venerdì 25 ottobre 2013

Libri: Eravamo bambini abbastanza


Cari amici del  Venerdì del libro,

oggi voglio riparlarvi di un libro che è stato presentato dalla 'povna qualche venerdì fa:

Eravamo bambini abbastanza, di Carola Susani

La 'povna, con le sue competenze di questo e dell'altro mondo, come dice lei, ha fatto una recensione professionale e serissima, io vorrei farne una emotiva. In realtà ho soprattutto pensato di riproporre il libro perché merita, d'estate ci si collega meno, sicuramente a qualcuno potrebbe esser sfuggito e sarebbe un peccato.
 
Mi son avvicinata a questo testo con un certo timore: da sempre vivo molto intensamente le storie che hanno per protagonisti i bambini, quando poi subiscono privazioni, violenze o prevaricazioni da parte degli adulti e sono verosimili a tratti mi pare mi manchi il respiro ascoltandole, leggendole, e il senso di ingiustizia e di impotenza che mi pervadono mi creano un disagio molto forte. Ora che sono mamma è cento volte peggio! Sono però convinta che sia necessario e importante sapere, accogliere tutti i racconti, affrontare l'idea stessa di un'infanzia negata o poco rispettata, e poi far da cassa di risonanza alle ingiustizie del mondo perché la consapevolezza che serve la nostra attenzione dilaghi. Quindi in genere mi faccio forza e affronto certe letture preparata ad esserne emotivamente risucchiata e poi, una volta metabolizzate, cerco di condividerle.

In questo libro poi si parla di uno degli incubi peggiori dei genitori: il rapimento di minori, spaventoso anche solo immaginare che possa accadere a un bambino in mano a gente senza scrupoli. La recensione della 'povna però era troppo invitante, così ho scaricato un estratto della versione ebook e poi non ho saputo fermarmi, non ho saputo lasciar soli questi bambini e per un paio di notti ho camminato con loro, non sapendo cosa aspettarmi ad ogni pagina, divorando la loro storia.

Manuel, l'ultimo dei rapiti in un gruppo di otto, un bimbo italiano di una decina d'anni ci racconta dei sui mesi con il Raptor, un personaggio ambiguo e difficile da inquadrare, imprevedibile, senza nulla da perdere, con un potenziale violento pronto a scatenarsi anche se mite all'apparenza, e quindi molto pericoloso. Ci dice subito che è tornato a casa sano e salvo, il racconto si apre dichiarando che si tratta di un'esperienza del passato, che ora lui è amato e coccolato dai suoi genitori e che va bene a scuola, cosa che rassicura il lettore, ma la paura di leggere qualcosa di troppo spaventoso, per un'immediata empatia con i piccoli protagonisti, rimane pagina dopo pagina ed in effetti ce ne è motivo: la storia non è a lieto fine per tutti e soprattutto lascia intendere che questa sia una favola nera che accenna ad una realtà che per alcuni bimbi è incubo.

Di questo libro mi ha colpito, tra le tante cose, il realismo dell'io narrante. A libro finito ho avuto la voglia di capire se si trattasse della trasposizione di un fatto di cronaca.

Si tratta invece di un romanzo, che però potrebbe verosimilmente essere un diario scritto da un bambino, e quindi filtrato, adeguato al registro della fantasia, ai canoni dell'avventura. Si tratta della memoria di un viaggio, un'esperienza forte, travolgente, riportata con una nota di leggerezza di cui solo i piccoli sono capaci, ma anche con realismo: le analisi dei bimbi a volte stupiscono per quanto siano profonde e mirate.
Uno dei pregi di questo libro è proprio questo mantenere una certa lievità, tutto sommato. Questo è possibile proprio grazie alla scelta dell'io narrante bambino, per la capacità dei piccoli di ricordare soprattutto gli aspetti meno amari di quella che è stato un viaggio iniziatico, la resilienza di cui sono capaci e che li protegge dalle esperienze più negative, il loro riportare con una schiettezza e un'innocenza rassicuranti e al contempo spiazzanti spaccati di un'esperienza traumatica.

L'autrice è riuscita a rendere affrontabile emotivamente l'avvicinarsi al mondo sommerso e spaventoso dei bambini rapiti, e in generale di tutti i minori che vivono situazioni di marginalità che minano la spensieratezza dell'infanzia e catapultano in mondi pericolosi e in genere poco intellegibili (si accenna agli zingari, ma io ho pensato anche ai bambini scappati di casa, genericamente a tutti quei bimbi mendicanti che vedi nelle grandi città, ai figli di persone che vivono e fanno vivere situazioni di devianza e disagio sociale grave).

E' curioso come i bimbi non cerchino di fuggire - anche se subito si pensa alla sindrome di Stoccolma -, come si leghino a doppio filo ad ognuno degli altri - aiutati dal perfido meccanismo per cui se uno sgarra verrà punito un altro - pur sviluppando simpatie e antipatie, di fondo quasi tutti concorrendo ad essere i preferiti del Raptor, come lo chiamano loro.

Impressiona leggere i pensieri così maturi di questi ragazzini, la loro consapevolezza di quanto si torni primitivi per soddisfare i bisogni basilari - fame, sete, sonno, freddo - le loro piccole strategie, probabilmente dettate da quell'istinto di protezione e sopravvivenza che nei momenti decisivi ti salva, per restare almeno emotivamente integri e mantenere un necessario distacco dal mondo adulto - l'accenno alla prostituzione minorile, apre una finestra sul fenomeno, agghiacciante, per mezzo del punto di vista dei protagonisti -.

Si tratta anche di uno spaccato sul mondo dell'infanzia interessante perchè lontano dai luoghi comuni, che ci permette di affacciarci, come con un caleidoscopio in mano, sul mondo visto con occhi che non sono più i nostri e di riflettere sulle capacità e forza dei bambini.


Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.  
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma che ha avuto questa meravigliosa idea, l'elenco dei blog che aderiscono all'iniziativa e le istruzioni per partecipare.


Edit: per errore avevo disattivato i commenti via mobile, ora sono di nuovo attivi.....
Scusate per il disguido

8 commenti:

  1. Ricordo la recensione della 'povna. Allora come adesso penso che forse non sono nel momento adatto della mia vita per leggere questo libro, che di certo è interessante e profondo nella sua drammaticità.
    Forse più in là.
    Però intanto ti ringrazio per la tua recensione meravigliosa: come sempre mi coinvolgi e mi "lasci" qualcosa.
    Felice weekend!

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    1. Grazie Maris, sempre prodiga di complimenti!
      :)
      Anche io avevo paura a leggerlo, sinceramente, ma poi finito l'estratto non sono riuscita a resistere. Certo è un libro da cui occorre esser in grado di prendere distanza, però è scritto in un modo molto interessante, non è scioccante per quel che leggi ma piuttosto per quel che immagini. Quando e se un giorno ti sentirai dell'umore giusto sarà lì ad aspettarti...

      ciao

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  2. Ho appena letto un articolo molto interessante proprio su questo argomento, peccato che il New Yorker lo faccia leggere solo agli abbonati. Si spiega fra l'altro che la sindrome di Stoccolma non esiste, e la ragazza protagonista dell'articolo ci tiene a sottolinearlo. Qui trovi almeno un estratto:
    http://www.newyorker.com/reporting/2013/10/21/131021fa_fact_talbot

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    1. E' interessante, ho poi googlato ma pensa che invece trovo quel caso come esempio della sindrome di Stoccolma in tanti articoli! :/
      Approfondirò, comunque le dinamiche che scattano tra rapitori e rapiti sono decisamente complesse, qui più che altro a tenere i bimbi con il loro rapitore sono le relazioni che si sviluppano tra loro e sicuramente la sua capacità di mischiare paura e (falso) senso di accudimento, se ti interessa il tema questo un libro sicuramente interessante.
      ciao!

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  3. Guarda te se riesco a passare a commentare solo oggi, e proprio la volta in cui un dialogo letterario era più che mai bella!
    Che dire? Come ti scrissi allora, sono contenta che anche a te sia sembrato un libro importante. Io lo farò leggere ai miei alunni, a breve, e vediamo come va... Mi piacerebbe anche riuscire a organizzare un incontro a scuola, chissà...

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    1. Cara 'povna ti aspettavo! ;)
      Week end denso anche per me, è un libro intenso e interessante, ti ringrazio ancora per avermelo consigliato.
      Mi piacerebbe sapere come reagiranno i tuoi studenti, spero ne scriverai.
      Ciao!

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  4. Non sapevo dell'esistenza di questo libro. Devo dire che mi hai incuriosita a dovere.

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    1. E' un libro intenso. Secondo me potrebbe piacerti molto.

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Grazie per il tuo commento, le tue impressioni per me sono preziose :-)
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