mercoledì 25 aprile 2012

Saper affrontare i cambiamenti

Il tema del cambiamento è nell'aria nella blogosfera e non solo in questi giorni, sarà forse la primavera?

Le fioriture di inizio primavera, un'occasione per guardare in sù...

Ne ho parlato nell'ultimo Venerdì del libro, riflettendo sul cambiamento a misura di bambini molto piccoli, su invito di un'amica che mi chiedeva qualche titolo, ma già qualche giorno prima Ylenia aveva pubblicato un bellissimo e intenso post dedicato a noi adulti, dall'evocativo titolo "A lezione di yoga: stare nel flusso degli eventi, accogliere i cambiamenti".

Palmy invece se ne è occupata perchè ha rilanciato un post di Zenhabit, molto interessante, che ha trasformato in un appuntamento settimanale, e questa settimana proponendo un confronto sulla capacità di affrontare i cambiamenti conclude il ciclo di riflessioni.

Per iniziare andrebbe puntualizzato che c'è cambiamento e cambiamento.

Certi cambiamenti molto negativi sconvolgono tutti, anche se persino in questi casi c'è chi ha risorse per affrontarli meglio e chi ne è schiacciato, ma più in generale c'è chi il cambiamento lo vive bene e chi no.

C'è chi sente l'adrenalina scorrere nel sangue quando se ne profila uno, chi assapora e sfrutta il brivido che provare o misurarsi con qualcosa di nuovo ti da, e crede nell'idea che cambiare porti quasi sempre qualcosa di positivo, anche quando all'inizio non sembra, a partire da un patrimonio di esperienze nuove che porta a una crescita personale.

Il cambiamento per altri invece è foriero di malessere: le persone molto legate alle routine hanno in esse piccole sicurezze in cui trovano conforto e rassicurazione. Il cambiamento spaventa perchè significa mettere in gioco certezze acquisite, piccole o grandi, fino ai casi più estremi in cui mette in discussione addirittura l'identità di un individuo. Questo accade più marcatamente quando investe i ruoli che rivestiamo, quando il nostro riconoscimento sociale è in gioco, per esempio quando si perde il lavoro, o quando si interrompe una relazione che dura da anni, o si perde una persona cara. E' probabilmente come se si perdesse un pezzettino di se', una parte di ciò che identifica. Alcuni però sono a disagio anche per cambiamenti decisamente meno significativi, di fronte al cambiamento in generale si trovano spaesati.

Come mai alcuni sono inclini al cambiamento, ne colgono le opportunità e gli stimoli, ne sono addirittura eletrizzati e altri si sentono al sicuro solo in routine e schemi rigidi?
Cosa divide il mondo in persone più elastiche e ben disposte ai cambiamenti e in persone più abitudinarie e forse più rigide? Sono qualità innate o acquisite? E' questione di carattere o culturale?

Il momento in cui il cambiamento inizia a creare delle reazioni è quando i bimbi iniziano ad essere consapevoli di cosa accade loro e intorno a loro: la paura fa capolino in alcuni - ma basteranno piccoli rinforzi positivi e rassicurazioni degli adulti di riferimento per tacitarla -, altri si tuffano impavidi nelle novità. Invece il momento peggiore è probabilmente l'adolescenza, età in cui non si è più bambini ma nemmeno adulti, i mutamenti sono grandi, fisici ma anche emotivi, e tante troppe cose accadono contemporaneamente, spesso ci si sente inadeguati, è un importante fase di passaggio. Anche la fase che segue è ancora critica: da adolescenti si diventa giovani e le certezze consolidate, pochissime, possono di nuovo essere messe in discussione: l'identità adulta è in quel momento in costruzione, inizia la costruzione di un'autonomia vera, la voglia di mettersi in gioco, lo scontro con la realtà là fuori, è anche il momento in cui abbiamo più energie, più motivazioni, e quindi sulla carta il migliore per affrontare cambiamenti senza venirne travolti. E poi finalmente adulti: i giochi sono fatti per molti e indietro non si torna, ma le sfide sono sempre tante (specie in questi anni), i cambiamenti sono possibilità che si affacciano, quanto è accaduto prima inevitabilmente ci condiziona, abbiamo già una predisposizione al cambiamento a questo punto. Quando è necessario affrontare cambiamenti nella maturità ci si stupisce della forza di alcuni come della debolezza di altri. Da anziani non è facile, ma qui le difficoltà tornano a essere oggettive, le energie sono meno, la salute vacilla, e la comprensione unanime.

Per ogni età ci sono cambiamenti e vanno rapportati alle capacità di affrontarli che si forma a mio parere col tempo, ma - questa è la conclusione cui sono arrivata io - sicuramente l'inprinting familiare gioca un ruolo rilevante.

Leo Babauta afferma che fornire i nostri figli di una capacità di reagire positivamente ai cambiamenti è importantissimo. Verissimo e alla domanda successiva che immagino tutti si pongano: ok, ma come? Esiste un'educazione al cambiamento - se così si può dire -? dare risposta rispecchia le persone che siamo e il nostro stesso approccio al cambiamento.

In ultima analisi, io credo, educare al cambiamento è possibile e passa ancora una volta dal modello che si offre: un genitore dinamico probabilmente avrà figli dinamici, mentre i figli di chi vive male i cambiamenti faranno più fatica ad accettarli, perchè l'esempio è lo strumento educativo più forte che esista.

Non è un assioma, però, anche perchè i bambini sono influenzati anche dal gruppo dei pari e da altri adulti di riferimento (altri parenti, educatori, ecc) e io non credo al determinismo che condanna chi non ha avuto un buon inizio o buoni modelli a non superare i problemi che ha, perchè siamo esseri viventi e quindi possiamo sempre darci la possibilità di cambiare, ma un buon input al riguardo può aiutare.

Se guardo al mio caso ho avuto un genitore più incline al cambiamento e uno più rigido. Nella mia vita sono cambiate molte cose, specie negli ultimi anni, soprattutto sono cambiata io. La nascita della mia bimba è stato un fortissimo catalizzatore di cambiamenti (ne avevo parlato qui) e sicuramente mi ha spinta a liberarmi di alcune rigidità e ad essere più libera, forse per questo oggi io mi sento incline ai cambiamenti.

C'è del lavoro mentale - come lo chiamano le amiche che mi conoscono bene - in questo (nuovo) approccio, ma se arrivano dei cambiamenti, mi dico, e non puoi farci granchè, meglio viverli bene, no?
Ho abbracciato la strategia dei bicchieri mezzi pieni e superato il panico iniziale di certe svolte che sono arrivate inaspettate, mi sono goduta, a volte, quello che veniva con spirito da bambina impavida (e credetemi non lo ero da piccola) e questo mi ha portato tante esperienze molto positive. Il prossimo passo è essere meno mentale, e poi prendere la vita e prendermi meno sul serio.

E' sempre imbarazzante parlare di me e stiamo andando fuori tema, quindi mi fermo subito, voleva solo essere un piccola testimonianza del fatto che cambiare si può, e in meglio per quanto mi riguarda: la rigidità che un tempo era addirittura un vanto e a volte in realtà mi ha vincolata, si è persa strada facendo. Una conquista di cui vado molto fiera, per esempio, è quella del concedermi la facoltà, anzi libertà, di cambiare idea, ho salutato la mia proverbiale coerenza e oggi mi pongo di fronte ai problemi con meno preconcetti: sono libera di scegliere secondo cosa sento, non solo cosa penso.
  
La mia strategia oggi, o forse il mio credo, è l'ottimismo, ma sto ancora studiando e una cosa che mi affascina molto ora è la meditazione: non immaginatemi ogni mattina a fare il saluto del sole e dedicare qualche minuto a focalizzare il mio equilibrio, nei mesi dell'attesa di mia figlia è stato così, ma oggi ci riesco solo raramente, eppure basta poco (vedi punto 6 di questo interessante elenco), sono una principiante assoluta, con occhi ben aperti e curiosi, e voglio approfondire.

Ylenia scriveva:

abitare l'esperienza, stare in contatto con l'evolversi e il fluire senza oppormi, allenare l'ascolto. Questo prevede la capacità di accettare il trasformarsi degli eventi anche secondo direzioni fuori dal nostro controllo, di restare saldi e vivi anche nel bel mezzo di... tutto, del tutto imprevedibile. (cut) restare salda e viva, centrata e capace di far fluire (cut) Il modo migliore che conosco per convivere serenamente con lo scorrere delle esperienze è muovermi: scorrere anch'io, seguendo l'immagine dell'acqua che genera, raccoglie, continua, immutata nella sua sostanza ma attraversabile dal resto.
La poesia di questo post ci avvolge leggendolo, il messaggio che ci comunica è molto intenso e trovo sia una sintesi perfetta di quello che vorrei condividere: aprirsi al cambiamento restando centrati. Questo è possibile solo quando abbiamo in noi un buon equilibrio, quando la nostra identità è salda.


Da genitore espongo mia figlia al cambiamento ogni volta che attraversa le nostre vite, con i debiti filtri e supporti se è qualcosa che può turbare, e anche nel quotidiano: dalle piccole scelte domestiche, come quella di seguire la stagionalità dei cibi e proporre ricette di diverse tradizioni del mondo, alla scelta di seguire il marito quando va in trasferta lontano per più di qualche settimana. Credo che fornirle un bagaglio di esperienze il più varie possibile la aiuterà ad essere più libera, elastica, ma anche consapevole di se'.


In questo post si sono affacciati i miei studi di sociologia, metto in coda per chi volesse approfondire una bibliografia minima sul tema dell'identità e cambiamento.

Erving Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, collana Biblioteca, Il Mulino, 1969 
A. Melucci, Il gioco dell'Io. Il cambiamento di sé in una società globale, Feltrinelli, Milano, 1991.
A. Fabbrini, A. Melucci, L'età dell'oro. Adolescenti tra sogno ed esperienza, Feltrinelli, Milano, 1992.


Alcuni testi sono ormai fuori catalogo, la cosa più pratica è recarsi in una biblioteca ben fornita, meglio ancora universitaria, e sfogliare i libri di sociologia che affrontano il tema del cambiamento e soprattutto quello dell'identità, troverete affascinanti spunti.

Nel mondo di Cì troverete molti contributi su un altro tema collegato, quello delle differenze. Li trovate tutti qui.

Con questo post partecipo a


25 commenti:

  1. Wow... Molto profondo questo post. Nonostante sia lungo ho divorato ogni parola fino in fondo! Mi piacciono molto queste tue riflessioni sul cambiamento e di come sia facile/difficile affrontarlo in età diverse. Penso che hai ragione quando dici che i grossi cambiamenti sono duri da affrontare perchè è come perdere un pezzetto di sè. Io sono una di quelle che fanno fatica ad accettare i cambiamenti. Magari non tutti ma alcuni si. Sono legata al luogo dove vivo, ai miei amici, al mio lavoro. Sono certezze e mi danno sicurezza. Così come la routine quotidiana, ad esempio della scuola infanzia, da sicurezza ai bimbi. Sai cosa succederà dopo il gioco: la pappa. E cosa dopo la pappa: il riposino. E' vero però che i cambiamenti fanno parte della vita e riuscire ad affrontarli in maniera positiva è sicuramente il modo migliore! Vero pure che il miglior modo per educare i nostri bimbi al cambiamento è l'esempio di noi adulti. Non so se mi sono mai chiesta se il mio bimbo accetta bene i cambiamenti. Forse dipende dal tipo di cambiamenti e poi lui ha un grosso vantaggio: è molto molto socievole. Per cui cambiare scuola o trovarsi in un posto nuovo con tanta non è un problema, anzi! Dopo 5 minuti parla con tutti e il problema è farlo smettere. Grazie di questo post è proprio bello!

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    1. Ciao Claudia, grazie a te per il tuo commento.
      Il post è lungo perchè è stato scritto "a rate" in piccoli spazi rubati ad altro di questi giorni molto pieni (per una buona sintesi occorre tempo e io ne avevo poco) e perchè sono sono entrate tante cose e ancora avrei scritto molto, quanto ci sarebbe da dire su questo tema!

      Essere bambini solari è una dote meravigliosa, aiuterà sicuramente il tuo bimbo nei suoi prossimi cambiamenti, su di noi facciamo sempre in tempo a lavorare (ovviamente se uno pensa sia il caso), quel tanto che basta per mostrarci un po' più elastici se creediamo sia una dote importante da trasmettere :)

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    2. Non volevo dire che il tuo scritto era troppo lungo. E' veramente bello e hai ragione: ci sarebbero altre mille cose da dire sull'argomento.
      Si per fortuna si può migliorare. E in questo caso mi sforzo sia per mio figlio che per me. I cambiamenti ci sono, non si possono evitare e il solo modo per viverli è meglio è essere un pochino più elastici.

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    3. Tu non l'hai detto, ma io lo penso :)
      Però anche se forse sarebbe stato meglio spezzare il post in tanti micro temi so che ora non posso prendermi l'impegno di farlo, per cui sono andata in linea con questo lungo post molto denso, come scrive Palmy sotto :)
      Grazie dei tuoi feed back, mi aiutano a migliorami.

      L'elasticita credo che oggi sia una qualità preziosissima, lavorarci porta sicuramente sempre benefici :) I bimbi però ne hanno una dose più alta di noi per cui partono avvantaggiati e con gli opportuni rinforzi se dovesse servire li possiamo aiutare quando un cambiamento si rivela più stressante del previsto. E tu con tuo figlio ci sarai sempre, come hai fatto fino ad oggi.

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  2. Ti ringrazio per questo post e queste riflessioni. Come dicevo anche da Palmy, il cambiamento fa parte di questo periodo della mia esistenza in maniera molto forte. E non è solo una questione esterna (trasloco, decisioni lavorative...). Per questo mi sono rispecchiata nelle tue osservazioni, che danno luogo per me ad altri pensieri. E grazie anche per la bibliografia, che seguirò.

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    1. Ciao 'povna, mi fa piacere se ti sono stata utile.
      La bibliografia e il taglio sono per scelta decisamente poco accademici. Ho scelto un testo di cui c'era una generosa anteprima (linkata) on line perchè so che chi mi legge in maggioranza è digiuno di queste materie e vorrei potesse sentire la sociologia come una lente per interpretare gli eventi di ogni giorno, anzichè uno sapere per cultori. Sono sicura che potendo tu accedere ai luoghi sacri (le biblioteche universitarie, e quanto mi mancano!!!) troverai molto per approfondire. Melucci ha molto indagato gli effetti del cambiamento, epocale ma anche del singolo, e via via gli altri sociologi che si sono occupati di "costruzione dell'identità", perchè lì secondo me sta il bandolo della matassa: nei cambiamenti ci specchiamo e se ne soffriamo più di quanto ne possiamo gioire è perchè qualche pezzettino di noi da cui abbiamo paura di separarci è in cerca di un nuovo equilibrio.

      Un abbraccio solidale per gli effetti pratici dei cambiamenti di cui hai raccontato e in bocca al lupo per tutto, a presto.

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  3. Bellissimo articolo e riflessioni, grazie! elle

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  4. non ho compiuto studi sociologici ed il mio approccio alla vita è tutt'altro che accademico, semmai si basa sulla scoperta e sull'osservazione, sulla curiosità e sulla consapevolezza della gioia che la vota porta in sè.
    non sto ad annoiarti con le mie impostazioni socioculturali ricevute e vissute sin da piccola. credo che il cambiamento sia da accettare e vivere ed accompagnare ogni giorno, e prima si riesce a capire questo semplice concetto meglio è per il modo in cui si affronteranno le cose (come tu hai ben spiegato). niente rimane fisso, da che nasciamo tutto ciò che ci circonda è un continuo cambiamento.
    la scelta è tra viverlo e lasciarsi trasportare.
    non ho avuto genitori nè figure educative in genere particolarmente equilibrate nè mutevoli nè fisse. ciò che penso e pratico ogni giorno nella mia vita lo sto scoprendo piano piano, da quando sono nata, ogni giorno. è difficile spiegare ma è come se questo fosse un naturale impulso presente dentro di me da sempre, del quale non posso (e non volgio) fare a meno e che mi spinge verso me stessa (e con me stessa verso tutti) da sempre.
    lo so posso sembrare un po' pitocca ma è quello che vivo da che ne ho memoria ^_^

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    1. In realtà la sociologia, fuori dalle università, non è altro che una lente di ingrandimento per capire meglio e partecipare più attivamente alla vita, o almeno questo me ne ha fatto innamorare al punto di sconvolgere un piano di studi inizialmente economico (per parlare ancora di cambiamento e questo mi è quasi costato un esaurimento, ma era un'altra Cì...)

      Ognuno di noi ha un suo personalissimo percorso, e in esso una peculiare capacità di cambiare con naturalezza o una certa sofferenza, è interessante la tua esperienza, credo che se ognuno di noi raccontasse la propria verrebbe fuori un collage eterogeneo che però raccoglie molti profili umani in cui qualcuno potrrebbe riconoscersi o specchiarsi.

      ciao!

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  5. Davvero denso questo post. Io sono una persona che ama le abitudini e la vita tranquilla e quotidiana. La primavera mi scombussola per settimane, mettendomi in subbuglio dallo stomaco all'ansia. Eppure riesco ad affrontare le cose che cambiano e le cose che non vorrei con una grande e silenziosa arma: l'accettazione. Io accetto, accolgo, faccio mie le cose che avvengono a prezzo certo di un lungo e continuo lavoro, ma alla fine vado. Grazie di aver partecipato. Se vuoi puoi partecipare ancora a tutti i post nei tempi che vorrai... qualcuno ha cominciato ora dalla prima competenza, fare domande...

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    1. Ciao Palmy, grazie a te per questa iniziativa interessante.
      Gli argomenti che hai sviscerato ogni settimana sono interessanti e spesso avrei partecipato se avessi avuto più tempo, ma vi ho seguite. Magari ne riprenderò qualcuno, un paio di bozze le avevo iniziate e ho letto nei commenti da te di tante richieste di proseguire per chi non ha fatto in tempo.
      Grazie e alla prossima iniziativa! :)

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    2. Dimenticavo... l'accettazione è un traguardo secondo me, e non va sottovalutato, e sicuramente richiede molto lavoro. ciao!

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  6. mi riempie di gioia leggere l'empatia con cui hai capito le mie parole. è proprio così, e spero che le mamme come noi trasmetteranno al mondo di domani la flessibilità e la capacità di accogliere i cambiamenti e di imparare ad amarli. il lavoro che facciamo su di noi è solo un inizio, un meraviglioso inizio che regaliamo a noi stesse e a chi ci sta accanto. grazie di aver accolto il mio invito all'ascolto,e aver rilanciato con un post così personale e ricco!

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    1. Ciao Ylenia, il tuo post mi era piaciuto tantissimo e il tuo commento mi riempe di gioia. Grazie e a presto! :)

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  7. Ciao Cì, mi piace molto la tua riflessione e la sfida di restare centrati pur accettando il flusso delle cose... vado ad approfondire tra i link quelli che non conosco, grazie!

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    1. Ciao Jessica, grazie!
      è un altro modo per affermare che solo chi ha già elaborato la sua identità riesce ad affrontare i cambiamenti (e le differenze) senza perdersi, ma cogliendo le occasioni per crescere ed arricchirsi di nuove esperienze. A presto!

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  8. Cara Cì, grazie per questo bel post. In questi giorni di scarsissima presenza on line, causa mancanza di tempo e sovraffollamento d'impegni, mi sono riuscita a ritagliare una piccola e rigenerante pausa di riflessione. Il cambiamento è sempre stato per me tema scottante. Cresciuta in una famiglia in cui la coerenza era coltivata come valore importante, e la fedeltà a sè stessi come un principio assoluto, la mia indole mutevole e volubile, che mal si conciliava con i dettami familiari, ha faticato non poco ad emergere con libertà e consapevolezza, affrancandosi da quelli che venivano da me vissuti come limiti e che poco si addicevano alla mia personalità. Ho faticato molto per accettarmi, per riconoscermi il diritto di cambiare idea senza sentirmi in colpa prima di tutto verso me stessa. Mi rendo conto di quanto sia difficile riassumere in poche righe una vita intera, e molto facile è venir travisati, ma desideravo lasciare comunque traccia del mio passaggio e due parole di ringraziamento per l'opportunità.
    L'iniziativa di Palmy, è bellissima (come molte altre sue idee) ma molto impegnativa, e visti gli impegni degli ultimi mesi non me la sono sentita di coinvolgermi, ma ho seguito, sia pur silenziosamente quanti più contributi ho potuto.
    Ciao!
    Michela

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  9. Cara Michela,
    grazie per aver dedicato un po' del tuo tempo a leggermi e poi commentare. Posso assolutamente capire. Anche io per un po' ho avuto il culto della coerenza, ma poi ho assaggiato la libertà (anche dalle mie stesse aspettative) e ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi. Immagino la fatica del tuo percorso, dalle tue parole trapela e mi dispiace per la sofferenza che intravedo, pensa però a quanta strada hai fatto! Hai sicuramente molti motivi per essere contenta e anche fiera di te :) Quanto è alle tue spalle, soprattutto alla luce delle consapevolezze che hai acquisito non potrà più limitarti o farti soffrire, è un traguardo importantissimo! Un abbraccio, C.

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  10. Devo rileggere tutto con calma e muovermi un pò nei vari blog per approfondire, mi interessa molto poter trovare una strada più agevole per aiutare mio figlio a sostenere le transizioni. E' uno dei suoi maggiori problemi, quello di affrontare situazioni nuove o imprevisti, in verita ogni volta che deve vestirsi e uscire di casa diventa estremamente irritabile, gli serve un momento di sfogo prima di attraversare la porta. E per me - che sono totalmente diversa e le novità mi piacciono un sacco - è proprio difficile entrare nei suoi sentimenti. Lui sta imparando mooolto lentamente a gestire un minimo questa sua difficoltà, almeno capisce quando arriva e che sensazioni gli provoca ma poi più di tanto non riesce a controllarsi, è proprio una situazione che manda in tilt il suo autocontrollo e gli fa vedere come terribile anche le cose più divertenti e le opportunità più simpatiche. E' proprio faticoso e penso sempre al suo futuro e a quanti cambiamenti dovrà riuscire a gestire. Spero di riuscire ad infondergli un pò più di fiducia in sè e nel mondo.

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    1. La via maestra è l'esempio ma il vostro caso è particolare e io non sono un'esperta. Nelle tue parole ci sono tanti elementi positivi: tu sempre attenta a capire e portata a tentare strade diverse, lui che diventa consapevole dei suoi sentimenti e questo dovrebbe alleviare il suo disagio e rendergli più semplice riconoscere e forse soddisfare i bisogni di cui parlano i sentimenti che si affacciano durante le transizioni. E comunque è un preadolescente. E' durissima oggi (un'amica ha una figlia dell'età del tuo e anche lei ha una sensibilità spiccata e mi racconta di una gran fatica, per tutte e due!), ma tu gli sarai vicina e questo lo rassicurerà, spesso te lo ha detto, come nel caso dell'amico del cuore che ha stretto una relazione più forte con un altro bambino. ciao!

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  11. Io invece amo i cambiamenti, sono grandi stimoli di vitalità per uscire dalla routine e non annoiarsi mai. Ho cambiato città, ho cambiato case (sono all'ottavo trasloco!!), ho cambiato ambiente di lavoro, ho cambiato vita sentimentale....insomma non mi sono fatta mancare nulla. Ed anche ora vivo con grande entusiasmo i cambiamenti in atto. Ma le mie paure, le mie ansie riguardano mio figlio. Lui ha gia vissuto tanti cambiamenti per essere un nanetto di 7 anni e non posso non chiedermi se questi ultimi cambiamenti non siano troppi per lui (un fratellino, una nuova casa....in un nuovo quartiere...e forse anche una nuova scuola). Insomma proprio oggi gli diremo che cambieremo casa e quartiere....e non posso nascondere che ....ho paura...

    Grazie per gli spunti che ci hai dato in questo bellissimo post!!

    Moonlitgirl

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    1. Ti capisco, a volte anche io mi chiedo se le mie scelte sono davvero rispettose delle esigenze di mia figlia. Lei si butta sempre nella mischia, e poi a volte se ne esce con cose che mi spiazzano e occorre trovare un punto di incontro tra le esigenze di tutti noi.
      Se ricorda i cambiamenti precedenti sarà più semplice, e poi si gioca con gli scatoloni, si scoprono tesori sepoliti in fondo agli armadi - e "casualmente" si trova qualche libro nuovo che diventa un regalo - si fa caccia al tesoro dei playground nel nuovo quartiere, si cerca la biblioteca più vicina... Così faccio io quando seguo il marito in trasferta e ho fatto durante la ristrutturazione di casa, quasi peggio di un trasloco a conti fatti. Se non andate molto lontano e lui ha legato con qualcuno in particolare lo potrete continuare a frequentare e per la scuola servirà un buon supporto tuo, ma in fondo se ha appena iniziato le primarie è un'esperienza simile a quella dello scorso anno, no? Comunque l'importante è stare attenti ai sentimenti che provate, sia lui che voi grandi e parlarne apertamente. I sentimenti possono essere negativi (tristezza per il distacco, ecc) ma anche positivi: emozione per le novità, ecc.
      In bocca al lupo!

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    2. Crepi il lupo!!!

      E grazie mille!!!

      Moonlitgirl

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    3. Ah....se passi da me c'è un premio per te (ho fatto anche la rima!!!!!!)

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