martedì 28 gennaio 2014

Come raccontare ai bambini la realtà?

Ripartendo dai commenti al post di ieri ho deciso di approfondire un argomento: come raccontare ai bambini la realtà? Quando e come parlare degli avvenimenti più tragici della Storia, o degli orrori di cui a volte l'uomo è responsabile?



Ieri ho molto riflettuto su cosa [e come] dire a eSSe, quale informazioni fossero adatte per i suoi pochi anni (6 appena compiuti).
Mi sono anche chiesta come abbia recepito quello che ha detto in classe la maestra. Con una scusa, perché ho visto subito che raccontava con una certa difficoltà e io non volevo sicuramente turbarla, mi son fatta ripetere quello che mi aveva detto velocemente tornata da scuola, proprio per capire cosa avesse colto. E sono giunta alla conclusione che abbia reinterpretato a modo suo quello che ha sentito, l'ho capito da quel "paesino minuscolo, lontano dalla guerra" come ha immaginato i ghetti o forse i campi di concentramento, devo ancora capire cosa le hanno detto esattamente, e, conoscendomi bene, mi ha anche detto "mamma non ti preoccupare, nessun bambino si è *emozionato*", la loro maestra è l'insegnante che ha introdotto i laboratori sulle emozioni nella sua scuola, confido molto nella sua capacità di tener conto delle loro.

Io non credo che così piccoli debbano farsi carico delle bestialità che noi adulti facciamo / abbiamo fatto, non nella loro interezza almeno per ora. Per questo motivo abbiamo deciso che avremmo fatto molta attenzione a mediare ogni contenuto per i suoi primi anni di vita. Niente telegiornali duranti i pasti assieme (motivo iniziale per cui la TV è uscita di casa e sinceramente in questi 6 anni non ci è mancata); attenzione a non farle vedere, nemmeno incidentalmente, scene cruente sui giornali (quando uccisero Saddam Hussein i principali quotidiani on line avevano in homepage foto sanguinosissime, lei era in braccio a me mentre scorrevo i titoli, come ogni giorno, ed è rimasta molto turbata - son stata presa in contropiede - anche se aveva in mano un libricino, così da allora i giornali li apro solo quando lei non c'è), censura rapida scanalando altrove quando al radiogiornale scendono nei particolari dei fatti di cronaca violenti; filtro sulle sceneggiature dei film o cartoni animati che le facciamo vedere, in genere prima le racconto la trama, le faccio vedere il trailer ed è lei a dirmi se è troppo pauroso o va bene, specialmente ora che iniziamo a vedere "film per tutta la famiglia" e non solo di animazione per bambini.

Esagero?

Certo bisogna mettere i bimbi a conoscenza, purtroppo, dei fatti della vita, ma nei modi che sono consoni alla varie età.

Per i più piccoli ci sono le favole contemporanee, ho iniziato così a parlarle dei pericoli del mondo, ma con un lieto fine sempre assicurato o possibile. Il lupo deve spaventare, è bene esser consapevoli dei rischi, ma non è che ogni uscita equivalga a finire nel bosco di Cappuccetto Giallo di Munari, pieno di potenziali pedofili e rapitori se vogliamo aggiornare la favola ai giorni nostri, e se si capita in quello di Cappuccetto Verde è ancora meglio, gli amici possono aiutarci e proteggergi e la Natura è materna e alleata! E in certi albi illustrati si parla con delicatezza anche di argomenti difficili come la morte, il razzismo, la stigmatizzazione di chi è diverso.

Poi siamo passate alle favole classiche, perfette per introdurre la violenza e la cattiveria degli esseri umani. Il bimbo sa che si tratta di un racconto verosimile ma non reale. Hansel e Gretel insegnano a reagire alle avversità e prender in mano il proprio destino fin da piccoli, ma anche a guardarsi da chi dice di amarci ma non ci ama davvero, o più verosimilmente dalla miseria morale che quella economica porta con se' tirando fuori gli istinti più egoisti delle persone; le vicende della formica e della cicala saranno sempre attuali, come l'epilogo dei tanti soggetti che basano la loro esistenza sulla ricerca di valori effimeri (potere, ricchezza, bellezza, ...). E così via.

Hansel e Gretel

Questo allenamento all'ascolto di storie, alle narrazioni che possono prendere forme diverse ma raccontano sempre dell'umanità, delle sue debolezze, degli errori che dobbiamo evitare, pur conservando un messaggio positivo, a mio parere offre ai bimbi uno strumento per proteggersi: imparano da soli ad applicare la mediazione a quanto sentono / vedono / captano, a raccontarsi una visione della realtà che possono tollerare, per esempio inventando un finale fantastico, un lieto fine.  Lo potremmo definire un favorire lo sviluppo della resilienza, sperando ovviamente che il futuro dei nostri bimbi sia sempre sereno, ma sappiamo bene che incontreranno delle difficoltà, piccole o grandi, nella loro vita ed è bene fornirli di strumenti.

Carla mi ha chiesto in un commento se fosse giusto dire e non dire ai bambini, se lasciar loro intravedere un lieto fine non fosse scorretto pensando al dolore forte e difficilmente gestibile nello scoprire la verità poi. Io penso di sì, credo che a certe tragedie, salvo si sia direttamente coinvolti, sia giusto far arrivare gradualmente i nostri bambini.

eSSe cresce velocemente e sono consapevole che con l'ingresso a Scuola siamo ad un punto di svolta, ma ancora non voglio accelerare così tanto da raccontarle tutta la verità sul nostro mondo, né però voglio scegliere di tenerla all'oscuro di tutto.

Così, di riflessione in riflessione, la domanda che mi sono posta inizialmente è cambiata: perchè metterli davanti a una realtà così dura quando ci mandano segnali evidenti di non poterla affrontare?

Non so cosa abbia detto loro la maestra, ma le sono grata per aver lasciato con il racconto aperto, così come le sono grata di aver affrontato l'argomento.

Tra i tanti post letti ieri sono ritrovata particolarmente con questo:

Per spiegare la Shoah ai bambini basta ricorrere alle storie, ai pensieri, alle poesie lasciati dai piccoli oppressi e perseguitati alle generazioni successive..(cut)
Anna Frank scrive queste parole nel suo diario poco prima che i tedeschi irrompano in casa per portare via lei e la sua famiglia:
“…È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere.”
Sì, perchè dopo tanto orrore bisogna spiegare ai piccoli che c’è la possibiltà di recuperare, imparare sulle brutture per risollevarsi e migliorare il futuro.
Bebèblog, Come spiegare la shoah ai bambini
 Anche se capisco cosa ha scritto Monica e l'ha motivata a visitare Dakhau con le sue bimbe, praticamente coetanee di eSSe, spiegando loro che
bisogna stare attenti perchè l'essere umano può diventare molto cattivo verso i propri simili e quindi questi momenti della nostra Storia non vanno dimenticate per evitare di ripetere gli stessi errori di chi ha vissuto prima di noi.
io ancora credo sia presto per noi e preferisco lasciare guidare eSSe, regolandomi in base a cosa mi racconta del nostro mondo.
Il prossimo anno so già che farò valutazioni diverse, ma c'è tempo.

Che ne pensate?

Linkerò tutti i contributi sul tema che troverò o mi suggerirete qui sotto:

Arpad Weisz e la Shoah di Sir Edward
Domande e risposte di La Bionda prof



22 commenti:

  1. Ciao Ci', i ho una bimba di 5 anni e mezzo ancora alla materna e di natura molto emotiva e sensibile, quasi empatica.
    La penso proprio come te da questo punto di vista, anche io in questi anni ho cercato filtrare le cose, anche nei libri quando si parla di morte ecc, ( e nelle fiabe classiche ce ne sono molte) ho smepre cercato di ovviarea la cosa, non mi paice e non mi pare giusto che affrontino già queste cose. Ci mancherebbe le cose ci sono, ma fin che è possibile preferisco che siano un po' offuscate nella sua mente. E quando sarà pronta sarà lei a porre le domande e a cercare risposte, come a volte già fa e li viene il bello .

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    1. Ovviamente condivido, però ti anticipo che dal prossimo anno anche per voi molte cose cambieranno, e avrai meno controllo sui contenuti per tua figlia, per questo io ho molto apprezzato la scelta della nostra maestra, molto attenta alla transizione, che purtroppo dolce non è mai quando si entra alle primarie...

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  2. Mi piace moltissimo il fatto che ti lasci guidare da lei :-)

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    1. Io credo molto nella saggezza dei più piccoli, è un po' come se la perdessimo strada facendo e poi fosse una rincorsa al recupero, quindi quando ho bimbi piccoli vicini approfitto :)

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  3. Sono convinta anche io che i bambini vadano "protetti" da determinate informazioni e il ruolo dei genitori e fondamentale. Purtroppo non è semplice fare da parafulmine in tutto e per tutto ai nostri figli e, a dire il vero, non sarebbe nemmeno giusto farlo sempre e comunque. A piccole dosi, anche loro devono prendere confidenza con la realtà ma credo che ci sia tempo per tutto. I bambini hanno, prima di tutto, il diritto di essere bambini e questo non dovremmo dimenticarlo mai. Quando arriva il momento dei perchè, degli intrerrogativi importanti bhè... allora bisogna avere l'abilità di far passare il messaggio "a loro misura"... e non è facile...

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  4. Che bel post Cì, un bellissimo post! Anche io la penso come te, come Stefania e tante altre. Ho amiche che han sempre mostrato ai bimbi quotidiani, guardano da sempre insieme a loro il telegiornale e film con scene (a mio parere) poco adatte ai bimbi. Son scelte. Io invece, come te, ho scelto di filtrare alcune informazioni. Penso sia giusto dire la verità ai bimbi, metterli a conoscenza di ciò che esiste al mondo e anche delle cattive notizie che a volte colpiscono alcune parti del mondo ma c'è modo e modo. Le immagini che vengono mostrate al telegiornale a volte dan fastidio a me! Troppo crude :-( così come, talvolta, le parole scelte per descrivere un delitto, una violenza, come se calcare sui dettagli servisse a fare più audience. Trovo che parlare con i bimbi di tutto sia giusto ma i particolari, i dettagli, le parti più toste, credo sia giusto ometterle fino a quando non saranno pronti. Tu Cì hai un modo meraviglioso di insegnare a tua figlia

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  5. Io penso come tutte voi, che occorre filtrare le cose, le visioni troppo forti e violenti sono veramente da evitare. Penso anche che non occorre parlare della Shoa e delle SS se non vi è una domanda specifica del bimbo. Ne può fare a meno. Il modo migliore è lasciarli giocare e creare con la lora fantasia qualsiasi cosa. Dice bene Stefania di lasciare a loro l' iniziativa quando arrivano le domande perchè questo, perchè quello. Qualunque siano le domande, a volte con sorprese anche forti, le risposte devono essere semplici per soddisfare la curiosità senza aggiungere altro. Ci sarà tempo per approfondire. Questo è il mio parere di nonno e con i miei figli e nipoti mi sono sempre comportato così, fin quando erano piccoli. Più grandi già anche in quinta, dipende dalla maturità, è ora di sfogliare il giornale tutti i giorni e di vedere un telegiornale e commentare con loro le notizie, quelle brutte ma anche quelle positive per l' umanità. Questa abitudine porta pian piano ad una conoscenza globale della società ed ad avere un proprio metro di giudizio sulla rerltà quotidiana.

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  6. Anche io mi lascio guidare da D, dalla sua curiosità e sensibilità. Rispondo in maniera semplice e sincera a tutte le sue domande, magari lasciando le frasi in sospeso per capire fin dove posso arrivare.
    Noi non abbiamo la tv e le notizie le leggiamo solo in rete, certo D è più protetto da certe crudeltà, ma non credo che sia impreparato. Molte volte mi ha dato prova di quella che chiamiamo "la saggezza dei bambini".

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  7. ne parlavo ieri con una mamma, con un ragazzino di quinta, con una psicologa amica, e sono arrivata alla conclusione che per tutto c'è un tempo che non sta sempre e solo nell'età, ma anche nel momento un po' come osserva Giorgio Gallavotti. Io ricordo i racconti dei miei nonni, carichi di brutture della guerra, ma raccontati da loro, con rassegnazione e tristezza da un lato, ma con la gioia di aver superato e di poter ricordare sperando di non vivere più quei momenti, era un modo "dolce", narrativo di mettere al corrente, e direi che i miei nonni sapevano quando raccontare, più per una naturale saggezza che non per un sapere tecnico, non so se mi spiego. Il volerne, invece, parlare a tutti costi, senza tenere, a volte, conto dell'età, del contesto, della possibilità di riparlarne perché non è argomento di studio e bisogna parlarne perché così fan tutti... non so, devo pensarci, anche perché ogni bambino ha la sua sensibilità che andrebbe rispettata almeno fino ad una certa età, contestualizzando, accompagnando con emozioni comunque positive. Devo scappare, non mi sono spiegata un granché bene, per cui spero di non essere fraintesa, ma mentre sono assolutamente convinta che a partire dalle medie (come ricordo io) sia necessario parlarne, contestualizzando il momento storico, approfittando per allargare il discorso alla non violenza, alla "gentilezza" come modalità primaria di approcciare il prossimo, sono perplessa sul parlarne al di sotto senza un piano preciso di comunicazione, nonché di obiettivo finale... concordato con altri per far sì che ci sia un filo conduttore non solo per guidare ma a cui aggrapparsi... non so... ci sto ancora pensando. Grazie, sia questo sia quello precedente sono post scritti magistralmente perché non forniscono giudizi su misura bensì offrono spunti di riflessione condivisibili.

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  8. uff, figurati che io neanche gliele racconto le favole come Hansel e Gretel o Cappuccetto rosso! il mio grande non ha nemmeno tre anni, è piccolo, e io mi infastidisco quando i nonni (con ingenuità, per carità) gli raccontano I tre porcellini. Lui si spaventa, ha persino paura a stare in casa col vento. Alla sua ennesima dichiarazione di paura del lupo, il papà gli ha fatto vedere foto di lupi prese da Google, dicendogli: "Vedi, sono belli e sono anche molto intelligenti!" forse anche noi esageriamo, ma c'è un tempo per tutto e ogni bambino ha il suo.

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  9. Non ho un'idea precisa in proposito rispetto a bambini così piccoli, perché ovviamente i ragazzi che sono miei alunni hanno un'altra età e nel loro caso è doveroso parlare di certi temi e, anzi, uscire anche dall'emozione e dalla storia per rientrare nell'attualità.
    Posso soli dire che nella mia famiglia (forse perché la storia personale legata alla Shoah è stata molto forte) io ho memoria di racconti molto precoci e piuttosto realistici anche nei loro finali non lieti (però, ripeto, è un caso molto particolare: "Dove è la bisnonna?" "E' morta ad Auschwitz". Il resto viene un po' da sé).
    Nel mio caso, è stato un approccio molto adatto a come ero fatta io Ma non me la sentirei di generalizzare più in là di ciò.

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  10. Ciao Cì, eccomi a leggere questo post, con vero interesse. Sai come la penso, ma condivido appieno il fatto di lasciare che sia il bimbo a guidare ai vari livelli di conoscenza. Probabilmente le divergenze tra le nostre idee sono dovute anche all'età dei nostri figli, noi il tg lo guardiamo e approfittiamo delle notizie per spiegare nel modo più adatto la notizia. Certo che se c'è un servizio particolarmente macabro, preferisco spegnere e parlarne o anche no, dipende dalla notizia.
    Grazie per gli ulteriori link di approfondimento!!!

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  11. cara dolce e profonda Cì....io con la gnoma fino ad una certa età l'ho lasciata fuori....le raccontavo quello che mi chiedeva, niente tg...sicuramente l'ho salvaguardata dalle brutture che creiamo, ma nello stesso tempo le cose ora le scivolano addosso. Non sono stata capace poi di renderla partecipe del mondo quando era necessario...ora ha quasi 15 anni e continua ad ignorare il mondo brutto fuori...allora quando penso sia necessario, per difenderla e per farle capire, cerco di spiegarle le cose...vedo che la scuola superiore comunque la rende più partecipe, ma rimane comunque poco...
    un abbraccio

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  12. Vi ringrazio tutti per il confronto molto costruttivo, spero di riuscire a tornare presto per rispondere con calma ad ognuno, ma stasera mi si chiudono gli occhi ;)

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  13. @Cartacante: grazie!

    @Stefania: d'accordo su tuttto. Infatti secondo me spesso pensando a situazioni estreme (giustamente, è bene occuparsi di bambini vittime di conflitti o situazione di disagio gravi), ma poi dimentichiamo i diritti "naturali" dei bambini http://www.dirittinaturalideibambini.org/dirittinaturali.html che di fondo potremmo riassumere proprio con "rimanere bambini" ed entrare piano piano nel mondo adulto.

    @Claudia: tu mi fai commuovere e conforti spesso... è molto bello potersi confrontare con te, forse proprio perchè partiamo da punti di vista diversi ma una sensibilità molto affine (e la convinzione che le differenze arricchiscano) è sempre costruttivo! Grazie della tua amicizia.

    @Giorgio Gallavotti: grazie di esser passato a commentare e averci offerto il punto di vista di genitore e nonno. Anche io sono per la gradualità, ma devo ovviamente tenere il passo di quel che decidono e fanno le altre figure di riferimento (in qusto caso le maestre) e regolarmi di conseguenza a volte.

    (continua...)

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  14. @Robin: convengo, e ho un'esperienza molto simile.

    @Monica: sei stata chiarissima. Anche io son cresciuta coi racconti dei nonni, ma solo di cose positive accadute in guerra, proprio con quel senso di speranza che secondo me è giusto trasmettere (stile "dal letame può nascere un fiorre"). P.e. i miei nonni materni si sono conosciuti da sfollati, erano ragazzini e il loro viaggio di nozze (per fortuna verso la fine della guerra) è stato tornare nel paese natale di mio nonno per stabilirsi lì nascosti in un camion che consegnava i giornali... da bimba ho sempre preso questo racconto come una favola, altre cose me le hanno risparmiate e le ho scoperte a piccole dosi, senza traumi, man mano che sono stata in grado di capirle, altre per pudore - o forse paura di dettagli dolorosi? - non mi sono mai sentita di chiederle.
    Oggi il rischio che certi fatti si dimentichino è alto, per cui certamente è giusto parlarne, a tempo debito, ma forse è meglio iniziare a parlarne in modo blando anche già all'inizio delle primarie, proprio perchè poi molti bimbi non hanno filtri a casa, guardano il TG a cena e il danno sarebbe peggiore senza una preparazione, forse.

    @Ylenia: le favole classiche qui sono arrivata dopo i 4 ;) Prima ci siamo affidati a quelle contemporanee, decisamente sempre a lieto fine, prova a sfogliare i cappuccetti di Munari, sono sicura ti piaceranno, soprattutto quello verde :) un giorno voglio scrivere uno speciale "Lupi e Cappuccetti", ho anche un bellissimo albo illustrato su un lupo che salvo e si prese cura di un cacciatore :) e son sicura che questo potrebbe piacervi molto http://ilmondodici.blogspot.it/2013/05/libri-attenti-ai-lupi-delle-fiabe.html

    @'povna: i tuoi alunni hanno l'età in cui secondo me è più importante approfondire e tu lo fai benissimo, e ti ringrazio a nome della collettività per questo. Mi spiace apprendere questa dolorosa nota biografica, questo tuo caso rientra nella necessità di parlarne perché toccati (anche se non direttamente) da un evento storico tragico, cosa che probabilmente ha contribuito a come sei fatta (e forse non viceversa) perché certi dolori familiari inevitabilmente influenzano la nostra storia personale, la formazione del nostro carattere.

    @Carla: grazie per il confronto, anche se io credo che le nostre opinioni non discostino poi tanto, sai? :) Io ho scelto di non aver la TV, perché secondo me l'impatto delle immagini è veramente forte (e sì, mia figlia è piccolina rispetto ai tuoi), ma il radiogiornale lo ascoltiamo, e ovviamente genera domande, e quando scanalo perché iniziano a descrivere i delitti più efferati (ma il MOIGE non dice niente? E' accettabile che un RG alle 6 di sera racconti certe cose nei dettagli?) lei capisca bene che sono notizie che potrebbero spaventarla, proprio grazie alle favole sa bene cosa sia la cattiveria umana...

    @Lo: cara, tu sei molto più avanti di me, e i 15 mi spaventano già ora! ;) Forse è solo che, se è vero quel che si dice in giro e che io ricordo, a quell'età non è che si senta il bisogno di confrontarsi con la famiglia, ma dentro qualcosa di sicuro lavora o lavorerà man mano che incontrerà "il mondo là fuori" - e accadrà, nel bene e nel male, lo sappiamo -, ne sono certa, specie nel tuo caso specifico: son sicura che con l'esempio, con le tue scelte di vita, con quello che hai condiviso con lei, le hai offerto degli strumenti e certamente non sarà indifferente a quel che le accade intorno e saprà affrontarlo o saprà che potrà venire da te per confrontarsi. Un abbraccio e grazie di esser passata qui.

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  15. Ciao, arrivo qui indirizzata da povna. Ne ho scritto oggi, da prof e da mamma, è difficile comunque... http://labiondaprof.wordpress.com/2014/01/31/domande-e-risposte/
    complimenti per il tuo blog.

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    1. Grazie (e grazie a 'povna)! ora son cotta ma domani vengo a leggerti con calma, l'argomento mi interessa molto.

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  16. Confermo la difficoltá di parlLare ai bimbi di un argomento si questa portata, ma a prescindere dai modi e dai tempi va comunque fatto.

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