando parli di usare il buon senso, di ripensare a noi da piccoli. Molte volte quando mi sono ritrovata in difficoltà a rispondere a PF (penso per esempio alla grave malattia della nonna) mi è stato molto utile pensare a come lui vedeva la situazione, a cosa provava, a come poter fargli capire concetti troppo difficili...
    A volte è bastato poco, a volte invece è stata piu' dura, a volte è bastato raccontargli un episodio della mia infanzia per aiutarlo a comprendere.

    Mi piacciono un sacco mi tuoi post. Grazie di quest'angolino sicuro dove ptersi confrontare

    Un bacione

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    1. Grazie Paola,
      sia per il tuo contributo che per le belle parole per il nostro (di tutte noi! :) ) angolino tranquillo, è una definizione molto generosa e affettuosa, mi riempe di gioia e gratitudine. Conserverò queste sensazioni per i momenti in cui cerco un senso nelle cose che faccio (ricollegandosi ai discorsi di settimana scorsa sulle Passioni Tristi e i commenti di MIV...).

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  13. Buongiorno Cì, ogni volta che torno a rileggere il tuo post, (e ci sono tornata spesso negli ultimi giorni) che tanto mi ha aiutata a dare uno struttura al mio, mi fa piacere rileggere i commenti di tutti, perchè ciascuno apporta una sfumatura in più, che contribuisce a dare forma e voce ad argomenti davvero complessi. Certo, è impossibile esaurire un tema simile in un unico post, ma io ci ho provato. Può essere il punto di partenza, e sarebbe davvero bello se ne potesse nascere qualcosa di più grande, articolato, e ricco di punti di vista. Ecco il link: http://acasaconlamamma.wordpress.com/2012/02/07/parlare-di-guerra-e-violenza-ai-bambini/
    Buona giornata,
    Michela

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