mercoledì 17 ottobre 2012

Bimbi, autonomia e società (italiana)

In questi giorni sono comparsi nella blogosfera articoli molto interessanti su autonomia dei bambini, approccio degli adulti, come far rispettare le regole, e incidentalmente sulla società in cui viviamo, con un occhio che ogni tanto si posa su cosa accade fuori dai confini nazionali e come ci vedono dall'esterno. I commenti e confronti che ne sono seguiti sono stati molto ricchi.
Le riflessioni che vorrei fare - e forse un giorno riuscirò a scrivere - sono ancora molte altre, ma oggi voglio in particolare dedicarmi a commentare i post e commenti degli altri.

Claudia, che per me non è solo una collega blogger ma un'amica con cui accade spesso anche in privato di confrontare le nostre esperienze di mamme, ha pubblicato un post pieno di riflessioni e interrogativi sui bimbi e lo sport (e un sacco di temi annessi e connessi, vi invito a leggerlo), che però portava a rifettere molto sul ruolo e comportamenti dei genitori, su strumenti e prassi degli educatori, sullo spazio che si lascia ai bambini.
Claudia si è interrogata, avendo
"Dubbi riguardo la possibilità per i genitori di rimanere a osservare i bimbi. Molti genitori chiaccherano tra di loro e ogni tanto si lasciano prendere dall'entusiasmo alzando la voce, ridendo e disturbando la lezione. Alcuni portano con sè i fratellini più piccoli che corrono, parlano, cantano... Altri ancora incitano o sgridano i propri figli. C'è un papà in particolare che grida istruzioni ai due figli durante quasi tutta la lezione ripetendo ciò che l'allenatore ha già detto."
Ho pochi dubbi io: questi genitori sono maleducati e irrispettosi. Non rispettano l'allenatore, ma questo è forse il fatto meno grave, soprattutto non rispettano i loro figli e il loro allenamento e danno loro un esempio decisamente negativo. E non mi stupisco che i bambini non ascoltino l'allenatore: se i loro genitori per primi non lo fanno, se vociano, se si intromettono in modo così irrispettoso, se non intrattengono i più piccoli che disturbano - innocenti loro ma gli adulti che li dovrebbero contenere e intrattenere no - le lezioni - lezioni di cosa a questo punto? maleducazione? -, cosa ci si può aspettare?
Io direi che l'allenatore ha fatto una cosa positiva dando ai parenti la possibilità di osservare, ma dovrebbe chieder loro di mantere un comportamento rispettoso, o di andarsene.
Claudia ha linkato "Mamma non mi guardare, lasciami crescere" in cui si invita il genitore medio a fare un bel po' di passi indietro. Chi scrive dice che bisogna dare fiducia ai bambini, lasciarli sperimentare, lasciarli vivere esperienze diverse da quelle che potrebbero avere con noi in autonomia. Invita esplicitamente a non essere soffocanti. Dice che molti genitori si sostituiscono ai bambini molto spesso e questo è molto negativo per loro. Valutazioni che io condivido assolutamente e indirizzano il mio approccio educativo, mia figlia è una bimba molto autonoma, a volte mi stupisco di come cresca, così in fretta... :)

Conosciamo la vera definizione di autonimia?
Conosciamo la vera definizione di autonimia?

Non ho il minimo dubbio che mia figlia abbia desiderio, capacità e strumenti per confrontarsi con il grande mondo fuori e uscire dal suo&nostro piccolo mondo qualche volta, per questo l'ho lasciata molto libera fin da piccolissima. Nella scuola dove frequenta un playgroup in inglese una volta a settimana c'erano opzioni diverse: classi per genitori e bimbi (che abbiamo frequentato all'inizio) e poi la possibilità di scegliere di far andare i bimbi in classi di soli bimbi. Molti genitori non rincasano che per cena e non hanno persone che possano o vogliano accompagnare a un corso totalmente in inglese il piccolo di casa, nel nostro caso quel problema non c'era, per cui ho chiesto a eSSe di scegliere all'inzio dello scorso anno. Lei non ha avuto dubbi: voleva andare da sola. Io ne sono stata felice.  Ed è una di quelli che non ha mai pianto, era pronta e aveva avuto modo di scegliere.
Quando ci son state occasioni di prendere le misure col mondo le abbiamo colte, quando ho visto che era pronta, cioè quando l'input partiva da lei, con fiducia l'ho assecondata, convinta che fosse occasione per lei di costruirsi preziose sicurezze, una sorta di base per diventare una donna serena, consapevole, ottimista, in grado di essere e fare ciò che vuole.

Al mio approccio sono arrivata osservando mia figlia, ma anche altri bambini, leggendo, confrontandomi anche con altri genitori, riflettendo, e ascoltando quando era il momento delle scelte il mio istinto materno. Forse devo ringraziare anche le mie esperienze all'estero, che mi hanno permesso di contaminarmi un po' e prendere distanza definitiva da approcci un po' soffocanti, quelli che tarpano le ali davvero, ai bimbi ma anche ai genitori. Noi genitori dobbiamo interiorizzare che non si può che procedere per "tentativi ed errori", l'elasticità e la capacità di rispondere velocemente alle situazioni in rapido mutamento è una qualità che fa la differenza quando cresci con un piccolo, fa risparmiare molto tempo e spesso sofferenze inutili per tutti.

Le implicazioni legate a quel post, però, sono molte e diverse, una l'autrice non l'ha presa nemmeno in esame e secondo me è la più importante oggi. 
Non viviamo in una società dove stare sereni e poterci fidare sempre degli altri.
Non sarei mai tranquilla a lasciare mia figlia in un posto dove non mi fanno vedere quello che fa se lo chiedo, dove non ho modo di fare un sopralluogo durante una lezione qualsiasi (preferibilmente non vista, perchè rimane implicito che i bimbi non debbano esser disturbati). Come ha scritto Claudia, poi, in un commento al post linkato sopra, non si vorrebbe esserci sempre, ma capire cosa fa il proprio figlio. Io aggiungo: soprattutto poter valutare l'atteggiamento degli adulti che si prendono cura di lei è un prerequisito minimo per sentirmi serena ad affidarla a qualcuno. 
Dopo un approfondimento doveroso dell'ambiente e delle idee e approcci degli educatori, viene l'esperienza diretta e bisogna interessarsi alle reazioni dei bambini, ascoltare come la vivono, cosa che ci deve guidare nel decidere se è il caso di proseguire o no, specie con la attività pomeridiane che secondo me dovrebbero esser limitate, io sono tra quelli che i bimbi li preferiscono a giocare liberi al parco giochi appena possibile più che a fare l'ennesimo corso. Conosciamo bambini che fanno anche 4 corsi a settimana, e hanno anche i week end impegnati, sono ancora bambini?
 
Nel post di Claudia mi ha colpito molto l'esperienza negativa in piscina di suo figlio.

Non esiste che un bimbo venga lasciato piangere da un istruttore a 4/5 anni. L'istruttore non deve solo trasmettere una tecnica per arrivare, avere come obiettivo l'acquisizione di una competenza, ma a quell'età è prioritario che trasmetta amore per quel che fa, e prima ancora sicurezza al bambino. Perfortuna che Claudia ha potuto vedere che succedeva! 
Anche io avrei tolto mia figlia da un corso di nuoto così, e mi sarei pure lamentata con i responsabili per la scelta di un istruttore non adatto a gestire bimbi piccoli. Ora il figlio di Claudia dovrà dissociare l'acqua e il nuoto dall'istruttore pessimo che gliel'ha resa un'esperienza negativa e probabilmente spaventosa.

Claudia dell'istruttore del nuovo corso che frequenta suo figlio (quello del corso dove i genitori vociano sugli spalti) dice che è dolce e al contempo fermo, però io vedo lacune nel suo approccio, se un bambino è distratto significa che l'adulto non ha saputo catturare la sua attenzione e coinvolgere i bimbi, che hanno anche età molto diverse.

In generale penso che siano molto, troppo, piccoli a 5 anni per attività normate o insegnate come si farà poi quando saranno più grandi, ogni corso  che funziona e insegna qualcosa al bambino - e a volte anche ai suoi - in questa fase deve soprattutto essere gioco, e occasione di sperimentare, anche i rapporti e gli equilibri tra le persone.  

Dare caramelle come premio, poi, è sempre sbagliato. Sempre. E per più motivi.
 

 In una società dove i disturbi alimentari sono frequenti anche tra i bimbi, dove il tasso di baby obesi è molto alto, il cibo non dovrebbe mai esser merce di scambio, mai un "premio", questo approccio insegna un rapporto sbagliato col cibo. 
 Ci sono poi genitori che non danno caramelle, perchè fanno venire le carie, perchè lo zucchero bianco con cui sono fatte quasi tutte è un alimento assolutamente povero e non sano, oltre a coloranti e altre schifezze, inoltre in moltissime c'è la gelatina alimentare, che altro non è che scarto di suino.

Io non sono contraria a mangiare o offrire qualche dolcetto (sano, secondo i miei standard ovviamente), ma questo deve restare qualcosa che attiene le scelte familiari, le esperienze che ogni genitore deciderà come gestire a casa propria.


Certamente negli sport ci sono regole ma il come trasmetterne il rispetto è molto importante e il fallimento di questo allenatore - oltre al comportamento di parte dei genitori che di fatto lo screditano - mostra quanto non funzioni usare un sistema di premi e ricompensi in modo così causa / effetto.
Si insegna ai bambini a fare qualcosa per avere un premio, non ad amare quel che si fa perchè un'adulto appassionato ha saputo trasmettere amore per uno sport (ma anche per una materia), si toglie anche il piacere di imparare, di conquistare un'abilità che non si aveva, di sentirsi un po' più grandi, di emozionarsi facendo qualcosa per il puro gusto di farla. 

E non mi piace che si enfatizzi da così piccoli l'agonismo in sede sportiva, che già le pressione che vengono dall'esterno spingono anche troppo in quella direzione. 
Mi è piaciuto moltissimo un documento che ho trovato mentre cercavo un esempio virtuoso di insegnamento in campo sportivo: si tratta di un manifesto del Consiglio d'Europa sul fair play.
Claudia, provando a spiegarsi questo approccio dice che effettivamente gli sportivi vincono medaglie, concorrono per primeggiare, ecc. Sì, ma sono adulti. Nel documento che ho linkato c'è un passaggio molto bello che spiega che un errore da evitare è considerare i bambini piccoli adulti e motivarli in modo agonistico anzichè all'amore per lo sport, la gioia di fare qualcosa che rende felici - e educa all'attività fisica, cosa importantissima per la nostra salute -.


Se c'è un premio (o una punizione) e l'enfasi viene posta sul premio il bambino punta al premio e perde moltissimo di tutto il resto. Il filgio di Claudia a soli 5 anni lo ha già sperimentato, si gioca per vincere, non ci si diverte se no.
Tutto questo è "sportivo"?

Il passo successivo è scegliere solo i vincenti nelle piccole squadre (cosa che la Claudia adolescente ha vissuto non eccellendo negli sport, ci racconta lei), del resto se i prerequisiti sono questi...

No, non sono protettiva o maniaca del controllo, voglio solo aver facoltà di scegliere e mai subire le scelte educative altrui (difendo la competenza genitoriale e credo occorra tracciare confini netti tra gli ambiti in cui genitori e altri educatori collaborano - per esempio la scuola - e dove invece sono solo i genitori a decidere - per esempio i metodi e gli approcci -) per quanto attiene l'educazione di mia figlia, come ogni genitore voglio il meglio (possibile) per lei.

Nei link di Claudia c'era anche un video pubblicitario che mette alla berlina mammoni e mamme italiane. Mi ha stupita e lasciata male, in genere per mia esperienza all'estero ci considerano meglio di quanto noi italiani supercritici ci consideriamo. E' uno stereotipo ingigantito ad arte, però un po' hanno ragione, è vero che i ragazzi stranieri sono molto più indipendenti e da molto prima di noi. Quando però sono stata per esempio in Germania ho apprezzato molte cose,  altre non mi sono piaciute.

Ci sono parecchie cose che dovremmo cambiare, fidarci di più dei nostri figli, lasciarli più liberi, offrire esempi solo positivi, trovare modo di valorizzare le cose positive della nostra cultura e lavorare sulle altre per offrire loro un virtuoso mix di input di diversa provenienza.

Esser pronti a intervenire lasciando fare esperienze anche impegnative.
La nostra bimba a 3 anni e mezzo si è arrampicata su un gioco alto parecchi metri in Germania

Tra i post linkati da Claudia anche il mio "Di cultura e società (italiane), che ho dovuto tagliare mentre lo scrivevo perchè non avrei più smesso (e anche oggi mi fermerò prima di esaurire tutte le riflessioni che ho fatto in questi giorni)! ma chi ha commentato ha colto dove andavano i miei pensieri: non si può parlare di società senza parlare di bambini e poi porsi alcune domande le cui risposte dipendono molto dalla cultura di appartenenza, ancor più dalla famiglia di origine, da cui deriva il tipo di rapporto tra adulti e bambini che abbiamo in mente come modello. 

Sulle regole torno un'altra volta, non posso esaurire un argomento così importante in poche righe e per oggi ho già scritto tanto! 

Alla prossima.

Bibliografia di riferimento:

Sul rapporto col cibo
  • Il mio bambino non (mi) mangia, di Calos Gonzales
  • Mangiare per scelta non per abitudine, di Sylvia Haskvitz
  • A tavola ragazzi, di Jesper Juul  
Sull'autonomia
  • Il bambino è competente, di Jesper Juul  
  • Genitori efficaci, di Thomas Gordon

19 commenti:

  1. Prima di tutto ti dico grazie per aver condiviso queste tue riflessioni che in parte sono la risposta al mio post. Confrontarmi con te mi piace moltissimo e spero che manterrai la promessa e scriverai ancora su questo argomento. Ora dovrei scrivere un post in risposta al tuo!
    Mi è piaciuto moltissimo il passaggio in cui scrivi "Noi genitori dobbiamo interiorizzare che non si può che procedere per "tentativi ed errori"" Quanto è vero! Tutto cambia troppo in fretta e non c'è alcun modo di avere certezze. Non fa in tempo a finire una fase che ne inizia una nuova e ci ritroviamo sempre impreparati.
    In effetti io non avevo pensato per nulla alla fiducia riposta nelle persone a cui affido mio figlio. Anche se non lo lascio mai in posti con persone sconosciute. Penso che hai perfettamente ragione. Oggi succedono tante cose che non voglio neppure nominare e poter controllare i nostri figli, ogni tanto e senza preavviso, è molto importante. Riguardo il nuoto hai di nuovo ragione... forse avrei dovuto parlare con l'istruttore, un uomo, e chiedere spiegazioni. Purtroppo sono potuta andare a vedere Samu nuotare solo due o tre volte e ormai mancavano poche lezioni alla fine del corso. Spero che Samu si dimentichi di quell'istruttore e prima o poi voglia provare di nuovo a divertirsi in acqua. Infatti il mio dispiacere più grande è che ha associato il nuoto a qualcosa di negativo.
    Sulle caramelle non ho ancora detto nulla all'istruttore perchè non è facile trovare occasione di parlare con lui faccia a faccia e senza tante persone intorno e inoltre ho paura di essere un po' tropo invadente. Se a casa mia ci sono delle regole, magari a basket valgono altre regole, come quella della caramella regalata a chi vince. Se non mi piace posso cambiare sport... Non so, ci devo ancora riflettere molto. Però concordo con te che non mi piace che siano regalate caramelle ai bimbi a scuola o durante qualche attività sportiva. Tu naturalmente sei stata bravissima a spiegare i motivi.
    Il resto del post è meraviglioso. I bimbi sono il futuro ed è giusto cercare di fare capire loro quali sono i veri valori. Non vincere ma giocare, divertirsi. Lo sport è bello e la competizione non può mancare però chi vince potrebbe ricevere un "bravo", una medaglietta di carta. Una cosa molto più simbolica di una caramella che attira moltissimo i bimbi e, come scrivi tu, potrebbe far perdere di vista l'obiettivo. Voglio vincere per dimostrare che mi sono allenato, che sono bravo, mamma sarà orgogliosa di me. Non perchè voglio semplicemente mangiare una caramella.

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    1. Grazie a te, il tuo post e i tanti commenti a tutti i vari post mi hanno fatto venire voglia di scriverne ancora e penso ci faccia bene confrontarci, perchè ogni voce porta alla luce una sfumatura che magari non si era valutata, a me arricchisce tantissimo.

      Quel passaggio io lo riporto spesso, un po' per ricordarmene, un po' perchè vedo che chi va un po' in til è ancora all'idea del genitore infallibile, e secondo me quella figura - praticamente mitologica: chi è davvero infallibile? - può solo creare problemi a tutti.

      Correggo subito nel testo il genere. Ad ogni modo nel post di oggi hai scritto che ha fatto la rima "nuoto gioco" :) i bimbi sono dotati di grande elasticità, l'importante è spostare l'associazione spiacevole sulla specifica esperienza e liberarne il nuoto in se'.

      In fondo ha solo 5 anni, magari l'estate prossima in acqua ce lo porti tu, direttamente al mare, così intanto è passato un po' di tempo e vedi come reagisce e lavori sul rassicurarlo che nessuno lo forzerà mai pià in acqua.

      Tu riflettici con calma - e grazie per i complimenti, mi fai arrossire... - Lo sport secondo me è una cosa "grossa" per i bimbi. Se hai tempo leggi quel documento che ho linkato, lì ho trovato forma a quello che ho sempre pensato e molte cose in più che mi hanno fatta riflettere sul perchè avevo dei dubbi a volte, per istinto e leggendo ho capito cosa faceva suonare dei campanelli d'allarme, sul perchè per esempio ho cercato di distogliere mia figlia dal fare danza classica così piccola, mentre avrei valutato se avesse insistito un corso di "gioco danza".

      Io sai che non sono molto convinta della bontà dei sistemi comportamentisti (fai quella cosa vieni premiato / punito) perchè penso che così piccoli possano ancora godere più vantaggi da un approccio più libero da meccanismi e che permetta di godere dell'esperienza in se' senza secondi fini. Giochi a **** (qualsiasi) perchè ti diverti. Ti diverti perchè fai una cosa con altri bimbi / nuova / che non necessariamente ha regole, per il piacere solo di quello che ti fa provare. Non per ottenere qualcosa, vincere, ma anche dimostrare qualcosa. Quello verrà dopo, e per esempio piacere a noi cercano di farlo sempre, se c'è una cosa che rende felice un bambino è vedere che sua mamma è felice per lui. Felici insieme è il massimo ma dobbiamo stare attente a non imprigionarli nel meccanismo di fare una cosa per renderci felici, ma so che tu lo sai.

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  2. Ultima cosa sulla poca attenzione dei bimbi: in parte può essere dovuta al fatto che i genitori disturbano ma l'istruttore mi pare molto bravo. Li chiama per nome, smette di parlare quando i bimbi chiaccherano tra di loro, spiega loro il motivo per cui devono ascoltarlo quando lui parla... Spesso mostra loro cosa devono fare con la palla ma altre volte dice esplicitamente che non farà esempi ma spiegherà solo con la voce. Io penso che questi bimbi siano poco abituati a prestare attenzione. Non so quali siano i motivi e non voglio dare ragione nè all'istruttore nè ai bimbi ma ti assicuro che alcuni mi hanno lasciato senza parole. L'istruttore si rivolge a loro, fa una domanda, e loro non rispondono. Non ti so dire se questi bimbi a casa sono ignorati dai genitori o se sono troppo viziati, boh! Però la maestra di scuola infanzia, che ha comunicato a tutte le mamme gli orari del basket pomeridiano, ha detto che nella classe ci sono tanti bimbi che ignorano completamente le figure di riferimento: maestre e personale ausiliario. Non rispettano regole, routine o ordini. Forse io e te la pensiamo un pochino diversamente su questo argomento. Io credo che i bimbi debbano anche imparare ad ascoltare e rispettare gli adulti. E in qualsiasi comunità è necessario che esistano regole e persone di riferimento altrimenti il caos prenderebbe il sopravvento e diventerebbe pure pericoloso. Non intendo essere succubi o soldatini che ubbidiscono senza replicare. Non molto tempo fa ho visto un bimbo aprire la porta e uscire da scuola... La maestra lo ha rincorso e ricordato che non si può uscire da scuola da soli. Un bimbo di 5 anni che frequenta l'ultimo anno di scuola infanzia. Altre cose non le posso raccontare ma ho visto bimbi davvero... diciamo "birichini"
    Scusami se ho scritto tantissimo
    Grazie ancora! Un abbraccio!

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    1. Sì, hai ragione. Io ho commentato solo in base a cosa hai raccontato tu, ma non ho ovviamente sott'occhio come te la situazione nel suo insieme.
      A me già quello sembrava un mix che avrebbe distratto e magari anche reso poco partecipe chiunque: io mi sono immaginata in una palestra, stanca dopo una giornata di materna o primarie, che per alcuni parte dal prescuola, con un brutto rumore di fondo che infastidisce e innervosisce, si sa che le palestre hanno quel fastidioso rimbombo, un istruttore davanti che spiega, e il gioco in se' comporta anche di prendersi delle pallonate...

      Se però tu mi dici che lui ha molta volontà di insegnare, bisogna vedere se ci ho visto giusto (la passione c'è ma l'ambiente e gli strumenti non sono quelli giusti), oppure (o insieme) c'è una forte componente di bambini già di loro SEMPRE disattenti.

      Questi bimbi sì bisognerebbe capire da che esperienze e famiglia arrivino, indagare alla radice.

      Confrontarmi con te su questo punto mi aiuta sempre. Non credere che io sia un'anarchica eh! :)
      Le regole devono esserci, per il bene di tutti, voglio riscriverne perchè è un argomento molto delicato.

      Mi prendo un po' di giorni, prenditeli anche tu che sei tanto piena di cose da fare :)

      Un abbraccio a te e a tutti gli altri genitori che ci leggono e volessero intervenire.

      Se scrivete altri post linkatevi nei commenti, se vi va.

      ciao!

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    2. In parte è come dici tu: i bimbi arrivano in palestra dopo 8 ore di scuola infanzia e c'è il brusio dei genitori che chiaccherano e il rimbombo delle voci. Per il resto credo che alcuni bimbi siano abituati a farsi gli affari propri e a confrontarsi poco con altre persone. Per rispondere in breve al tuo commento più sopra: d'accordo sul fatto che gli sport per bambini piccini devono essere gioco più che attività sportive. Se tu assistessi a una lezione di basket capiresti di che sport si tratta solo dalle palle e dal canestro perchè non giocano a basket ma fanno giochi. Giochi in cui bisogna seguire un percorso palleggiando, saltare davanti e dietro una riga, muoversi per la palestra e diventare statue quando l'istruttore parla... Sono tutti giochini divertenti che insegnano ai bimbi ad avere consapevolezza del loro corpo. Nessuna partita, solo qualche lancio dentro il canestro :-)
      Faccio come dici tu, mi prendo qualche giorno per pensare e respirare perchè sono super impegnata. Volevo solo farti sapere che ho letto, ti ringrazio e torno! Abbracci!

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    3. Sì, cara Claudia, ogni bimbo è un universo a se' e poi dal vivo tu leggi sicuramente meglio la situazione, io ho solo fatto delle ipotesi in base a cosa hai scritto e mi ha colpito. Mi aveva colpito il particolare della pallonata in faccia, per questo ho immaginato una situazione di palleggi "veri". Comunque anche a giocarci come hai spiegato tu, se ti arriva in faccia la palla... ahi ahi, povero Topastro! Speriamo che non gli abbia fatto tanto male :)

      Bacioni, qualche giorno mi sa che ce lo prendiamo tutti. Buon fine settimana!

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  3. mi e' piaciuto molto questo post. condivido tutto!!!
    sabrina

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  4. Grazie Ci, ho letto il tuo e quello di Claudia, e quello consigliato da Claudia, con tantissimo interesse, mi trovi d'accordo su un sacco di cose, in primis sull'autonomia, sono convinta che i bambini siano estremamente competenti (si avevo letto quel libro e ancora prima di averlo letto ho osservato i miei figli fin da piccoli e basta dargli un pò di fiducia). Sul fatto che si debba dare fiducia all'adulto a cui affidiamo nostro figlio mi trovi totalmente d'accordo, io mi accerterei che la persona a cui lo affido sia competente e non sia scorretto ma non starei col fiato sul collo a lui o mio figlio perchè ne voglio il controllo assoluto, è giusto che i nostri figli crescano anche lontano da noi, certo io sono cresciuta in un'isola felice in cui andavo alla scuola materna da sola con mio fratello ma abitavo in un paesino piccolissimo in cui eravamo "figli di tutti" e non c'erano pericoli, non credo lo manderei da solo ora nella cittadina in cui abito e questo un pò mi dispiace perchè sicuramente non avrà l'indipendenza e l'autonomia che avevamo io e i miei fratelli da piccoli.
    "No, non sono protettiva o maniaca del controllo, voglio solo aver facoltà di scegliere e mai subire le scelte educative altrui (difendo la competenza genitoriale e credo occarra tracciare confini netti tra gli ambiti in cui genitori e altri educatori collaborano - per esempio la scuola - e dove invece sono solo i genitori a decidere - per esempio i metodi e gli approcci -) per quanto attiene l'educazione di mia figlia, come ogni genitore voglio il meglio (possibile) per lei."
    Mi ritrovo tantissimo in queste parole. Sono d'accordo sul fatto che bisogna rispettare l'adulto a cui affidiamo nostro figlio, ad esempio la maestra, anche se ovviamente in ciò che le compete, senza invadere i nostri spazi genitoriali, a scuola è lei che detta le regole e dobbiamo rispettarle all'interno della sua classe se poi non ci piace possiamo sempre cambiare, così come con l'istruttore, se mi metto io al suo posto non ha senso allora meglio che non lo porti a lezione oppure che gliele faccia io le lezioni di basket, in questo modo insegniamo anche a nostro figlio che ci sono altre figure di riferimento nella sua vita e che possono essere importanti e normative quanto noi (ricordo noi da piccoli se prendevamo una nota dalla maestra temevamo le sgridate dei genitori ora a quanto mi raccontano certe maestre sono loro a dover subire le sgridate dei genitori sulla nota per i figli e questo non mi sembra giusto, se mio figlio si comporta male a scuola è giusto che ne subisca le conseguenze, anche questo fa parte dell'educazione).
    Scusa la risposta che forse non è chiara, ma son di corsa e con la bimba attaccata al collo :)

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    1. Il libro di JJ è bellissimo, la "competenza" del bimbo in pochi la riconoscono senza un input iniziale - a me è servito leggerlo -. Non ho fatto l'asilo, ma anche io andavo a scuola con dei bambini vicini di casa dalla fine delle elementari in poi - sono molto più grande di mio fratello e sorella non abbiamo mai fatto cicli di scuola insieme -, la strada era lunga e io vivo in una città non piccola e con strade trafficate, non era possibile prima. Ora c'è il pedibus, che secondo me è una cosa bellissima.

      Sì, anche io sono per valutare e se non va cambiare.
      E' troppo importante il "servizio" che questi adulti svolgono, che è insegnare, accudire, ma anche dare un esempio con il loro comportamento. E se i valori e gli approcci non sono condivisi non va bene.

      Sul resto torno con il post sulle regole, che però sarà tra qualche giorno.

      Grazie per il lungo commento, so come è difficile trovare tempo per scrivere :)

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    2. Dico solo una cosa, breve: Topastro ha 5 anni e ho conosciuto educatrici di nido, istruttori di nuoto, musicalità, basket, educatrici di scuola infanzia, centri estivi, persone competenti che organizzano laboratori di musica, disegno... Di tutte le esperienze fatte ho cose belle e brutte da raccontare. E' vero che possiamo cambiare ogni volta che vogliamo ma le situazioni perfette, così come i genitori, non esistono! Cambiare va bene se riteniamo che la situazione è davvero troppo diversa dalle nostre aspettative, dal nostro modo di concepire la scuola o lo sport. Ma non troveremo mai mai mai una cosa perfetta per noi. E allora mi chiedo se sia giusto cambiare di continuo oppure socchiudere un occhio.

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    3. Il mio ha ancora 4 anni e non ho voluto iniziare a mandarlo a corsi sia perchè ho l'altra bimba che non saprei proprio come tenere li dentro sia perchè quando torna da scuola è davvero esausto, ogni piccola cosa lo fa andare in bestia e si innervosisce per niente per cui aspetto che sia più grande e che sia lui a chiedermi di fare qualche sport, per il resto concordo con te la perfezione non esiste, non la cerco, faccio solo un discorso generale che poi riguarda anche tutte le altre cose della vita, vedi il pediatra, possiamo passare su molti aspetti, accettare compromessi ma a volte certe cose bisogna proprio cambiarle quando non stiamo bene e non ci fanno stare bene. Per quel che riguarda cambiare di continuo non saprei, ancora non ho questo tipo di esperienza coi miei figli, Deddè va a scuola dall'anno scorso dove ha due maestre eccezionali, quest'anno l'avevano cambiato di sezione per sbaglio e per fortuna dopo che ho segnalato la cosa è tornato con le maestre dell'anno scorso. Non ho moltissima esperienza per cui non ti so dire, però ci sono cose che non tollero e sulle quali non transigo, per esempio la cura del pediatra, ho già cambiato 3 pediatri perchè non facevano al caso mio e ora con quello che ho adesso mi trovo benissimo!

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    4. Ecco, grazie di aver focalizzato il punto. Io non intendevo cambiare continuamente, ma solo in caso di approcci che riteniamo nocivi o molto sbagliati (vedi il caso dell'istruttore di nuoto).

      Anche io, conosco e apprezzo l'arte della mediazione, che secondo me è anche molto educativo. Se noi trovassimo una scuola ideale (tutti vorremmo, io sognerei una scuola montessoriana come quelle che ho visto in California... però pubblica come lo erano qui quando lei inizio quel progetto) certo i nostri figli ne avrebbero tanti vantaggi, ma scontrarsi con piccole difficoltà e scostamenti dal nostro approccio - cose che per noi non sono oggettivamente gravi e sono compesnate da cose positive - può essere una ricchezza per il nostro bambino, sviluppare in lui il senso critico se sappiamo gestire bene questa occasione e interiorizzare il concetto di "posto che vai regola che trovi" che aiuta secondo me molto nell'"ambientarsi" in società.

      L'esempio della pediatra è purtroppo un classico. Anche io ho trovato una pediatra che mi piace veramente tanto per molte cose, ma su alcune proprio non andiamo d'accordo. Ovviamente su quelle ho fatto sempre di testa mia (sull'allattamento p.e.), su altre cose ci siamo trovate sulla distanza. Comunque ha un atteggiamento così positivo, empatico, paziente e affettuoso con i bambini che è proprio un medico che mi piace. E poi da pochissime medicine, spesso consiglia invece i rimedi della nonna. :)

      Detto questo non potrei mai tenere un pediatra di cui non mi fido e che tratta in modo freddo - o peggio spaventa - i bambini, se un piccolo va dal medico non deve oltre a stare male ricevere trattamenti bruschi come ho visto fare in altre occasioni.

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  5. Che belle riflessioni, mi sono finalmente presa un pò di tempo per leggere dopo una settimana in cui di riflessioni ne ho dovute fare parecchie.
    Se leggo la definizione di autonomia penso che mio figlio riesca ad esserlo molto, nel senso che segue bene le sue regole. Meno bene si adegua a ciò che "nella media" ci si aspetterebbe da un bambino della sua età.
    In senso assoluto non è un bambino maleducato con gli adulti e rispetta le persone che si occupano di lui fuori casa, almeno apparentemente nei gesti e nel rispetto delle regole (soprattutto a scuola è davvero un soldatino).
    Però l'eccessivo autocontrollo produce due conseguenze: 1) a casa e con le persone a lui più vicine perde questo controllo molto più di ciò che sarebbe lecito in una relazione serena; 2) rifiuta tutte le attività esterne che non considera "obbligatorie" per limitare i momenti di socializzazione che comunque per lui sono molto faticosi.
    Ora la domanda è: non vuole praticare sport e rifiuta ogni attività extra-scolastica, io quanto devo insistere? E' possibile "costringerlo" alla socializzazione? E' il trampolino necessario verso la vera autonomia?
    Lo so che sono domande complesse, per fortuna nella media i bambini - se non spinti da genitori eccessivamente esigenti - si regolano da soli secondo le proprie preferenze. Ma il mio dubbio è se il rispetto dei tempi di mio figlio (molto più lenti che quelli dei suoi compagni) e la comprensione verso le sue difficoltà, diventino alla fine una diversa forma di "iper-presenza" genitoriale. Non desidero proteggerlo da tutto, ma uno sport o un'attività dovrebbero regalare divertimento e svago, giusto? Se il bambino li vive come un patimento come si fa?
    Del resto vedo parecchi suoi compagni già impegnati più che un adulto con sport, musica, lingue ... a volte mi chiedo se davvero tutto ciò sia rispondere ai desideri del bambino o un metterlo già in competizione con il futuro.
    Ok, come al solito arrivo con mille domande e nessuna risposta ... meno male che ci siete voi a tirare le fila in modo sensato!

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    1. Ciao cara Marzia, lo so che per te sono valutazioni che ti lasciano sempre con mille dubbi. Se ti rincuora penso che ne abbiamo tutte, anche con bimbi più piccoli (ogni giorno che passa scopro che è più vero il detto "bambini piccoli, problemi piccoli!").

      Dalle tue parole io leggo la difficoltà di A. che, proprio banalmente come sembra, sfoga a casa lo sforzo che l'esser soldatino gli costa.

      Io non aggiungerei sforzo a sforzo. Tu lo conosci molto bene e hai i tuoi motivi di preoccupazione, ma in fondo se lo spingessi a fare cose che non sente, non apprezza, ma sono un ulteriore carico per lui, non faresti che aggiungere uno sforzo extra e immagino sfoghi extra a casa.

      Diverso sarebbe se venisse da lui l'input, magari un po' guidato ;) Ci sarà di sicuro qualcosa che lui manifesta di apprezzare. E se non c'è ora ci sarà! E poi ci sono attività in esterna che piano piano riuscite a fare, io li vedo i progressi, le piccole aperture, che tu ci racconti nei tuoi post, solo che per te che ci sei dentro sembra che il mondo si muova in Ferrari e voi su un risciò che devi spingere tu con un carico molto pesante dietro. E' così? :) E' però solo una percezione, sai? Sono in pochi in realtà ad avere belle macchine da corsa, e ci sono tanti tanti mezzi per viaggiare e poi si possono anche cambiare, a seconda delle esigenze. E poi andando in risciò si vedono tante cose che quelli che vanno in Ferrari non hanno tempo e modo di notare...

      Come sempre riflessioni che sono più semplici da fuori. E se mio marito leggesse il tuo commento se la riderebbe di gusto :) (bloggare giova fortemente all'autostima :D grazie!)

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    2. Che bella la tua riflessione Marzia. Anche io a volte mi chiedo quanto sia giusto insistere con i bambini. Tantissime volte! Ad esempio sul basket ho dovuto insistere un pochino perchè Topastro entrasse in palestra. Lui a basket non ci voleva andare perchè era convinto di non riuscire a vincere e quindi avrebbe rinunciato del tutto a giocare. Nel caso del nuoto non me la sono sentita di iscriverlo a un nuovo corso perchè in questo momento proprio non è il caso visto che odia la piscina.
      Purtroppo non so darti nessun consiglio perchè anche io mi chiedo mille volte se devo insistere o assecondare i suoi tempi in tante cose.

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    3. Tutto giusto Cì! Il nostro risciò è proprio pesante da tirare ma so che non siamo certo i soli, quindi si va avanti a tentativi appunto.
      A proposito di sano sport segnalo (lo avrete anche già letto ma mi è piaciuto in modo particolare) il Buongiorno di Gramellini di oggi, questo è il giusto senso dello sport secondo me: http://www.lastampa.it/2012/10/18/cultura/opinioni/buongiorno/farina-di-un-altro-sacco-TVAzBzHzFm3gj4PbFqKp9O/pagina.html

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    4. Anche io a volte mi chiedo se e quando è il caso di insistere, Claudia. A volte mi è capitato che ci fossero state cose che non avevo colto e poi chiarite, dopo piccola insistenza nel chiedere "perchè no?" smettevano di preoccupare o crearle ansia e a quel punto c'era la voglia di fare la tal esperienza. In un solo caso ho forzato un po', per i recuperi di un periodo che abbiamo passato all'estero al play group con un'altra insegnate, eSSe non li voleva fare, perchè sarebbero stati con la maestra L.
      Mi ha colpito che l'insegnante S. che consoce meglio - e a me piace moltissimo - fosse come me in difficoltà, perchè eSSe vista l'altra si è aggrappata come un piccolo koala alla mia gamba, cosa mai successa che ha colto tutte e due di sorpresa (lei appena arriva in genere si fionda a giocare con gli altri e non vede l'ora di entrare, manco mi saluta...).
      Ci guardavamo cercando di convincerla a parole che si sarebbe divertita molto, ma senza successo, io stavo per dire, ok, lasciamo stare... (avrei perso delle lezioni pagate, ma pace, stava per piangere, magari era un giorno no... ) e all'improvviso l'altra maestra - che lavora con bimbi delle elementari in genere - l'ha sollevata di peso e portata in classe ridendo e dicendo "TU vieni con me che ci divertiremo di sicuro!" e lei è rimasta tanto sorpresa che è ammutolita e non ha opposto resistenza. L'altra insegnante - che è anche la direttrice e insegna in molte scuole del circondario, quindi è una che ha esperienza anche se è giovane - e io molto sorprese - diciamolo che è stata MOLTO risoluta... -
      Noi genitori nei corsi "senza accompagnatore" non abbiamo permesso di avvicinarci all'aula, io ho solo detto che mi fermavo 10 minuti nella sala d'attesa - in genere vado a fare la spesa - per vedere se era tutto ok e in effetti lo era: nessuno problema, la terza maestra è andata a "spiare" dalla porta per sentire se c'era tensione, no, giocavano. Quando è uscita era felicissima e le volte dopo è stata contenta di andarci, anche perchè "con la maestra L. si va nella stanza dei grandi, non ci sediamo in terra e non dobbiamo mettere le antiscivolo! ma stiamo sulle sedie vere... :) " quindi una volta dentro l'ha conquistata.

      Io una roba così non l'avrei mai fatta, l'altra maestra nemmeno, la terza nemmeno, ma ha funzionato.
      Lei non ha pianto, non era spaventata, ma solo molto sorpresa, è stata distratta abbastanza dalla sua ansia per la maestra nuova che ha potuto "sperimentarla".

      Marzia vedrai che tra un po' pedalerà anche Alex :)
      Per restare nella metafora come suggerisce Claudia visto che guidi tu a volte puoi fare piccole deviazioni e vedere che succede, come hai fatto portandolo al museo, o ...sai tu! :)

      Vado subito a leggere!

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  6. Che bel post! Sicuramente me ne ricorderò un giorno!

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Grazie per il tuo commento, le tue impressioni per me sono preziose :-)
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