venerdì 6 febbraio 2015

Intercultura in cucina a misura di bambini: un libro e una ricetta(veganizzata)

Negli ultimi giorni ho iniziato svariate bozze, ma, per vari motivi, non sono riuscita a chiuderne nemmeno una! Questo mi ha fatto capire due cose: ho ancora voglia di scrivere e ho, soprattutto, voglia di trovare tempo e spazio [mentale] per scrivere con calma, focalizzata su quel che faccio, perché a questo blog tengo ed è ancora un compagno di viaggio importante.

Questo post in particolare l'avevo iniziato ieri ed era destinato al giovedì del libro di cucina dell'amica Annalisa, Passatotralemani, che spero accetti comunque la mia recensione, ma l'arrivo della neve ha contratto i miei tempi e dopo aver ritirato eSSe da scuola abbiamo rincorso vari impegni e siamo tornate esauste tardissimo! Oggi l'ho potuto terminare e lo  propongo per il venerdì del libro della cara Paola, Homemademamma. Per i golosi di ogni età aggiungo anche una ricetta rivista in versione alleggerita e senza crudeltà con indicazioni perché i più piccoli possano prepararla in autonomia (vigilata).

Tra i regali di Natale per eSSe un curioso libro di cucina che racconta delle più golose leccornìe dolci delle diverse regioni d'Europa.

I dolci più golosi di oggi e di ieri di Corinne Albaut, adattamento di Guendalina Sertorio, Giunti Editore.


Le ricette di pasticceria, semplici ma rappresentative, sono raggruppate per area geografica, brevi testi in rima introducono alle caratteristiche di ogni regione. Chiudono il volume un capitolo dedicato ai dolci per le feste (Halloween, Natale, compleanni) e la storia, breve, dello zucchero. Molto interessante anche la terza di copertina che contiene una lista di consigli di prudenza molto ben stilata ed efficace.

Il libro mi è piaciuto per più motivi, pur avendo alcune piccole pecche che vi elenchero poi. 
Offre innanzitutto l'occasione per individuare sul planisfero o su una cartina geografica le varie aree e i diversi Paesi. Che alcune Nazioni siano citate insieme ha motivazioni storiche e culturali che saranno un arricchimento per i più piccoli e spunto per approfondimenti multidisciplinari.
Sicuramente, poi, è interessante spiegare ai bambini che esistono tradizioni culinarie diverse, darlo per scontato sarebbe un errore: non tutti viaggiano [con i bambini] e non tutti quelli che viaggiano gradiscono sconfinare all'ora dei pasti. Quando in un depliant turistico leggo "garantita la presenza di uno chef italiano ad ogni pasto con menù dedicato per il miniclub" mi faccio delle domande e le risposte più ovvie non mi piacciono, purtroppo non lo si fa per orgoglio nazionale, ma perché non si è interessati né disposti a fare (e far fare) esperienza con sapori diversi.

Mi è piaciuto poi che ci fosse sempre un'illustrazione degli ingredienti, così da venire incontro anche ai non [ancora] lettori e aiutare i piccoli a focalizzare più facilmente cosa servisse per ogni ricetta.

Infine ho apprezzato molto che nelle illustrazioni ci fossero dei bimbi all'opera, di entrambi i sessi, con una piacevole alternanza.

Le ricette sono onnivore, trattandosi di dolci sono praticamente già vegetariane, ma sono facilmente veganizzabili. Nell'esplorare gusti nuovi, si può notare l'uso di alcune spezie, o ingredienti, e magari approfondire la storia delle ricette proposte altrove.

La prova del nove: eSSe ha promosso il libro.
Le è piaciuto andare a cercare i vari Stati sulle mappe, imparare i nomi delle regioni che li raggruppano. La divertono le filastrocche e poi cerca i riscontri di cosa anticipano quando legge le ricette, e soprattutto non vedeva l'ora di provare l'attrezzatura da cucina arrivata con un altro regalo.
Lo ha tenuto da parte per un dopo scuola in cui non avessimo impegni o possibilità di star fuori a prender aria, e in un giorno di raffreddore forte mi ha chiesto se potessimo sfogliarlo insieme e testarlo. Detto fatto! Ha scelto di partire con l'esplorazione dei Balcani ("Dolci profumati dai sapori delicati, albicocche limone miele uvetta allietano i palati se gustati senza fretta") e in particolare di preparare la Yogurtina, dolce ungherese.


Ecco la nostra (con mio adattamento della ricetta e realizzazione ad opera di eSSe dall'inizio alla fine, tranne togliere dal forno caldo il dolce):


Un appunto che faccio agli autori è di non esser stati precisi con le indicazioni per gli utensili, in particolare sugli stampi. Questo può deludere le aspettative dei piccoli di poter davvero far tutto da soli, dal recuperare quel che serve all'inizio e poi poter lavorare in piena autonomia (ovviamente con supervisione attenta dei grandi) e può anche mettere in crisi gli adulti che sono meno esperti in cucina.

Nel caso di questa ricetta, leggendo le dosi, ho capito subito che servisse uno stampo diverso da quelli che avevo in casa, uno rettangolare piccolo, ma ho ugualmente usato l'unico stampo da plumcake che avevo disponibile, uno grande.  Ho anticipato a mia figlia che il nostro dolce sarebbe risultato più basso di quanto lei potesse vedere nell'illustrazione, ma che lo avremmo comunque potuto gustare con soddisfazione, anzi, consocendo i dolci di quella regione (DOLCISSIMI!) sarebbe stato meglio poter fare fette piccole... e così è stato.

Abbiamo pensato di ridurre le dosi di zucchero indicate nella ricetta, e quando lo rifaremo le ridurremo ulteriormente. Siamo comunque soddisfatte di questa semplice ma buona ricetta! Oggi voglio condividere la nostra versione, vegan, con meno zucchero, e con i dettagli che avrei voluto trovare sull'attrezzatura.

Ingredienti.

Per la base:
150 grammi di farina bio 0 (o tipo 2);
150 grammi di zuchero integrale di canna bio, fair trade;
1 yogurt di soia;
100 grammi di latte di avena (o soia) a temperatura ambiente;
30 grammi di olio EVO (o di girasole bio deodorato);
la scorza di un limone bio*;
mezza bustina di lievito bio al tartarato di uva (circa 10 grammi).

*Ricordo a chi non lo sapesse che solo i limoni NON trattati hanno la scorza edibile, fate attenzione all'etichetta quando li comprate!

Per la glassa: 
il succo filtrato di mezzo limone bio (ne bastano anche 3 cucchiaii, eventualmente aggiungere un cucchiaio di acqua per amalgamare);
100 grammi di zucchero a velo ricavato da zucchero di canna (per farlo a casa basta passarlo in un robot da cucina abbastanza potente...);
la punta di un cucchiaino di vaniglia bourbon**(facoltativo).

** Conservo le stecche di vaniglia nello zucchero in un barattolo, quindi il mio zucchero è sempre profumato di vaniglia.

Per la copertura:
50 grammi di granella di pistacchi (non salati).

Utensili e attrezzature che vi serviranno:
un bel grembiule per non sporcarsi, va bene anche quello che si usa per dipingere;
bilancia piatta digitale;
una ciotola con il beccuccio;
una frusta piccola (per piccole mani), o comunque leggera;
uno stampo per plumcakes piccolo, oppure grande considerando di ottenere un pancake più basso;
pennello per dolci;
un *lecca-padella*, o spatola;
un mestolo di legno (e un guanto da forno per tenerlo in mano mentre si fa la glassa);
uno sbuccia scorza per limone o una grattuggia;
una casseruola piccola con fondo antiaderente e ad alto spessore.

E ora ... cosa si fa?
Dopo aver indossato il grembiule, mettete la vostra ciotola sulla bilancia e aggiungete, azzerando ogni volta il peso, prima la farina, poi il latte vegetale, lo zucchero, lo yogurt, l'olio e infine il lievito e la scorza di limone. Amalgamate tutti gli ingredienti con la frusta per alcuni minuti: deve formarsi una crema senza grumi!

E' il momento di spennellare lo stampo con un po' di olio e poi versare l'impasto aiutandosi con la spatola. Infornare, a fuoco spento, impostare 40 minuti sul timer dopo aver acceso il forno a 160 gradi in modalità ventilato. Alla fine di questo tempo spegnere e lasciare il pancake nel forno spento e chiuso per altri 10/15 minuti, durante i quali si preparerà la glassa. Va semplicemente mescolata con un mestolo di legno per alcuni minuti, lontano dai fornelli, poi fatta sciogliere a fuoco basso in una piccola casseruola per pochi minuti, fino a quando ci sembra diventare uno sciroppo. Per questa operazione è prudente vestire le piccole mani di guanti da forno, eSSe segnala che i vapori sono caldi anche se il fuoco è basso!


A nostro gusto le dosi di zucchero per la glassa si possono ridurre della metà (già ridotto da noi, anche se la ricetta non era chiara indicando dosi diverse nell'elenco degli ingredienti e poi nella descrizione dei vari punti), ma noi siamo decisamente insofferenti ai sapori troppo dolci (e nella zona dei Balcani i dolci sono davvero tanto tanto dolci). Il pregio di questa glassa è che profuma il dolce e aggrappa i pistacchi, insomma si presta a completarlo egregiamente, per questo pensiamo di ridurre ulteriormente lo zucchero nell'impasto la prossima volta.

Fare glasse per un bambino è una gran bella esperienza, si avvicina ai fornelli con le istruzioni che gli permetteranno di usarli in sicurezza (deve aver l'età per farlo, secondo il vostro insindacabile giudizio), deve imparare a moderare la fiamma, a proteggersi le mani con i guanti, può osservare il cambiamento di stato dello zucchero prima meccanicamente, mescolando zucchero e succo, e poi per effetto del calore e ...se di distrae o tiene il fuoco troppo alto! E poi può esser soddisfatto del profumo che produce la glassa, la sua glassa! Se andate però di fretta o i vostri bimbi sono troppo piccoli si può pensare a una spennellata di malto di riso sul dolce.

Quando la glassa è pronta va versata sopra il dolce, ancora nel suo stampo, e subito vanno gettati sopra i pistacchi.

Questo dolce è buono tiepido ma ancora di più freddo. Se avrete messo tanta glassa (o usato uno stampo piccolo) diventerà bianca, altrimenti sarà solo una leggera laccatura.

Mentre scrivevo questo post ho ricordato di aver mosso i miei primi passi in cucina in autonomia proprio seguendo le ricette di un libro simile, era un regalo di mia nonna per Natale, ricordo le mie piccole soddisfazioni, so che anche eSSe avrà le sue. Lei mi ha sempre aiutato, fin da piccola, e ha potuto osservare ed imparare un po' di cose, ma è ben altro poter realizzare un piatto dall'inizio alla fine da soli, basta stampare una ricetta su un foglio e darla in mano a un bimbo per capirlo.

Buone prove e fateci sapere se vi è piaciuta la nostra versione!

Con quest post partecipo, se la padrona di casa perdonerà il ritardo, al giovedì del libro di cucina che nasce come condivisione di titoli e di esperienze di vita, per raccontare un testo di cucina, o di nutrizione, o anche un libro di orticultura che abbia una sezione ricette e di cui mi piace esporre sia il "banner an(n)archico, stile Età Della Pietra"


che quello professionale dell'amica Maddalena di Genitori Veg ;-)


Questo post partecipa ovviamente anche al venerdì del libro di Paola, Homemademamma.



Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma che ha avuto questa meravigliosa idea,
le istruzioni per partecipare all'iniziativa e i link agli altri blog che hanno aderito.
Su Pinterest tante board con le recensioni di tutti i partecipanti


8 commenti:

  1. Bel consiglio! Mi piace e penso che piacerà di certo anche alle piccole cuoche di casa. Ho notato anch'io che spesso nei libri di cucina destinati ai bambini c'è poca precisione nell'indicazione delle dimensioni dei contenitori o per le dosi di alcune cose....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'impressione è che comunque interverrà un adulto (o resteranno indicazioni teoriche) non è vero?
      Grazie Daria, a presto!

      Elimina
  2. Ops... è la prima volta che sento parlare del giovedì del libro di cucina... Chissà... magari potrei partecipare anche io ogni tanto... ne prendo nota e grazie per il suggerimento...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Annalisa ha preso spunto dall'iniziativa di PAola, come aveva spiegato quando ha iniziato la raccota, ma ha preferito separare le due raccolte perché la sua ha un taglio particolare. Sarebbe bello se partecipassi anche tu.

      Elimina
  3. Tantissime cose da dire. La prima, accessoria, è che questa è una delle poche volte in cui mi sento di poter avallare, io che le detesto, le immagini nelle ricette (ma il Talismano, o l'Artusi non sono belli proprio perché capaci di far vivere SENZA immagini, le ricette?!). La seconda è che mi hai scatenato mille madeleines dei tempi cui io, età di eSSe, muovevo i miei primi passi in cucina in autonomia. E sono tra i ricordi più belli che ho.
    La terza è che ogni tanto vorrei venire a fare scuola di cucina da te. Ma questo secondo me lo sai. Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara 'povna, è proprio così: quanti ricordi prendendo in mano un libro di questo genere! Tu ricordi cosa hai cucinato la prima volta? Io sì: la torta di mele! E anche delle frittelle di carnevale, sempre alle mele...
      Sulle immagini sai che io le amo, però capisco cosa intendi, anche se io per assurdo a volte mi è capitato di comprare libri di cui nemmeno ero in grado di leggere i testi (sono tra i miei ricordi di viaggio preferiti), perché dalle immagini parte la mia voglia di ricreare un sapore esotico, la ricetta me la invento dal ricordo al palato o da cosa mi evoca l'immagine in quei casi.
      Sul terzo punto... grazie, sei molto cara.

      Elimina
  4. Me lo ricordo sì: le cipolline glassate a bruno del Talismano della Felicità - 8 anni e una sorpresa a mia madre che lavorava!

    RispondiElimina


Grazie per il tuo commento, le tue impressioni per me sono preziose :-)
È attiva la moderazione.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...