venerdì 31 gennaio 2014

Libri: Gli sdraiati

L'altra settimana mio marito scriveva su un social:
"S., 6 anni: "la vita e' MIA e decido io cosa dire". Ho visto il baratro della adolescenza di fronte a me e a mia moglie ha preso una crisi di tosse..." 
(seguita da risate isteriche, per dirla tutta).

Raccontato così sembra un ingresso precoce nella preadolescenza, in realtà, nel contesto cambia un po' la prospettiva: stavo preparando un sugo con dei fagioli che aveva portato a casa da scuola (hanno un interessantissimo programma di "tecnologia") e le ho ingenuamente suggerito di condividere come l'avevo fatto, a quel punto la sua risposta piccata.
Cresce! E' un dato di fatto, e non è giusto imboccarla - già mettendo in discussione che in assoluto a volte sia opportuno farlo con bimbi più piccoli -, dovrò farmene una ragione. ;-)
E' sicuramente ancora piccola e impressionabile, con fragilità in bella vista in certe situazioni che ancora non le tornano nella sua nuova esperienza a scuola, ma è una bimbetta tosta, ha voglia di diventare autonoma, di decidere con la sua testa. E io mi sento sempre più osservatrice, e faccio il tifo per lei che conquista ogni giorno uno spazio personale, tutto suo.

Quel commento però ha generato una marea di "è solo l'inizio", "vedrai quando sarà adolescente davvero!" e così via. E una collega gli ha portato un libro da leggere il giorno dopo, di cui vi parlerò per l'appuntamento del Venerdì del libro:
 
Gli Sdraiati di Michele Serra.

"Ma dove cazzo sei? Ti ho telefonato almeno quattro volte e non rispondi mai. Il tuo cellulare suona a vuoto come quello dei mariti adulteri e delle amanti offese. La sequela interminata degli squilli lascia intendere o la tua attiva renitenza o la tua soave distrazione: e non so quale sia, dei due “non rispondo”, il più offensivo.
Per non dire della mia ansia quando non ti trovo, cioè quasi sempre. Ho imparato a relegarla tra i miei vizi, non più tra le tue colpe. Non per questo è meno greve da sopportare. Ogni sirena di ambulanza, ogni riverbero luttuoso dei notiziari scoperchia la scatola delle mie paure.
"
(su Il Post il primo capitolo per intero)

L'incipit da un'idea perfetta della lettura cui si va incontro. 

Era giovedì sera quando A. l'ha preso in mano... domenica l'aveva finito (e credetemi lui legge pochi libri, anche perchè sta fin troppo a leggere e sul computer per lavoro e ha la vista troppo affaticata alla sera) e io la sera dopo. Confesso che dopo aver letto l'estratto dell-e-book quando è uscito avevo deciso di non acquistarlo, un buon ritmo, sicuramente, ma mi aspettavo una lettura deprimente, eSSe mi auguro sarà meno sdraiata, o almeno me la racconto così oggi che ha 6 anni, e non era scattato l'amore a prima lettura, troppo maschile per i miei gusti.
Ma quando lui mi ha detto: "se lo leggi anche tu poi ne parliamo" non ho resistito.

La storia è presto riassunta: un padre si interroga su come sia stato possibile che tra lui e il figlio manchi totalmente un canale di comunicazione, osserva la sua creatura e fatica a interpretarla, fatica a capire tutta la sua generazione, gli amici, i cugini di lui, il loro modo di vivere, il fuso orario sfalsato delle loro giornate. Pur consapevole che ogni generazione prenda una giusta distanza dalla precedente in questo caso rileva che il distacco è tanto, forse troppo.

E sinceramente lo è anche per il lettore adulto, o almeno lo è per me: ho vent'anni meno dell'autore e vent'anni più del figlio descritto, ma se questi sono gli adolescenti medi e questo sarà il modo in cui mi rapporterò a mia figlia tra 10-15 anni... aiuto!

Normalmente leggo un libro breve come questo in una sera, ma in questo caso ho fatto fatica.  
La prima parte scorre davvero veloce, è godibile perché è sicuramente scritto in modo accattivante e la fotografia degli adolescenti, verosimile a quanto possiamo osservare di persona, strappa una risata spesso - certa che non passerà mai di qui perchè è in quel periodo dove praticamente si lavora solo, posso confessarvi che la descrizione della stanza dell'adolescente mi ha ricordato come lasciava la camera mia sorella minore quando era alle superiori e io, che stavo finendo gli ultimi esami universitari, mi accaparravo tutti i lavori precari a disposizione, passavo sabati all'ikea per comprare il minimo indispensabie per almeno mangiare nella mia futura casa, la guardavo veramente come un'aliena -, così come scatta una tenerezza istintiva per questo padre, così in ascolto e al contempo così disarmato, ma anche così sognatore.

Nella seconda parte ci sono alcuni capitoli più lenti, in particolare quello dove viene riportato il romanzo che il padre protagonista vorrebbe scrivere, dove gli scenari fantascientifici dal tono epico descrivevano la battaglia tra Giovani e Vecchi mi ha fiaccata e fatta addormentare la prima sera (il fantasy-fantascientifico un po' splatter, che non ho idea di come si chiami, non è il mio genere)... Superato lo scoglio - il capitolo più maschile direi - sono tornata ad apprezzare il libro, mi è piaciuto lo svelare un lato così emotivo e un po' nostalgico del padre, il suo cullare un desiderio di condivisione di quella che potrebbe essere una sorta di rituale di iniziazione, una mitologica gita in montagna, ed ho trovato decisamente positivo e rincuorante il finale (che sarebbe un peccato svelare, a mio parere fin troppo è stato spoilerato di questo libro). Tra le righe riflessioni sulla necessità di trovare un canale (e forse più motivazione) per comunicare con queste generazioni, lo sguardo molto franco anche sulla generazione anche dei genitori con tutte le loro debolezze, e l'affettuoso sguardo su questi ragazzi dell'autore. Mio marito dice che l'ha colpito il mettersi sempre e totalmente in discussione di questo padre ed in effetti è interessante ed inaspettato (per me: non vedo tutti questi papà che si mettono in discussione, sinceramente, leggo molte mamme che si confrontano e mettono in discussione, papà pochi, almeno qui nella blogosfera).

Ci sono anche la riflessione sul consumismo, su rischi della virtualizzazione dei giovani, si registra un marcato narcisismo, c'è perplessità davanti alla cura della persona portata all'estremo a confronto dell'incuria del paesaggio circostante - diceva l'autore in un'intervista -, c'è, ed ho molto apprezzato, l'accento sulla necessità di ascoltare e osservare senza dover necessariamente paragonare la propria adolescenza con quella dei figli, si intravedono i paradossi di alcuni approcci genitoriali, e c'è anche autoironia.

Una lettura di un centinaio di pagine appena, sicuramente più apprezzabile dal pubblico maschile, per quello femminile si presta come finestra sul loro modo di pensare e osservare il mondo [dei ragazzi].


Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma che ha avuto questa meravigliosa idea,
le istruzioni per partecipare all'iniziativa e i link agli altri blog che hanno aderito.
Su Pinterest tante board con le recensioni di tutti i partecipanti

Arrivederci al prossimo appuntamento! 

8 commenti:

  1. Ciao, questo libro l'ho regalato a natale a mio fratello ventenne.
    un mio collega l'ha letto e me l'ha consigliato.

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    1. E gli è piaciuto? Si è rivisto? Mi incuriosisce... :)

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    2. purtroppo mio fratello non è un gran lettore (lo spevo, e ci ho provato) quindi per adesso è ancora non letto :-(

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    3. fattelo prestare, così ti fai un'idea. L'autore dice di averlo fatto leggere ai suoi figli e altri adolescenti da cui ha preso spunto, e dice che è loro piaciuto. Però a me piacerebbe un feed back meno coinvolto. ;-) Per curiosità!

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  2. Non avevo intenzione di leggerlo, e quando è uscito, lo confesso, mi ha disinteressato. Forse perché io istintivamente rifuggo dalle definizioni preconfezionate degli adolescenti come "sdraiati" e come "schiena dritta" come categoria. M irritava quasi in maniera preventiva. Da natale in poi, però è come se ci 'sbattessi' in continuazione, tanto che sono arrivata a pensare che 'mi toccherà'.
    Questa tua presentazione, così ancipite, conferma da un lato le mie perplessità ma dall'altro mi spinge a provare.

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    1. Sai che mi aspettavo un commento del genere? Non è il tuo libro secondo me, però per tua cultura (e professione) forse ti toccherà leggerlo. Son sicura che alcune cose ti faranno sorridere ma certe ti infastidiranno. Va però detto che questo tipo di adolescente esiste, probabilmente, anche se ne esistono anche tanti altri, tipo quelli di cui ci racconti tu. Io trovo più impietoso il quadro che esce di noi adulti, sinceramente, ma di questo eventualmente potremo riparlare se lo leggerai...

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  3. Il mio commento... è sparito... che peccato.
    L'ho sfogliato in libreria pensando di regalarlo al mio compagno che ultimamente latita un pò come figura paterna.
    Però ho pensato anche agli altri adolescenti, quelli cui, come la povna, la mattina divido il treno e il mio lavoro.
    Qualcuno è effettivamente sdraiato ma altri sono già molto meglio di alcuni adulti.

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    1. Mi spiace, non l'ho trovato in quelli sospesi, né nello spam.
      Guarda c'è del buono, e c'è la consapevolezza che occorra mettersi molto in discussione come adulti, ma ci sono anche generalizzazioni e luoghi comuni - alcuni veri, altri come tutti i luoghi comuni piuttosto laschi -. Capisco benissimo il tuo punto di vista. Ti direi di prenderlo in biblioteca magari e poi decidere se regalarlo. L'effetto potrebbe esser opposto: da "Povero me, cosa ci aspetta!!!" con istigazione a scappare annessa, o al contrario un ammonimento ad esserci per evitare che le distanze diventino incolmabili.

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